Con l'elettrificazione dei veicoli aumentano i costi e calano le vendite: a rischio 50mila posti di lavoro nel settore auto
Rischia un crollo del 25% il mercato automobilistico europeo, se si dovesse arrivare a vendere il 100% di modelli elettrici nel 2030. Ecco il perché spiegato da uno studio commissionato dalla piattaforma della filiera automotive e mobilità (PFA).
Se si dovesse arrivare a vendere il 100% di modelli elettrici nel 2030, il mercato automobilistico europeo potrebbe diminuire del 25%, e la causa di questa previsione è da ricercare nel prezzo dei veicoli elettrici, che sono in media più cari di quelli a benzina e diesel, con una differenza che potrebbe arrivare a 5.000 euro.
Ad affermarlo, è uno studio di AlixPartner commissionato dalla piattaforma della filiera automotive e mobilità (PFA), che in Francia rappresenta le 4.000 aziende del settore e che è guidata da un collegio composto da Stellantis, Renault, CCFA, Faurecia, Michelin, Plastic Omnium, Valeo, Fiev e le federazioni di categoria FFC, FIM, GPA e SNCP.
L’analisi AlixPartner, imputa il calo dei volumi all’aumento del costo del contenuto medio per veicolo (4.500 euro nel 2030) portando dunque all’aumento dei listini (5.000 euro di più di un modello a benzina). Oggi – secondo il documento diffuso – un’auto elettrica costa il 60% in più rispetto ad un modello termico e nel 2030 ci sarà ancora un forte differenziale.
E dunque sarà l’elettrificazione a rendere le auto più costose, mettendo a rischio più di 50.000 posti di lavoro in Francia.
“Il costo dei componenti per un veicolo elettrico ammonta a 24.000 euro, rispetto ai 15.000 per un veicolo termico – afferma il direttore associato di Alix Partners Alexandre Marian – L’accelerazione della transizione energetica e digitale rischia di accentuare il calo della produzione automobilistica in Francia, ma può anche essere un’opportunità di rimbalzo. Affinché questa transizione abbia successo, si legge nello studio, la Francia deve attrarre massicci investimenti – valutati in 17,5 miliardi di euro entro il 2025 – dedicati a nuove catene del valore come batterie, elettronica, energia, idrogeno, connettività e servizi associati, economia circolare, infrastrutture di ricarica”.
L’idea è quindi quella di porre un freno alla discesa finchè si è in tempo, controllando l’aumento dei costi per evitare un calo eccessivo delle vendite. Questo secondo PFA, si tradurrà in una maggiore pressione sui fornitori, al fine di compensare le molteplici cause di costi aggiuntivi. E l’accelerazione della transizione rende più difficile diversificare le aziende colpite e riqualificare i dipendenti.
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