Roma: bagno di folla fuori dal primo Starbucks romano, aperto nel Centro Commerciale Castel Romano Outlet mercoledì 6 aprile. Dopo le titubanze delle associazioni dei consumatori, e dopo l’apertura a Milano della prima sede italiana del gigante mondiale americano del caffè, anche Roma ci è “cascata”, con un incredibile successo di pubblico e file interminabili per visitare questa “novità”.
Starbucks a Roma: tutti classici prodotti della catena in 200 metri quadri di locale
Dopo le tante polemiche dei puristi del caffè, anche la Capitale ha il suo punto vendita Starbucks. E a quanto pare, a giudicare dalle lunghissime file dei primi tre giorni dall’apertura, in attesa di accedere a questo regno della bevanda ideato oltreoceano negli anni ’70, i romani sembra non aspettassero altro.
Una cosa è certa, nel caso di questa grande catena, non è proprio la bontà del prodotto ad attirare i consumatori, forse a vincere in tal caso, è l’illusione che bere un suo caffè ci faccia sentire un po’ turisti nella nostra città, con tutti gli optional a cui siamo abituati quando viaggiando ne troviamo uno.
Se a questo si aggiunge il fatto che gli italiani e in particolare i romani, hanno sempre apprezzato le mode statunitensi, il gioco è fatto. E così, dopo due anni di incertezze sulla sua seconda apertura italiana a Roma, tra le ipotesi di Piazza Risorgimento, piazza San Silvestro, Stazione Termini e perfino il palazzo dell’Apple Store, la scelta di Starbucks è ricaduta sul Centro Commerciale più gettonato di sempre, Castel Romano Outlet. Con tanto di Tazza personalizzata in vetrina come souvenir da acquistare per chi ci va almeno una vola (neanche fosse il Colosseo).
Il locale si sviluppa su una superficie di oltre 200 metri a quadrati, e tutto su un piano, organizzato per ricavare 40 posti a sedere più altri 34 nello spazio esterno. Per il resto, tutto uguale naturalmente agli altri punti vendita nel mondo trattandosi di un franchising, e cioè arredamento contemporaneo, connessione wi-fi gratuita, l’ampia scelta di tè e bevande e con l’offerta gastronomica tradizionale della catena, e soprattutto il tipico caffè. Ma da dove viene?
Ecco da dove viene il caffè Starbucks
Il caffè della catena proviene da Pùer, nella provincia sudoccidentale cinese dello Yunnan. Il prodotto attuale non è certo quello di tanti anni fa ora molto migliorato, ma nulla a che fare con gli aromi che hanno “viziato” il nostro palato italiano.
Intanto a Pùer c’è la più vasta superficie di piantagioni di caffè, circa 44.530 ettari nel 2021 con una resa di caffè, pari a 46.000 tonnellate, che cresce con uno dei climi e delle conformazioni geografiche più adatti per questa coltivazione tanto da essere nota come la ‘capitale del caffè’ cinese.
Hua Runmei, i cui genitori sono stati tra i primi coltivatori di tale arbusto nel suo villaggio, dopo aver frequentato il corso di ‘pour-over coffeè, ha capito che oltre al caffè ‘lavatò, il trattamento con il miele o l’essiccazione al sole avrebbero influenzato il sapore del chicco e aggiunto un valore extra.
E’ stato questo che l’ha incoraggiata a fare un passo avanti e a produrre caffè speciale. Dopodiché, la donna ha incentivato i suoi compaesani a seguire l’esempio, ed ha ha aperto un suo impianto di produzione. Ora gestisce un’azienda agricola di quasi 1.000 mu insieme ad altri coltivatori. Lo sviluppo del caffè speciale organico ha aiutato il suo villaggio ad aumentare il prezzo della materia prima a circa 60 yuan (circa 9,4 dollari) per chilogrammo.
Pùer si sta preparando a costruire un centro nazionale per la produzione e la lavorazione del caffè di alta qualità, secondo gli standard internazionali. La città vanta ora circa 26.700 ettari di campi di caffè certificati da marchi di fama mondiale, come Nestle e Starbucks.
Foto di Marco Simoni
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