Al momento più di duemila specie di insetti sono già stati classificati adatti al consumo umano
In molte parti del mondo diverse popolazioni mangiano insetti, ritenendoli una prelibatezza, ciò nonostante in Occidente c’è ancora una forte resistenza a questo tipo di prodotti.
Recentemente, dei docenti nella West Virginia University, negli Stati Uniti, hanno studiato le proprietà nutrizionali delle proteine contenute nelle polveri di grillo, locuste e bachi da seta allo scopo di sviluppare nuove tecniche di isolamento delle proteine. Le conclusioni sono che gli insetti commestibili e le farine di insetti possono contenere proteine alternative a quelle della carne perché contengono tutti gli amminoacidi essenziali.
L’unico problema per commercializzare questi prodotti in Occidente è l’istintivo disgusto. Una soluzione a questo potrebbe essere trasformarli in farine da aggiungere tra i vari ingredienti dei preparati alimentari. Sono già disponibili in commercio dei prodotti (barrette, biscotti) che contengono polvere di insetti, simili alle farine di cereali o alle polveri di origine vegetale. Questo tipo di trattamento poi è ideale perché gli insetti in polvere si conservano molto a lungo.
Il problema dello spreco delle risorse per nutrire gli stessi animali da allevamento è quasi assente in questo caso, poiché gli insetti mangiano poco pur avendo il contenuto proteico simile. Infatti alcuni tipi di cavallette hanno le stesse proteine dei maiali e delle mucche.
Al momento più di duemila specie di insetti sono già stati classificati adatti al consumo umano. Poi, se pure le persone continuassero ad essere riluttanti, gli insetti potrebbero diventare una grande alternativa per l’alimentazione animale. Quest’ultima infatti è grande responsabile dell’inquinamento globale e in particolare di deforestazione. La quasi totalità della soia che viene coltivata per esempio è destinata a diventare mangime per allevamenti quando potrebbe essere destinata al consumo umano.
Perciò la sostenibilità di questo nuovo tipo di filiera sarebbe assicurata, dando un contributo rilevante a combattere la fame e la malnutrizione nel mondo. Resta da capire come affrontare il problema della commercializzazione di un prodotto che rimane, anche da un punto di vista storico, un pasto povero e disgustoso. D’altronde in Italia sappiamo bene quanto anche l’occhio voglia la sua parte in cucina, sebbene ciò potrebbe diventare proprio una bella sfida.
Alessia Pasotto, dottoressa in Economia dell’Ambiente e dello Sviluppo.
Su Instagram@natur_ale_
canaledieci.it è su Google News:
per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie clicca su questo link e digita la stellina in alto a destra per seguire la fonte.