Simona Michelangeli è stata trovata morta dall'ex compagno in casa propria al quartiere Marconi in via Baccio Baldini
Roma: Simona Michelangeli ora non c’è più, è morta e la sua è stata una vita durissima, contraddistinta da violenze e maltrattamenti che le hanno molto probabilmente causato la morte.
Viveva una situazione drammatica la 41enne il cui corpo senza vita è stato trovato dall’ex compagno martedì pomeriggio sul letto di casa, al quartiere Marconi in via Baccio Baldini.
L’uomo attualmente è ancora libero, con le indagini della polizia che si concentrano seguendo la pista dei maltrattamenti in famiglia ed oggi in tribunale ci sarà l’udienza di convalida anche a seguito dei primi risultati dell’autopsia, decisivi in tal senso.
“La mia compagna non risponde più. Forse è morta”: questo il grido allarmato dell’ex compagno, nel corso della telefonata al 118 dove, terrorizzato chiedeva il soccorso di un’ ambulanza.
Giunti sul posto, i soccorritori hanno assistito ad una scena di pura disperazione: l’uomo piangeva e nel contempo cercava di rianimare la donna distesa sul letto ancora vestita.
Il corpo non aveva nessun segno di violenza ed in alcune stanze della casa in un complesso di palazzi a otto piani a cui si accede da una scala interna ad un cortile, c’erano oggetti per terra tutto attorno, come se poco prima fosse andato in scena un violento litigio o una colluttazione.
Non si esclude al momento nessuna pista neppure quella che include il fatto che forse Simona Michelangeli abbia accusato un malore poco prima di morire, che le ha fatto più volte perdere l’equilibrio e sbattere contro le suppellettili che sono quindi cadute.
La polizia, al momento mantiene grande riserbo ed ha trovato nella sua banca dati diverse denunce passate fatte dalla donna sempre per maltrattamenti subiti.
Tuttavia gli inquirenti credono molto poco al racconto fatto di prim’acchitto dall’uomo, che è stato giudicato un resoconto con diverse contraddizioni e punti oscuri.
Ricordiamo ai lettori che la posizione dei soggetti eventualmente raggiunti dall’ordine di custodia cautelare è quella di indagati e che le prove si formano nel corso del processo. Fino al terzo grado di giudizio un indagato non può essere considerato colpevole.
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