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Insetti come alternativa alle proteine animali: una buona idea o solo disgustosa?

Al momento più di duemila specie di insetti sono già stati classificati adatti al consumo umano

In molte parti del mondo diverse popolazioni mangiano insetti, ritenendoli una prelibatezza, ciò nonostante in Occidente c’è ancora una forte resistenza a questo tipo di prodotti.

 

La sostenibilità della filiera alimentare degli insetti: una buona idea o solo disgustosa?

Recentemente, dei docenti nella West Virginia University, negli Stati Uniti, hanno studiato le proprietà nutrizionali delle proteine contenute nelle polveri di grillo, locuste e bachi da seta allo scopo di sviluppare nuove tecniche di isolamento delle proteine. Le conclusioni sono che gli insetti commestibili e le farine di insetti possono contenere proteine alternative a quelle della carne perché contengono tutti gli amminoacidi essenziali.

L’unico problema per commercializzare questi prodotti in Occidente è l’istintivo disgusto. Una soluzione a questo potrebbe essere trasformarli in farine da aggiungere tra i vari ingredienti dei preparati alimentari. Sono già disponibili in commercio dei prodotti (barrette, biscotti) che contengono polvere di insetti, simili alle farine di cereali o alle polveri di origine vegetale. Questo tipo di trattamento poi è ideale perché gli insetti in polvere si conservano molto a lungo.

Perché ricorrere agli insetti

Perché il 2050 si avvicina, la popolazione mondiale è in continuo aumento e la paura di raggiungere la soglia dei 2-3 gradi in più spaventa politici, economisti e scienziati di ogni luogo. Allevare gli insetti invece richiede meno acqua e suolo rispetto a una mucca o a un maiale. Questi poi hanno una vita breve e si riproducono in fretta (in 45 giorni gli insetti diventano commestibili, mentre per gli animali da fattoria il ciclo va da 4 a 36 mesi).

Il problema dello spreco delle risorse per nutrire gli stessi animali da allevamento è quasi assente in questo caso, poiché gli insetti mangiano poco pur avendo il contenuto proteico simile. Infatti alcuni tipi di cavallette hanno le stesse proteine dei maiali e delle mucche.

Al momento più di duemila specie di insetti sono già stati classificati adatti al consumo umano. Poi, se pure le persone continuassero ad essere riluttanti, gli insetti potrebbero diventare una grande alternativa per l’alimentazione animale. Quest’ultima infatti è grande responsabile dell’inquinamento globale e in particolare di deforestazione. La quasi totalità della soia che viene coltivata per esempio è destinata a diventare mangime per allevamenti quando potrebbe essere destinata al consumo umano.

Perciò la sostenibilità di questo nuovo tipo di filiera sarebbe assicurata, dando un contributo rilevante a combattere la fame e la malnutrizione nel mondo. Resta da capire come affrontare il problema della commercializzazione di un prodotto che rimane, anche da un punto di vista storico, un pasto povero e disgustoso. D’altronde in Italia sappiamo bene quanto anche l’occhio voglia la sua parte in cucina, sebbene ciò potrebbe diventare proprio una bella sfida.

 

Alessia Pasotto, dottoressa in Economia dell’Ambiente e dello Sviluppo.

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