Grande Roma

Gestante morta di Covid a 28 anni, l’avvocato: “Ignorate le testimonianze dei familiari”

La morte di Adriana Tanoni, nel messaggio whatsapp del 6 gennaio al suo medico "scrisse di sentirsi abbandonata al suo destino" 

Roma: sulle indagini per l’ipotesi di omicidio colposo di Adriana Tanoni, la giovane mamma di 28 anni di Aprilia, positiva al Covid e non vaccinata, tragicamente scomparsa una settimana dopo aver dato alla luce il suo bambino, l’avvocato della famiglia, Sebastiano Russo, contesta diverse gravi mancanze.

La morte di Adriana Tanoni, l’avvocato rivela particolari agghiaccianti:  al suo medico “Scrisse di sentirsi abbandonata al suo destino”

Sono diversi e tutti di particolare rilevanza, i punti sui quali l’avvocato Sebastiano Russo, legale della famiglia della gestante di 28 anni deceduta per Covid il 20 gennaio di quest’anno, contesta lo svolgimento delle indagini per lipotesi di omicidio colposo di Adriana Tanoni. Tra gli aspetti contestati, in primis c’è la celerità delle stesse indagini, conclusesi in appena un mese, ma non solo, le forti perplessità dell’avvocato, riguardano la mancata raccolta di fondamentali testimonianze di parenti e sanitari coinvolti.

Grave e inspiegabile infatti, secondo il parere dell’avvocato, è il mancato interrogatorio dei sanitari e la mancata nomina di un consulente (medico legale) al servizio delle indagini, nella lettura delle cartelle cliniche sequestrate a seguito della tragica vicenda, che ripercorriamo.

 

L’inchiesta sulla morte di Adriana Tanoni

Dopo la morte della giovane mamma, la Procura di Roma aveva aperto un’inchiesta (leggi qui), per indagare sull’assistenza fornita alla 28enne dai medici dei vari ospedali in cui la donna si era recata dicendo di non sentirsi bene, ma sempre rimandata a casa. Ma sulla celerità delle indagini che hanno portato alla decisione di trasmettere gli atti alla Procura di Latina, territorialmente competente, l’avvocato della famiglia ha espresso forti perplessità.

il 27 dicembre la giovane donna incinta, già mamma di una bambina di due anni e mezzo, manifesta i primi sintomi Covid, a seguito dei quali, fa il test e risulta positiva. Il 3 gennaio Adriana Tanoni, stava già così male che ha fatto il giro degli ospedali di Roma. Si reca prima al Gemelli e poi all’Umberto I, ma non riesce a fermarsi in nessuno dei due ospedali a causa dei tempi di attesa lunghi per ricevere una visita. Finendo poi ad Aprilia. Nei cinque giorni seguenti, ha richiesto e ottenuto per tre volte l’arrivo di ambulanze. Solo al terzo intervento ha ottenuto il ricovero.

In particolare, il 4 gennaio la giovane mamma, chiama un’ambulanza che la trasporta ai Castelli, e qui, come ha raccontato il suo avvocato, le viene negato il ricovero e, come a Roma, le viene detto di attendere all’esterno della struttura nonostante le temperature e la sua condizione. Il giorno successivo, il 5 gennaio, la 28enne chiama di nuovo il 118, i sanitari la raggiungono a casa sua ma la visitano in giardino, nonostante la donna manifestasse febbre e tosse.

Solo il 7 gennaio, la 28enne, viene trasportata all’ospedale di Latina, qui le viene diagnostica una grave polmonite interstiziale confermata dal test molecolare. Ciò nonostante è stato rinvenuto un verbale nel quale una firma riferita ad Adriana sottoscriverebbe il rifiuto al ricovero ricercato strenuamente. Fatto ritenuto ridicolo dall’avvocato della donna: Un verbale di intervento con una firma astrattamente riconducibile ad Adriana che rinuncia ad un ricovero, mendicato per giorni, ha del ridicolo. L’eventualità che la firma possa essere stata apposta da lei è assurda, in primo luogo per la criticità delle sue condizioni, in secondo luogo per i tentativi a vuoto che hanno preceduto l’intervento del 5 gennaio”.

Il 13 gennaio la situazione precipita e viene eseguito il parto cesareo d’urgenza, la donna da alla luce il suo piccolo che sta bene e non è positivo al covid. Adriana aggravatasi, muore una settimana dopo, nella notte tra il 20 e il 21 gennaio.

Parla l’avvocato di Adriana Tanoni

Sulla velocità delle indagini a seguito delle quali la decisione preannunciata è stata quella di trasmettere gli atti alla Procura di Latina, territorialmente competente, ritenendo non sussistenti le responsabilità delle strutture Gemelli e policlinico Umberto I, lo scorso 4 febbraio l’Avvocato di Adriana Tanoni, Sebastiano Russo, ha inviato una comunicazione al PM della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, sottolineando punto per punto, la sua contrarietà su diversi aspetti del procedimento:

Al PM ho rappresentato il mio stupore dettato dalla celerità delle indagini compiute – ha riferito l’Avvocato Russo – che hanno portato alla decisione di trasmettere gli atti alla Procura di Latina, ritenuta territorialmente competente. Una decisione che non ho condiviso, poiché dagli elementi che ci saremmo aspettati, fossero raccolti dall’interrogatorio dei parenti più stretti (la mamma della Tanoni e non solo), sarebbe potuta emergere la gravità di reiterate negligenze sotto il profilo di evidenti colpe professionali, imputabili a vario titolo ai diversi sanitario che si sono avvicendati nel periodo in cui risultava positiva al Covid Adriana Tanoni. Dalle affermazioni di entrambi i genitori della 28enne, emergono infatti una molteplicità di condotte, che avrebbero dovuto essere oggetto di valutazione“.

Nella stessa comunicazione, l’avvocato dissente anche sulla ritenuta insussistenza di condotte penalmente rilevanti, e riconducibili all’operato dei Sanitari dell’ospedale Gemelli e Policlinico Umberto I:

“Le mie riserve si concentrano in tal caso sulla scelta di non approfondire, attraverso l’interrogatorio dei sanitari in turno in data 3 gennaio 2022 – come sottolineato da Russo -, la sussistenza di condotte connotate da negligenza dei sanitari coinvolti. Le indagini avrebbero dovuto chiarire le ragioni per la quale Adriana Tanoni, nelle sue condizioni (all’ottavo mese di gravidanza), non abbia potuto accedere al “triage”, indispensabile all’accesso in un pronto soccorso, e per consentire l’assegnazione dell’appropriato grado di priorità del trattamento”.

Contestata dal legale anche la scelta della Procura di ritenere superflua la necessità di nominare un medico legale al qual sottoporre le cartelle cliniche sequestrate:

“La complessità del caso lo rendeva opportuno – spiega al PM l’avvocato -, soprattutto in ragione di una serie di condotte dei sanitari succedutesi in pochi giorni, rispetto all’assistenza medica che ci si aspettava avrebbe dovuto essere fornita alla mamma 28enne. Sulla vicenda della povera Adriana, non è stato ascoltato nemmeno il padre della giovane, che si era recato all’Ospedale dei Castelli per recuperare la figlia ignorata dalla struttura, tanto da costringerla a desistere dal suo intento di essere curata, ricercato per giorni”.

Adriana Tanoni ha cercato invano di essere visitata ed il ricovero, che è avvenuto in urgenza il 7 gennaio in codice rosso, all’Ospedale di Latina, si è rivelato tardivo poichè avvenuto in una situazione di compromissione delle vie respiratorie.

La richiesta dell’avvocato della famiglia di Adriana Tanoni, è ora quello di non trasmettere gli atti alla Procura di Latina, ambito territoriale dove la giovane è deceduta il 20 gennaio, ma di proseguire invece all’acquisizione di ogni elemento utile che nella sua interezza può ricostruire meglio quanto accaduto.

E in tutto questo, il pensiero va al piccolo, nato prematuramente, che in questo momento sta lottando per vivere.

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