Bloccate le visite di verifica triennali per il porto della pistola: 700 vigili urbani rischiano di restarne senza
I vigili urbani rischiano di restare senza pistola di ordinanza. Durante l’ultima commissione Statuto Roma Capitale, lunedì 2 maggio, è emerso che le strutture mediche della polizia di stato e dell’ospedale militare del Celio si sarebbero rifiutate di prestarsi alla verifica triennale dei requisiti psicofisici per il Corpo della Polizia Locale Roma Capitale. Settecento agenti così ora rischiano di vedersi ritirata l’arma di ordinanza.
A denunciare la situazione il Cse-Sulpl, il Sindacato Unitario Lavoratori Polizia Locale. “Così”, hanno riferito i sindacalisti “si rischia di veder fortemente limitare l’efficienza e l’esistenza stessa di taluni particolari servizi di Polizia urbana”.
E’ una nota accorata quella rivolta dal segretario romano aggiunto del Cse-Sulpl Marco Milani al sindaco Roberto Gualtieri con annesso invito di riprendere “in fretta le redini di un Corpo che appare da tempo allo sbando”.
“Il pericolo di disarmo del Corpo di Polizia Locale, dovuto ad un regolamento sulle armi che, unico tra le forze di polizia prevede come i caschi bianchi romani devano sottoporsi a ripetute visite mediche periodiche, costituisce una vera sciagura per le casse comunali ed un concreto pericolo di paralisi delle attività del Corpo con gravissime conseguenze per la sicurezza cittadina”, lamenta Milani.
Un decreto ministeriale (il 145/87) sul regolamento delle armi prevede , infatti, che agli agenti di Polizia Locale vengano preclusi da servizi esterni e notturni qualora siano sprovvisti del previsto armamento.
“Non riusciamo nemmeno ad immaginare le nefaste conseguenze per la sicurezza cittadina qualora gli agenti dovessero ritirarsi dal presidio del territorio a partire dalle 700 unità i cui requisiti appaiono in scadenza”, aggiunge Milani.
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