Nonostante le battaglie di questi anni sul veleno Glifosato da sconfiggere come pesticida super abusato nella coltivazione di grano mondiale, nella pasta di produzione italiana, sembrerebbe essercene ancora traccia. Un test della svizzera Ktipp ne ha rilevato di recente la presenza, in buona compagnia anche di altre sostanze dello stesso genere, in 10 prodotti di varie marche sui 18 analizzati.
Test Glifosato: residui in quasi tutti i prodotti da agricoltura convenzionale. Salva tutta la pasta Bio analizzata
Sono risultati deludenti i test effettuati su diversi prodotti e marche di pasta italiana dal laboratorio alimentare svizzero Ktipp. Nell’ultima recente analisi a campione di questa famosa sentinella mondiale dell’alimentazione, su 18 pacchi di pasta di vario genere e marca acquistati nella grande distribuzione, e analizzati tra la tipologia con grano da agricoltura convenzionale e biologica, ben 10 hanno portato alla luce residui di Glifosato.
“Per un prodotto con soli due ingredienti grano e acqua – hanno spiegato – il controllo dei produttori dovrebbe essere molto più semplice, mentre invece il Laboratorio alimentare ha trovato residui di pesticida su 10 prodotti su 13 di quelli convenzionali“.
Ma il Glifosato non è l’unico ospite indesiderato, rilevato nell’analisi dei tecnici del laboratorio svizzero, che a seguito della specifica ricerca di altre sostanze all’interno della pasta, avrebbero trovato altri pesticidi, come il pirimifos-metil, ma anche micotossine come il Deossinivalenolo (Don), particolarmente pericoloso per i bambini, anche se per entrambi i casi così come il Glifosato, al di sotto dei limiti di legge.
A questo punto, val la pena di evidenziare alcune evidenze sconfortanti sottolineate anche dai ricercatori impegnati sui test. E la prima sicuramente riguarda la quantità di prodotti con tracce di Glifosato. Se immaginiamo infatti che i residui del pesticida sono stati trovati in diverse analisi ravvicinate e a campione su prodotti sempre diversi, questo gioco forza porta a pensare che vi sia molto più Glifosato in circolazione di quanto non immaginiamo.
Oltre a ciò un’analisi ancora più lucida di Kpitt ragiona sulla vera necessità dell’uso del pesticida oggetto della ricerca:
“Anche se i valori delle sostanze problematiche misurate dai laboratori sono inferiori ai valori limite di legge, questo non significa che le sostanze siano salutari. Il test che oltre ai prodotti con residui ha fatto emergere 8 dei 18 prodotti testati impeccabili in termini di pesticidi, ha per altro mostrato chiaramente che si può fare a meno di queste sostanze (fonte Greenme)”.
La pasta di marca italiana con i residui di Glifosato nel test Ktipp
Tra i sorvegliati speciali, tutti i prodotti Bio testati sono salvi, oltre agli spaghettoni e penne integrali Barilla e gli spaghetti integrali Combino Bio (venduti da Lidl anche in Italia). Meno bene è andata a quattro note marche di pasta italiana, o comunque vendute anche in Italia (leggi qui), che presentavano tracce del pesticida:
- Agnesi (nei tagliolini oggetto del test);
- Divella (spaghetti);
- Garofalo (spaghetti)
- tagliatelle Combino (Lidl) della produzione non presente nei punti vendita Lidl Italia.
Il Glifosato è “probabilmente cancerogeno” e agisce sul microbiota intestinale
Secondo L’Airc il glifosato provoca danni genetici e stress ossidativo, ma negli studi negli esseri umani la cancerogenicità non è stata ancora dimostrata con assoluta certezza. Ciò nonostante, nel marzo del 2015, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC, che fa parte dell’Organizzazione mondiale della sanità), lo ha incluso nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene” a dispetto delle opinioni discordanti di ECHA (l’Agenzia europea per le sostanze chimiche) ed EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare).
Un’impuntatura da considerare quella di IARC, così come il procedimento di valutazione attualmente in corso del pesticida più diffuso al mondo a qualche mese dalla scadenza della licenza quinquennale che consente la commercializzazione dei prodotti fitosanitari contenenti glifosato nell’Unione europea, (il 15 dicembre del 2022).
Sul banco dell’accusa infatti oltre all’Iarc, c’è anche l’Istituto Ramazzini di Bologna. La cooperativa impegnata nella lotta contro il cancro e le malattie ambientali che da 34 anni produce ricerca scientifica autorevole e indipendente e che fa parte del Global Glyphosate Study, che ha evidenziato le conseguenze del glifosato sul microbiota intestinale. Le previsioni però, danno il Glifosato vincente con buona probabilità di essere purtroppo rinnovato.
La posizione di AIRC sul glifosato: “La sua tossicità era minore rispetto a prodotti analoghi, ma oltre mezzo secolo fa”
“Il successo del glifosato – spiega AIRC – è dovuto alla sua efficacia e alla minore tossicità rispetto agli analoghi prodotti che erano disponibili quando è stato messo in commercio, cioè circa mezzo secolo fa. Ma nel corso degli anni sono state sviluppate coltivazioni (come mais, soia e grano) geneticamente modificate (Ogm) resistenti al glifosato: ed è stato possibile per questo, trattare terreni eliminando le piante indesiderate ma lasciando sviluppare le coltivazioni previste – ha concluso la dottoressa Fiorella Belpoggi, direttrice scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna”.
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