La Corte di Cassazione ribadisce l'aggravante mafiosa per il clan Spada
Confermata in Cassazione l’associazione a delinquere di stampo mafioso per il clan Spada. È quanto hanno deciso i giudici della prima sezione penale della Suprema Corte nel maxi processo contro il clan del litorale romano accogliendo la richiesta del sostituto procuratore generale, Luigi Birritteri.
I giudici con la sentenza pronunciata questo pomeriggio, giovedì 13 novembre, hanno disposto anche un nuovo processo d’Appello per il duplice omicidio di due esponenti di un clan rivale, Giovanni Galleoni detto ‘Baficchio‘ e Francesco Antonini detto ‘Sorcanera‘, avvenuto il 22 novembre del 2011 in via Antonio Forni. Il processo d’appello bis riguarderà Roberto Spada, già condannato in via definitiva a sei anni per la testata a Ostia al giornalista Daniele Piervincenzi, Ottavio Spada, detto Marco, e Carmine Spada. I ricorsi degli altri imputati sono stati rigettati o dichiarati inammissibili confermando sostanzialmente le pene inflitte.
La sentenza è arrivata dopo che questa mattina nell’aula magna della Cassazione è stata rinnovata la discussione, già avvenuta il 10 dicembre scorso, in seguito alla sostituzione di un componente del collegio.
Il maxi processo nasce dall’indagine della Dda di Roma, coordinata dai magistrati Michele Prestipino con Ilaria Calò e Mario Palazzi, che aveva portato il 25 gennaio del 2018 all’operazione «Eclissi» con gli arresti eseguiti dai carabinieri e dagli agenti della squadra mobile. Il 12 gennaio dello scorso anno i giudici della Prima Corte d’Assise d’Appello di Roma avevano confermato l’associazione per delinquere di stampo mafioso e le condanne per i 17 imputati per oltre 150 anni di carcere, tra queste, l’ergastolo per Roberto Spada e per Ottavio Spada, detto Marco, mentre era stata ridotta la condanna per Carmine Spada, dall’ergastolo a 17 anni.
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