Un giudice ha stabilito che Andrea Costa non favorì immigrati a uscire dall'Italia dopo lo sgombero della tendopoli alla stazione Tiburtina e al solo scopo di scongiurarne il rimpatrio
Dopo lo sgombero della tendopoli alla stazione Tiburtina non cercò di favorire gli immigrati nel passaggio in Francia per evitarne il rimpatrio. Per Andrea Costa, il presidente di Baobab Experience onlus simbolo dell’assistenza ai migranti che transitano per Roma, è caduta oggi, 3 maggio, l’accusa di favoreggiamento di emigrazione clandestina. Il giudice per le indagini preliminari lo ha assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste”.
Lo ha deciso il gup della Capitale al termine di un processo svolto con rito abbreviato.
Assolti anche gli altri due imputati. Il pm aveva chiesto di fare cadere le accuse per tutti.
“Sono soddisfatto perché un giudice ha sancito quello che già sapevo: che il fatto non sussiste, ora c’è qualcuno che lo ha messo nero su bianco“, ha affermato all’uscita dall’aula Andrea Costa.
“In questi anni è stata dura sapere di essere sotto indagine pur avendo la consapevolezza di avere agito in modo corretto – ha aggiunto Costa, difeso nel giudizio dall’avvocato Francesco Romeo -. Rifarei tutto, continueremo ad aiutare le persone che hanno bisogno così come sta avvenendo per i profughi che arrivano dalla Ucraina“.
Dopo la smantellamento da parte delle forze di polizia della tendopoli allestita in emergenza nei pressi del centro di accoglienza di via Cupa, secondo l’accusa iniziale, Andrea Costa avrebbe aiutato nove immigrati – migranti per precisione – a partire per Ventimiglia: da qui appunto l’accusa di emigrazione e non di immigrazione clandestina.
Era l’ottobre del 2016, oggi la sentenza con assoluzione. “La solidarietà non è reato”, hanno commentato degli attivisti vicini a Costa.
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