Aumenti vertiginosi di benzina e gasolio, conseguenza di uno scarso investimento su fotovoltaico e altre fonti di energia pulita in Italia
Il rincaro senza freni sui prezzi di luce, gas e benzina, è partito, e non solo impiegherà molto a rientrare, ma implicherà la necessità di un più deciso cambio di rotta, ormai obbligato, in termini di consumi.
Auto elettriche, fotovoltaico ed eolico, avrebbero potuto essere le soluzioni più risolutive nell’attuale disperata situazione consumi. Risposte che da tempo conosciamo, e che avremmo dovuto percorrere con una più rapida convinzione. Ma mentre gli altri crescevano, l’Italia ha interrotto il suo percorso di sviluppo delle fonti di energia pulita. I dettagli.
La benzina sulle strade e autostrade italiane è arrivata a costare 2,5 euro a litro, e non si fermerà stando alla previsione di crescita di prezzo di altri 0,50 centesimi a litro già dalla prossima settimana. All’inverosimile tariffa di 3,0 euro al litro della benzina senza piombo (la benzina cosiddetta verde), con costi che non saranno da meno nemmeno per il diesel, saremo veramente costretti a lasciare a casa l’automobile.
Un rincaro tale e talmente sospetto quello avvenuto negli ultimi giorni, che la Procura di Roma, ha aperto perfino un procedimento sull’improvviso e sproporzionato aumento dei prezzi di gas, energia elettrica e carburanti, benzina e diesel, eccessivo nel breve periodo, perfino in una situazione di guerra (leggi qui).
Il procedimento, è allo stato, senza indagati e senza ipotesi di reato, ma intenderà comunque verificare le ragioni di questo aumento e individuare eventuali responsabilità. Gli accertamenti sono stati affidati al nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma della Guardia di Finanza (leggi qui).
La situazione odierna, vede l’Italia intenta a correre ai ripari cercando di liberarsi dal gas russo, ma solo per finire sostanzialmente nelle mani di altri paesi, che nel mondo non sono nemmeno “immuni” da eventi bellici.
Perchè lo stiamo facendo, quando avremmo potuto prevenire ampiamente questo duro colpo sul portafoglio delle famiglie italiane, con un più forte slancio nella vendita di automobili elettriche, punto di forza nel resto d’Europa?
Non abbiamo la risposta, ma solo l’evidenza di dati che rispetto ai nostri fratelli europei, ci vedono staccati da loro di diverse incollature, ma a rincorrere, percentuali a due cifre:
“In alcuni paesi, come la Norvegia, si è arrivati fino a tre quarti delle vendite complessive, mentre nel 2021 in Italia la vendita di vetture elettriche, nonostante gli incentivi, si è fermata al 4,6%, contro il 30% della benzina, il 23% del diesel – quasi scomparso in altri paesi – e al 29% dell’ibrido non ricaricabile – secondo gli ultimi dati esposti nel rapporto “Vaielettrico“.
Eppure, è ben noto che i consumi di un’auto elettrica messa a paragone con un modello corrispondente ma alimentato a benzina, vincono a parità di chilometri la gara della convenienza.
Secondo i calcoli dell’azienda norvegese Otovo, specializzata in impianti fotovoltaici per il settore residenziale, nel nostro Paese la ricarica di un’auto elettrica con un impianto fotovoltaico, arriverebbe a costare addirittura 14 volte in meno rispetto al rifornimento con la benzina: quello italiano è peraltro il miglior rapporto rilevato tra consumo medio annuale e chilometri percorsi, tra tutti i Paesi interessati dallo studio.
Una spiegazione del perché siamo a questo punto, e cioè in debito di energia tale da non aver potuto “rinunciare” fino ad ora a quella prodotta anche dal gas naturale che proviene dalla Russia (40%), si evince dai dati dell’ultimo rapporto di Terna – Rete Elettrica Nazionale S.p.A. del 2021, commentati dal Prof. Abbotto Dip. di Scienza dei Materiali Centro di Ricerca Energia Solare MIB-SOLAR, Università di Milano–Bicocca:
“Lo scorso anno – spiega l’esperto – la richiesta di energia elettrica nel nostro paese è stata di 318 TWh, di cui 114 TWh prodotta da rinnovabili (il 36% della richiesta e il 41% della energia prodotta). La quota termica (combustibili fossili, escluse quindi le biomasse) è stata di 163 TWh, il 51% della richiesta complessiva. Di questa, 137 TWh (il 43% della richiesta) origina dal gas naturale, e a sua volta il 40% (fonte MITE) proviene dalla Russia, ovvero 55 TWh. Quindi – prosegue – poiché la produzione attuale da fotovoltaico nel 2021 è stata di 25 TWh. Se volessimo sostituire tutta l’energia elettrica prodotta a partire da gas russo col fotovoltaico dovremmo produrre 55 TWh, e addirittura pensando di sostituire tutto il gas naturale allora ne dovremmo produrre 137 TWh”.
Perchè non si può fare?: “Per produrre 55 TWh (sostituzione del gas naturale russo) o 137 TWh (tutto il gas naturale) – prosegue Abbotto – richiederebbe l’installazione di, rispettivamente, 55 e 137 GW (Gigawatt). Ma a fine 2021 la potenza installata nel nostro paese era appena di 22,5 GW”
Cosa è andato storto?: “Solo nel 2011 la potenza fotovoltaica installata è cresciuta da 3,6 a 13,1 GW, nel decennio successivo si è praticamente arrestata e sono stati installati meno di 10 GW .
Complicato pensare ad una piena compensazione del gas naturale con il fotovoltaico, per gli utilizzi che non sono come noto solo il trasporto, ma anche, principalmente, per il riscaldamento e per l’industria. Ma altre fonti pulite di energia in Italia sono in forte crescita. Basti citare l’eolico, passato da 24 TWh nel 2010 a 46 TWh nel 2020, o altre rinnovabilil.
“Forse oggi non saremmo affrancati da tutta l’energia fossile utilizzata nel nostro paese, ma almeno nel settore dei trasporti avremmo potuto esserlo affrontando le tensioni internazionali energetiche con molta più tranquillità. Ma ci troviamo di fronte al risultato di scarsa lungimiranza della politica energetica del nostro paese, che ci porta a dover dipendere dal gas naturale estero, dalla Russia e da altri paesi – conclude il docente”.
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