Grande Roma

Peste Suina, un’ordinanza istituisce una zona rossa: ecco le aree interessate

La Regione Lazio ha emesso una ordinanza per tentare di contenere la peste suina, dopo il rilevamento di un caso a Roma 

Peste suina, si spera sulla prevenzione. Divieto di pic nic e di dare pasti ai cinghiali, aree rifiuti delimitate. A tre giorni dalla scoperta del primo caso di peste suina a Roma, individuato su una carcassa di cinghiale nel Parco dell’Insugherata (leggi qui), arriva l’ordinanza in materia di igiene e salute pubblica emessa dalla Regione Lazio per tentare di contenere la malattia virale distinguendo una “zona infetta” provvisoria larga 65 chilometri quadrati, con misure stringenti, e una zona di attenzione.

La Regione Lazio ha emesso una ordinanza per tentare di contenere la peste suina, dopo il rilevamento di un caso a Roma

La zona infetta provvisoria viene elencata in maniera dettagliata e interessa i Municipi di Roma delimitati dai seguenti confini:
Nord – Nord Ovest: A90 Grande Raccordo Anulare; Est – Sud Est: Fiume Tevere; Sud: Circonvallazione Clodia, via Cipro, via di San Tommaso D’Acquino, via Arturo Labriola, via Simone Simoni, via Pietro De Cristofaro, via Baldo Degli Ubaldi; Sud – Ovest: via di Boccea.

Le regole nella “zona infetta” sul fronte cinghiali

Non si potrà dare da mangiare ai cinghiali e pertanto la Regione – l’ordinanza è a firma del presidente Nicola Zingaretti – ha dato mandato al Campidoglio “anche per il tramite di propri enti e società, di mettere in atto ogni forma utile di recinzione intorno ai cassonetti dei rifiuti, al fine di inibirne l’accesso da parte dei cinghiali e ad ottimizzare altresì il posizionamento dei cassonetti“.

Spetterà al Comune, invece, “installare la segnaletica in ingresso alle zone coinvolte”, indicando tutti i divieti e le raccomandazioni previste, tra cui quella di “disinfezione delle scarpe all’uscita delle aree agricole e naturali“.

Gli enti di gestione delle aree protette, in coordinamento coi servizi veterinari territorialmente competenti“, avranno poi il compiti “di implementare una sorveglianza passiva rafforzata”.

L’obiettivo, in sostanza, è quello di scongiurare che cinghiali malati ne contagino altri, o che delle carcasse rimangano a terra troppo a lungo.

A smaltire i cadaveri, in caso di ritrovamento, dovranno provvedere le Asl e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, secondo lo specifico manuale.

Nessun rischio per l’uomo

La peste suina colpisce suini e cinghiali con rapidità ma non è trasmissibile all’uomo neanche attraverso il consumo della carne dei suini interessati. Uno dei principali rischi che si vuole scongiurare è l’estensione a macchia d’olio della patologia tra animali mettendo a rischio i 50mila esemplari del Lazio.

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