Travolse e uccise col bus un ventenne a piazza Venezia, assolto

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Foto di repertorio

Nessuna colpa si può addebitare, secondo la giustizia, l’autista di un bus di linea che nel febbraio del 2015 ha investito e ucciso un ventenne a piazza Venezia per poi proseguire la corsa.

L’autista aveva investito col bus il ventenne Alessandro Di Santo mentre il ragazzo chiedeva di salire fuori fermata

A 7 anni dalla tragedia costata la vita ad Alessandro Di Santo, studente del Collatino, travolto mentre chiedeva di salire sull’autobus fuori fermata, la giustizia ha ribaltato la ricostruzione dell’incidente. Il conducente del bus di Roma Tpl, che era stato subito indagato per omicidio colposo, ieri è stato assolto con formula piena.

Decisiva ai fini della sentenza una perizia supplementare disposta, durante il processo, dal giudice monocratico. “E’ dimostrato tecnicamente e scientificamente che la condotta imprudente e pericolosa assunta dal pedone quando si trovava ormai dietro alla cabina di guida dell’autobus in posizione non direttamente vedibile da conducente, costituisce la causa assorbente ed esclusiva dell’evento”, aveva scritto l’esperto.

Il dramma si era consumato in una manciata di secondi la notte del 28 febbraio del 2015. Alessandro Di Santo, chiamato dagli amici Badush, stava rientrando a casa dopo una festa di compleanno. Una volta a piazza Venezia tre dei suoi amici riescono a prendere al volo il bus, Alessandro e un altro amico provano a bussare a un finestrino del mezzo per far riaprire le portiere. L’autista, però, non arresta la marcia fuori fermata e prosegue la corsa senza accorgersi di aver travolto il giovane. Giusto un sobbalzo, ma neanche chi è a bordo si rende conto al buio dell’immane disgrazia.

Secondo l’accusa iniziale della procura l’autista non era stato abbastanza accorto. L’autista – veniva contestato – avrebbe investito il pedone “senza avvedersi della sua presenza nel lato sinistro del mezzo pur rientrando nella sua visuale, urtandolo e trascinandolo per alcuni metri e proseguendo nella marcia”. “Omettendo oltretutto”, sempre in base alla contestazione, “di comportarsi in modo da non costituire pericolo per la sicurezza stradale considerato l’orario notturno” procedendo “con una velocità non adeguata”.

Assistito dall’avvocato Guido Di Muro, il conducente ha sempre ribadito di non essersi accorto di nulla, “come gli stessi passeggeri”. “Se non fossi stato fermato avrei proseguito fino al capolinea”, ha detto.

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