Un diabetico su tre sviluppa problemi ai reni: gli studi provati anche a Ostia

Chi soffre di diabete ha maggiori probabilità di sviluppare malattie ai reni che, a loro volta, innescano problemi metabolici e cardiovascolari

grassi ospedale

Circa una persona con diabete su tre sviluppa problemi ai reni e chi soffre di malattia renale ha maggiori probabilità di sviluppare complicanze metaboliche oltre che cardiovascolari. Lo attestano studi condotti in parte anche a Ostia presso l’ospedale “G.B. Grassi”.

Chi soffre di diabete ha maggiori probabilità di sviluppare malattie ai reni che, a loro volta, innescano problemi metabolici e cardiovascolari

Delle novità terapeutiche per questi pazienti si parlerà nel corso della IX edizione del convegno NefroFocus, che si sta svolgendo oggi e domani, 26 marzo  a Roma. Secondo le stime, circa 6 milioni di italiani soffrono di malattie renali, ma solo uno su 10 ha una diagnosi. «Una delle principali cause è il diabete – spiega Massimo Morosetti, primario di Nefrologia all’ospedale Grassi di Ostia, presidente della Fondazione italiana del Rene (FIR) e coordinatore scientifico di NefroFocus – perché questa condizione può provocare danni al microcircolo renale e può anche essere responsabile di danneggiamento della conduzione dei nervi con conseguente difficoltà di svuotamento della vescica, che a sua volta causa infezioni. Per questo, prevenire il diabete aiuta anche a tutelare i reni».

La notizia positiva è che di recente sono stati introdotti farmaci che possono essere utili a questo genere di pazienti. «Si tratta delle glifozine, da pochi mesi prescrivibili gratuitamente anche in Italia dai nefrologi. Dati scientifici a tre anni mostrano un notevole vantaggio a livello cardiovascolare e renale», spiega Morosetti.

Sono inoltre arrivati in Italia nuovi farmaci per l’anemia da malattia renale, condizione che colpisce circa un nefropatico su cinque. A NefroFocus si parla anche degli inibitori di HIF-PH, che promuovono la produzione di globuli rossi attraverso l’aumento della produzione endogena di eritropoietina. «La ricerca nell’area nefrologica va avanti» e «questo – evidenzia Morosetti – è anche merito di ricercatori italiani, che hanno contributo a molti degli studi approvativi».

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