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Roma, oltre duemila dosi di droga dello stupro in studio: arrestato neurologo

Il medico ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere sia davanti ai carabinieri che hanno trovato la droga, sia davanti al giudice del rito direttissimo

Roma: nel suo studio privato c’era qualcosa di ben diverso da quello che si potrebbe trovare da un comune neurologo. Segnatamente sono state trovate oltre duemila dosi di droga dello stupro.

Il medico ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere sia davanti ai carabinieri che hanno trovato la droga, sia davanti al giudice del rito direttissimo

Per questo motivo L.L., 55 anni, che lavora anche in un altro importante nosocomio, è stato arrestato nel pomeriggio di venerdì scorso, 15 aprile con l’accusa di detenzione ai fini dello spaccio di droga.

Evidentemente i militari lo monitoravano da tempo, e sono stati insospettiti dall’ennesimo voluminoso pacco arrivato per lui in studio tramite regolare corriere espresso – ovviamente ignaro del contenuto che stava trasportando – direttamente dall’Olanda.

Ricevuto il via libera dal pubblico ministero Renata Ceraso per effettuare la perquisizione all’interno del suo studio, hanno rapidamente trovato i due flaconi nascosti in mezzo ad altri medicinali. L’arrestato si è trincerato immediatamente in un ostinato silenzio davanti alle domande degli agenti.

Sono state ben 2.309 le dosi rinvenute, quasi un litro e mezzo della sostanza celebre per avere la capacità di cancellare le inibizioni sessuali delle persone, per l’appunto la “droga dello stupro”, altrimenti nota come Gbl (gamma-butirrolattone) .

Il tutto è stato trovato proprio nel luogo dove il medico riceveva i suoi pazienti.

L’imputato è già apparso dal giudice del rito direttissimo per chiarire la sua posizione, ma a precisa domanda, anche in questo caso ha scelto di non rispondere mostrandosi assai reticente.

A quel punto il giudice ha immediatamente disposto per il 55enne la misura degli arresti domiciliari come richiesto dal pubblico ministero che si occupa della vicenda, Gianluca Mazzei.

Gli inquirenti credono che nelle intenzioni di L.L. ci fosse la volontà di ricevere lo stupefacente per poi spacciarlo e adesso le indagini si incentrano sul capire se l’uomo abbia usato la “droga dello stupro” anche per scopi differenti dal semplice spaccio.

L’ingente quantità di flaconi nella disponibilità del professionista è stata analizzata e risulta, in base ai test realizzati dal tenente colonnello Adolfo Gregori, che il liquido presentava una purezza elevata, fino al 98%.

Le indagini sono tuttavia ancora nella fase iniziale e le forze dell’ordine ora si dedicheranno a scoprire l’intera filiera che dall’estero portava la droga direttamente nello studio professionale e capire poi da quanto tempo andava avanti il traffico illegale, per stabilire al meglio le esatte responsabilità ed eventuali altre persone coinvolte nel reato.

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