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Ostia, dialitico ucraino preso in cura dai medici del Grassi

Accolto al Grassi di Ostia il 62enne ucraino con insufficienza renale, fuggito dall'ospedale bombardato: ha camminato per chilometri fino alla Polonia

La Asl Roma 3 ha accolto nelle ultime ore presso l’Ospedale Giovan Battista Grassi di Ostia il primo paziente ucraino affetto da insufficienza renale cronica. L’uomo di 62 anni, che prima del conflitto si trovava in dialisi da circa 4 anni presso il centro di Chernihiv, dopo inimmaginabili peripezie per arrivare a Roma, è stato preso in carico dalla Direzione Generale Asl Roma 3 e ora si trova ricoverato nel reparto di Nefrologia del nosocomio di Ostia.

Accolto dalla Asl Roma 3 il 62enne ucraino con insufficienza renale cronica: fuggito dall’ospedale bombardato, ha camminato per chilometri a piedi

La guerra in Ucraina, è una tragedia da oltre 20 giorni, anche per storie come quella di Roman, nome di fantasia che abbiamo dato ad un uomo di 62 anni che con un’insufficienza renale cronica, è dovuto fuggire dal centro dialisi di Chernihiv, per raggiungere, assieme a sua figlia, il confine con la Polonia e arrivare da lì nel nostro paese.

Il 62enne, era in dialisi da quattro anni al Dialysis Centre Fresenius Chernigiv, ora bombardato e circondato dalla distruzione della guerra, e pochi giorni fa ha dovuto lasciare la struttura e intraprendere una difficile fuga a piedi attraverso un percorso rischioso, per oltre cinque chilometri di strada.

Accompagnato da sua figlia, è riuscito prima ad arrivare in Polonia per essere sottoposto a dialisi urgente a Cracovia è poi nelle sue delicate condizioni di salute, è stato trasportato fino a Roma presso alcuni conoscenti, per finire soltanto ieri al Centro dialisi della ASL Roma3.

Qui, il paziente è stato preso in carico dal reparto di Nefrologia diretto dal Dott. Massimo Morosetti. Chi vive grazie alla dialisi – ha spiegato il primario di Nefrologia del Grassi – deve necessariamente uscire dalla propria abitazione tre volte a settimana per recarsi al proprio ospedale. Immaginate in una condizione di guerra, con i relativi coprifuoco e rischi connessi agli spostamenti cosa significhi questo. A ciò si aggiunga – ha proseguito Morosetti – che in Ucraina alcuni centri dialisi in Chernihiv, Cherkasy e Kharkiv sono stati bombardati, e molti pazienti hanno avuto notevoli difficoltà ad eseguire il proprio trattamento dialitico con conseguenze per la propria salute anche gravi”.

La comunità Nefrologica Italiana per tramite del Ministero della Salute, del Ministero degli Esteri e delle Regioni, si è resa disponibile a collaborare in tutte le forme possibili.

Grazie a questo intervento sollecito, e al Direttore Generale Asl Roma 3, la dottoressa Francesca Milito, già impegnata da giorni ad attivare tutte le strutture pubbliche per fornire al meglio assistenza medico-sanitaria ai profughi in arrivo sul territorio della Asl Roma 3, per quest’uomo il peggio è passato, ma in Ucraina vivono circa 10.000 pazienti in trattamento dialitico cronico.

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