Il Parco Archeologico e Naturalistico dell'antica città etrusca di Vulci si trova tra Montalto di Castro e Canino. 120 ettari tra archeologia storia e natura
Vulci fu un’antica città etrusca il cui territorio si estendeva tra gli attuali comuni di Canino e Montalto di Castro, nella Tuscia, in provincia di Viterbo. Faceva parte della Dodecapoli, l’alleanza delle dodici città più potenti dell’Etruria Meridionale.
Vulci era florida e potente, lambita dal fiume Fiora e a pochi chilometri dal Tirreno. Al forte sviluppo commerciale e marinaro abbinava la ricchezza delle risorse minerarie ricavate dalle vicine Colline Metallifere. Da sempre in forte contrasto con Roma, Vulci cadde nel 280 a.C. insieme alla sua alleata Volsinii. A metà tra storia e leggenda si pone l’assedio di Rofalco, un avamposto etrusco posto a circa venti chilometri da Vulci. Collocato in posizione strategica, Rofalco controllava dall’alto la valle dell’Olpeta.
Caduta Vulci, Rofalco, seppur difesa da una poderosa cinta muraria, capitolò dopo un lungo e drammatico assedio da parte delle legioni capitoline. Rofalco fu tra gli ultimi presidi etruschi nel Lazio a resistere all’espansione romana. Le sue rovine, difficilmente raggiungibili, si trovano a sud della Selva del Lamone nel comune di Farnese (Vt).
Le cronache storiche citano Vulci ancora nel IV secolo come sede vescovile. Fu infine abbandonata nel corso dell’VIII secolo. Ad oggi Vulci è un meraviglioso Parco nel quale le testimonianze archeologiche etrusche e romane convivono con una Natura rigogliosa e incontaminata. Gestito dalla Fondazione Vulci, il parco archeologico e naturalistico offre al visitatore ben tre percorsi diversi segnalati: dal breve di 2,3 chilometri a quello completo di circa 4 chilometri non dimenticando il percorso natura di 1,7 chilometri.
120 ettari di storia, archeologia e natura ammirando i resti della possente cinta muraria in blocchi di tufo, del Tempio Grande risalente al IV secolo, della splendida Domus del Criptoportico, residenza gentilizia del II secolo, del Mitreo del III secolo e infine delle Necropoli etrusche con la Tomba dei Soffitti, quella delle Iscrizione e la celebre Tomba Francois di cui parlerò nel dettaglio in un prossimo articolo.
Il percorso breve (2 ore circa), partendo dalla Porta Ovest, si concentra proprio sui resti di epoca romana, visitando i sotterranei della suggestiva Domus del Criptoportico e infine il Mitreo. Si raggiunge la Porta Nord e dopo aver attraversato la Valle delle Farfalle, si arriva al Laghetto del Pellicone, un’oasi di pace e di bellezza.
Il percorso lungo (3-4 ore circa) inizia sempre dalla Porta Ovest per raggiungere quella Est. Uscendo dalla città antica, si scende nella valle del fiume Fiora ammirando i resti dell’Emporium e delle banchine fluviali. Il sentiero segue pertanto il fiume in un paesaggio naturalistico incantato fino al Laghetto del Pellicone.
Il percorso natura (1 ora circa) scende dolcemente verso la valle ai piedi dell’antica città. Lungo il sentiero si può osservare la Tomba della Sorgente e altre tomba risalenti alla fase più antica di Vulci. Raggiunta la Porta Nord, si piega per la Valle della Farfalle per entrare in un boschetto. Questo si apre sul Laghetto del Pellicone.
La Necropoli Orientale con le più importanti tombe di Vulci (Tomba Francois e Tomba delle Iscrizioni) e il Tumolo della Cuccumella sono visitabili su prenotazione in base alle modalità spiegate sul sito della Fondazione Vulci.
Infine non posso non citare il vicino Museo Nazionale Archeologico del Castello della Badia (o dell’Abbadia), maestoso e isolato maniero medievale, posto a difesa dell’ansa del Fiora. Oggi, conserva i reperti archeologici provenienti da Vulci, dai corredi funerari delle tombe vulcensi alle testimonianze di epoca romana. Il castello risalente al XII secolo nell’aspetto attuale, in origine un’abbazia benedettina, fu proprietà dei Templari, poi delle casate degli Aldobrandeschi e dei Farnese, di Luciano Bonaparte, principe di Canino, infine dei Torlonia.
Collegato al Castello della Badia, è il famoso Ponte del Diavolo, costruito in epoca medievale su una preesistente struttura etrusca e poi romana. Il curioso nome gli fu dato nel Medioevo dalla popolazione locale in quanto si credeva che solo il Diavolo avesse potuto realizzare un ponte con archi così alti e ampi.
Per raggiungere il Parco Archeologico e Naturalistico di Vulci da Roma bisogna percorrere l’Autostrada Roma-Civitavecchia, quindi la Statale 1 Aurelia fino all’uscita Vulci (Km 111). Seguire la Provinciale del Fiora, poi della Badia per circa 15 chilometri.
Bibliografia, sitografia e note:
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