Grande Roma

Approda alla Cisl di Roma lo scandalo delle false aspettative sindacali

La Guardia di Finanza “congela” alla Cisl Roma i sospetti compensi destinati a dipendenti impiegati in aspettative sindacali

Anche la Cisl di Roma entra nell’inchiesta delle false aspettative sindacali sulla quale sta lavorando la Procura di Milano insieme con la Guardia di Finanza. Nella mattinata di oggi, giovedì 21 aprile un sequestro è scattato presso la sede centrale della Cisl di via Po.

La Guardia di Finanza “congela” alla Cisl Roma i sospetti compensi destinati a dipendenti impiegati in aspettative sindacali

Stamani il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano ha ‘congelato’ oltre mezzo milione di euro in totale ad una decina di sigle tra cui Cisl Milano Metropoli, la stessa Cisl con sede a Roma (poco più di 15mila euro), Uiltrasporti Regione Lombardia e Uiltec Milano-Metropolitana-Lombardia. Quattro mesi fa erano già stati sequestrati oltre 600mila euro ad altre organizzazioni sindacali sempre della Cisl.

L’ipotesi degli investigatori è che lo stesso presunto schema illecito, portato avanti con la compiacenza di alcune aziende, abbia penalizzato l’Inps. Ed è per questo che sono scattati i sequestri di oggi. Si allarga così anche a Roma l’inchiesta milanese con al centro una sospetta maxi truffa all’istituto pensionistico con un sistema di «indebita fruizione» delle aspettative sindacali non retribuite. Una «realtà», scrive il gip Anna Calabi, che «merita di essere approfondita e che potrebbe mostrare una prassi ancor più diffusa, quella in cui alcune imprese si accollano costi del personale che però presta attività lavorativa a favore» dei sindacati.

L’indagine del pm Paolo Storari ha svelato una lunga lista di presunti contratti «fittizi» tra aziende e lavoratori, assunti solo sulla carta, con la regia dei sindacati, che avrebbero tratto un doppio vantaggio: i finti dipendenti per almeno 6 mesi, nel periodo di prova, ricevevano lo stipendio dalle imprese, ma di fatto prestavano servizio per le associazioni sindacali che ottenevano così forza lavoro «a basso costo». Poi, quei lavoratori, «meri ingranaggi in un più ampio meccanismo», venivano «distaccati» in «aspettativa sindacale non retribuita» e non più pagati dalle società, ma dai sindacati, come prevede la legge. I contributi previdenziali, però, venivano versati, come da normativa, dall’Inps, ignaro della presunta frode subita.

Da alcune testimonianze del gennaio scorso di responsabili del personale di Edison spa, ad esempio, è venuto a galla che questi conoscevano «solo nominativamente» una lavoratrice assunta, ma che non l’avevano «mai incontrata». E un addetto «delle relazioni sindacali per la Edison» ha detto «di non aver mai visto» quella dipendente «in azienda». Quasi in fotocopia altre deposizioni finite agli atti. «No, non vi ho mai lavorato (…) Ricordo esclusivamente di aver sostenuto un colloquio», ha spiegato un lavoratore raccontando la sua assunzione alla «Montefluos spa in funzione della successiva fruizione dell’istituto dell’aspettativa non retribuita». E che risalirebbe addirittura al 1989 con oltre 240mila euro di contributi sottratti all’Inps.

Venti gli indagati, tra cui diversi responsabili e dirigenti sindacali, nelle due tranche di un’indagine che andrà avanti. Rimane da spiegare, scrive il gip, «perché le imprese» si siano «prestate ad assecondare questo meccanismo, per loro tutto in perdita» dato che «il lavoratore viene pagato per almeno 6 mesi senza fare alcunché».

Si profila «un problema di sindacati di comodo» e il sospetto è che le aziende potrebbero aver avuto come tornaconto una ‘minor pressione’ da parte dei sindacati.

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