Gli alunni tornano nelle classi: aumenta il rischio contagio. I presidi e diversi virologi criticano la scelta del Governo sul rientro a scuola
Tutti contro la scelta del Governo di riportare gli studenti a scuola da oggi, 10 gennaio. E’ un coro di critiche quello che si leva tra gli addetti ai lavori che considerano il tasso di crescita esponenziale dei contagi e dei ricoveri in ospedale.
«A mio avviso sarebbe stato preferibile rinviare di due o tre settimane l’apertura ma allo specifico scopo di raggiungere alcuni obiettivi che in questo momento non sono raggiunti e questo avrebbe consentito di essere abbastanza sicuri di non chiudere più. Invece, in questo momento, abbiamo riaperto, la pandemia sta andando e il numero degli alunni positivi è in crescita». E’ il parere di Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi. «Stamattina sono stato a visitare una scuola molto all’avanguardia in cui un quarto delle classi era in Dad. C’é una previsione di 200mila classi in Dad entro 7 giorni da oggi – prosegue Giannelli in una dichiarazione fatta a Rainews – una previsione facile da fare perché basta applicare una crescita di tipo esponenziale e si arriva subito a questi numeri. Quello che il governo non ha voluto fare lo farà comunque la pandemia: solo che la pandemia lo fa costringendoci, noi avremmo potuto ritardare l’apertura e rinforzare le nostre difese».
È critico anche il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, sulla decisione di riaprire le scuole oggi. «Non è vero che siamo di fronte ad un virus che non crea problemi nella fascia d’età pediatrica. Io in questo momento avrei puntato su due settimane di Dad», ha detto nella trasmissione ‘L’Italia s’è desta‘ di Radio Cusano Campus. Questo periodo di Dad, ha aggiunto, avrebbe permesso di «potenziare la vaccinazione dei ragazzi e dei bambini. Nella fascia 5-11 anni abbiamo ancora 3,1 milioni di bambini non vaccinati».
«Il rientro a scuola in presenza è imprudente e ingiustificato, in una situazione in cui non ce lo possiamo permettere», ribadisce Massimo Galli, già direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano. Ospite ad ‘Agorà‘ su Rai Tre, Galli ha dichiarato. «La scuola in presenza è un bene irrinunciabile. Cancellarla è impensabile, rinviarla di poco non sarebbe stato, però, nulla di trascendentale a fronte di rischi rappresentati dal fatto che le scuole poi dovranno chiudere ugualmente per l’elevato numero di infezioni». La scelta della presenza, in questi termini, «è ideologica e non rispetta la realtà dei fatti» ha detto Galli secondo il quale «15 giorni di recupero alla fine del calendario scolastico previsto avrebbero comunque rimesso in piedi le cose piuttosto che rischiare di peggio ora».
Con le misure adottate «non si fermerà la pandemia. E le scuole chiuderanno de facto, perché con i contagi in classe scatterà la didattica a distanza». Lo dice in un’intervista a ‘Il Messaggero‘ Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute e ordinario di Igiene all’Università Cattolica di Roma. «Non c’è solo un problema di riapertura delle scuole – aggiunge – nell’insieme, le misure prese non sono basate sull’evidenza scientifica a cui si è voluto derogare. E questo è pericoloso. La situazione è esplosiva». Sarebbe servita «una campagna vaccinale di massa anche tra i bambini. Invece per la fascia di età 5-11 anni stiamo andando molto lentamente – spiega – dovremmo mandare squadre di vaccinatori nelle scuole, proteggere i bambini rapidamente. E poi c’è il problema dell’aerazione delle classi, per la quale non è stato fatto nulla». Con la Omicron «non possiamo permetterci di far circolare dei falsi negativi. Bisognava applicare l’obbligo del Super green pass, ottenuto solo con il vaccino o con il superamento dell’infezione, a tutte le attività – spiega – e l’obbligo vaccinale solo per gli over 50 non è sufficiente».
«La situazione dell’epidemia è in crescita, siamo in una fase espansiva esponenziale. La riapertura delle scuole porterà un ulteriore stress e temo che il valore giornaliero dei contagi continuerà ancora a crescere almeno fino alla fine di gennaio. Credo che vada soprattutto rilanciata la responsabilità di ciascuno di noi. Non è uno sprint, è una guerra di trincea quella del Covid». A dirlo è il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano, intervenuto ai microfoni della trasmissione «Rotocalco 264» su Cusano Italia Tv.