Roma, i robot umanoidi entrano in ospedale: ecco che funzioni avranno

Roma, robotica applicata in reparto come supporto attivo alla neuroriabilitazione: il futuro dei robot sociali di Asimov è arrivato

Roma: si chiama “RoBee” ed è il robot umanoide neo assunto tra gli operatori sanitari dell’Ospedale di neuroriabilitazione Fondazione Santa Lucia di Via Ardeatina, primo IRCCS italiano per la ricerca in neuroscienze. Un progetto di alta tecnologia formerà i robot per renderli capaci non solo di interpretare le necessità umane ed eseguire compiti precisi, utili alla neuroriabilitazione cognitiva per persone colpite da ictus cerebrale.

Roma, robotica applicata in reparto come supporto attivo alla neuroriabilitazione: il futuro dei robot sociali di Asimov è arrivato

Il futuro, annunciato da Isaac Asimov negli anni ’40, in quella straordinaria quanto preveggente raccolta intitolata “Io Robot”, sembra proprio arrivato, ma nella migliore delle sue forme potenziali, nell’Ospedale Fondazione Santa Lucia, primo IRCCS italiano per la ricerca in neuroscienze, e specializzato nella neuroriabilitazionee.

Proprio in questa struttura infatti, è partito un’importante progetto di sviluppo di Robotica cognitiva per la neuroriabilitazione, che vede coinvolti 12 esperti della Fondazione Santa Lucia e altrettanti ingegneri della italiana Oversonic, specializzata nella progettazione e realizzazione di robot umanoidi cognitivi, da impiegare nell’industria e nella sanità.

Il percorso creato da queste due grandi realtà, è quello incredibile dell’integrazione del robot “RoBee” nell’operatività ospedaliera, come supporto attivo alla neuroriabilitazione, alla comunicazione ed alla valutazione cognitiva in ambienti di cura. Il robot umanoide, proprio come fosse un praticante di medicina, affiancherà neuropsicologi e logopedisti in sessioni di neuroriabilitazione cognitiva per persone colpite da ictus cerebrale, in una serie di fasi sperimentali con differenti obiettivi di ricerca.

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Attenzione, memoria, linguaggio e funzioni esecutive: le principali funzioni cognitive che vedranno l’uso dei robot

Attenzione, memoria, linguaggio e funzioni esecutive, sono le principali funzioni cognitive che necessitano di un percorso di neuroriabilitazione ospedaliera di alta specialità a seguito di una lesione del sistema nervoso, saranno quelle interessate da esercizi dedicati con l’utilizzo del robot.

Quello sviluppato alla Fondazione Santa Lucia sarò uno dei primi esempi di robotica applicata alla componente cognitiva dei pazienti. Questa comporta spesso delle disabilità più invalidanti rispetto a quelle motorie:

“Allo scopo di facilitare il ritorno ad una vita autonoma di chi ad esempio viene colpito da ictus cerebrale – spiegano – verranno realizzati alcuni esperimenti mirati ad analizzare le dinamiche cerebrali innescate dall’interazione tra umani e robot, i cui risultati consentiranno di ottimizzare i sistemi di intelligenza artificiale installati su RoBee nel suo utilizzo in ambito neuroriabilitativo e, più in generale in contesti relazionali”.

Le funzionalità di RoBee testate in reparto

Robee sarà già operativo in una fase test direttamente in reparto e per supportare gli operatori sanitari. Dovrà rilevare i parametri vitali dei pazienti, avere con loro interazioni verbali e segnalare eventuali emergenze. A Robee anche il compito prova di assistenza al paziente con la gestione degli appuntamenti e il supporto alle relazioni dei pazienti con l’esterno.

Questi robot sociali, sono già molto diversi da quelli di servizio autonomi, capaci di svolgere solo un numero limitato di compiti senza la supervisione umana. I nuovi sistemi, non solo hanno abilità avanzate rispetto alla manipolazione di oggetti, ma soprattutto hanno processi cognitivi che sono simil-umani.

“RoBee – ha spiegato il suo creatore Fabio Puglia, Presidente di Oversonicè in grado di apprendere i comportamenti, per poi muoversi in autonomia: rappresenta il futuro di una tecnologia che non sostituisce l’essere umano ma mira ad essere efficace supporto e sostituzione solo per le operazioni più gravose e a rischio”.

Il concetto di “roboetica” e le leggi di Asimov

Diventa inevitabile toccando con mano un tale progresso nella scienza e nella robotica, citare colui che vide addirittura negli anni ’40, la necessità di formulare seppur per necessità di scrittura, le leggi dei robot, che partono però certamente, dal concetto di roboetica, e cioè semplicemente “l’etica nell’epoca dei robot”.

Questa etica rappresenta non solo l’insieme dei comportamenti dell’umanità e la valutazione degli stessi, quando dell’ambiente in cui vivono gli uomini facciano parte anche i robot, ma anche l’insieme dei comportamenti utili, o almeno innocui, dei robot nei nostri confronti.

E fu proprio per questo tipo di nuova relazione, e per il precetto generale e fondamentale per cui le macchine non debbono danneggiarci che a isaac Asimov vennero in mente le sue famose “Leggi della Robotica”, che inoculate via cavo in modo inestirpabile nel “cervello positronico dei robot” (definizione immaginaria di I.A.), dovevano – e a questo punto dovrebbero -, tutelare l’uomo dai loro comportamenti ostili e dannosi.

Le riportiamo di seguito solo per amore di scienza ma soprattutto di fantascienza:

Legge zero della robotica:Un robot non può recar danno all’umanità e non può permettere che, a causa di un suo mancato intervento, l’umanità riceva danno”

Prima Legge: “Un robot non può recare danno agli esseri Umani, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, gli esseri Umani ricevano danno”.

Seconda Legge: “Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri Umani, a meno che ciò non contrasti con la Prima Legge”.

Terza Legge: “Un robot deve salvaguardare la propria esistenza, a meno che ciò non contrasti con la Prima o la Seconda Legge”.

Le leggi come noto sono tre, ma la Legge suppletiva “0”, è interessante perchè in qualche modo conferma che le prime tre non sono sufficienti a costituire un’etica di tipo troppo sicuro.

Se un folle minacciasse la distruzione in massa dell’umanità – e non è un’idea peregrina –  la Legge Zero autorizzerebbe il robot a eliminarlo, cioè lo autorizzerebbe a infrangere la Prima Legge. Non è detto che saremo mai nelle condizioni di dover utilizzare gli ottimi spunti dello scrittore e biochimico russo, ma se fosse, abbiamo una buona base di partenza.

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