Ostia X Municipio

Ostia, in un libro la storia: da città-giardino a periferia dalle occasioni mancate

Un saggio pubblicato sul Bollettino d’arte ripercorre il secolo di architettura e urbanistica che ha caratterizzato Ostia: le gloriose aspirazioni sono sfociate in una qualsiasi periferia metropolitana

E’ un’immagine iconica, ovvero il trampolino stilizzato del Kursaal sovrapposto alla sagoma dello scomparso stabilimento Roma, a rappresentare con un segno il prestigio architettonico di Ostia tradito da un destino appiattito in una periferia urbana.

Un saggio pubblicato sul Bollettino d’arte ripercorre il secolo di architettura e urbanistica che ha caratterizzato Ostia: le gloriose aspirazioni sono sfociate in una qualsiasi periferia metropolitana

E’ un po’ questo il senso di “Ostia: architettura e città in cento anni di storia”, numero speciale del “Bollettino d’arte” edito per conto del Ministero per i beni, le attività culturali e il turismo. A ripercorrere n 352 pagine ricche di illustrazioni (186 a colori e 225 in bianco e nero) sono stati tre ricercatori universitari: Micaela Antonucci, Luca Creti e Fabrizio Di Marco. Un’opera omnia, insomma, sulla storia architettonica e urbanistica di Ostia fin dalle sue origini di città per certi versi di fondazione.

Il volume, frutto di un lavoro accurato e ottimamente documentato, sarà presentato mercoledì 18 maggio alle 18,00 presso il museo “Maxxi” di Roma alla presenza del Direttore generale archeologia, belle arti e paesaggio Federica Galloni, di Pippo Ciorra del Maxxi e dei docenti universitari Giorgio Ciucci (Roma Tre) e Daniela Esposito (La Sapienza).

La monografia, pure se “non si configura come un compendio omnicomprensivo”, come sottolineato nella premessa da Federica Galloni, è sicuramente uno sguardo accurato sulla storia di Ostia moderna illuminato da studiosi competenti ed esperti. Le aspirazioni del piano regolatore del 1916  che mirava a una città-giardino, ,le case fiabesche eppure di edilizia popolare di Camillo Palmerini, i progetti di Marcello Piacentini per le stazioni della Roma-Lido e per Castelfusano,  gli sforzi creativi di Marco Fasolo, Angiolo Mazzoni e Adalberto Libera, il genio visionario di Pier Luigi Nervi sono illustrati con grande efficacia e non minor romanticismo.

L’edizione speciale del Bollettino d’arte dedicata a Ostia moderna

L’introduzione all’opera

Nel 1916 una sottocommissione dell’Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura a Roma redige il primo piano regolatore di “Ostia nuova”, borgata marittima alla quale, nell’intenzione dei progettisti, è affidato il compito di fungere contemporaneamente da “ridente quartiere di abitazioni sul mare” e da scalo portuale, con un lungo canale navigabile che la collega direttamente con la prevista zona industriale della Capitale.
Da quel momento in poi il piccolo e ameno insediamento delle origini che, nel corso degli anni, cambia molte volte denominazione (Ostia, Ostia nuova, Ostia mare, Ostia Lido, Lido di Roma, Lido di Ostia) riflettendo le diverse funzioni urbane progressivamente attribuitegli, inizia il suo sviluppo: da piccola città giardino — a bassa densità edilizia e nella quale le componenti “ambientaliste” sono prevalenti, essendo dotata di ampie aree verdi e di strade sinuose che rispettano l’orografia del triplice sistema dunale su cui è impostata — a quartiere marino di Roma.

Con l’avvento del regime fascista si rinuncia infatti al porto e si vuole creare un vero e proprio brano di città, degna conclusione sul Tirreno di quella che deve essere la Capitale di una nazione che punta alla supremazia nel Mediterraneo. Da quel momento in poi, cambia tutto: il delicato assetto urbanistico primigenio viene stravolto e, con i successivi piani regolatori, Ostia — ribattezzata, non a caso, “Lido di Roma” — viene dotata di tutte le infrastrutture necessarie a un insediamento la cui popolazione, nelle previsioni dei tecnici e dei demografi, deve superare in pochi anni la soglia dei 100.000 abitanti. Sorgono in breve tempo numerosi edifici pubblici, mentre nelle costruzioni private, anticipate da rilevanti opere “di transizione”, prendono il sopravvento nuove architetture — alcune delle quali di livello internazionale — che, favorite anche dalla peculiarità del luogo, si ispirano ai dirompenti principi del Movimento Moderno.

Il secondo conflitto mondiale rappresenta un brusco e doloroso spartiacque nella forma della città: nel dopoguerra, e fino ai nostri giorni, l’insediamento si uniforma infatti alle zone periferiche di Roma, sebbene non manchino, anche in questo periodo, episodi architettonici di riconosciuta valenza progettuale.

La ricorrenza dei cento anni dalla stesura del primo piano regolatore di Ostia è stata celebrata con un Convegno, i cui contributi, ai quali se ne sono aggiunti altri — come quelli che hanno preso in esame un interessante, e poco noto, intervento sul “verde” negli scavi di Ostia Antica — sono stati raccolti nel presente numero monografico del “Bollettino d’Arte”. Preceduti da due introduzioni generali che, ripercorrendo in maniera dettagliata le vicende urbanistiche e architettoniche della città in un secolo di vita, fungono da indispensabile cornice, i diversi saggi, curati da studiosi provenienti da prestigiosi atenei italiani, offrono una sintesi critica originale su alcuni dei temi più noti e indagano su opere e fasi storiche fino a oggi poco o per niente approfondite.