Ciclone calcio, atleti no-vax fuori dal campo e tifosi dimezzati

Il sottosegretario del Ministero alla Salute intende escludere i calciatori no-vax dai campionati. Intanto dimezzata la vendita dei biglietti per la riduzione delle tifoserie

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Immagine di repertorio dello stadio

E’ una bomba quella lanciata dal sottosegretario Andrea Costa: “Il protocollo covid nel calcio va rivisto e i giocatori no-vax non potranno più giocare”. Un ciclone rischia di abbattersi sul gioco più amato dagli italiani che, da subito dovranno anche dimezzare le loro presenze sugli spalti.

Il sottosegretario del Ministero alla Salute intende escludere i calciatori no-vax dai campionati. Intanto dimezzata la vendita dei biglietti per la riduzione delle tifoserie

«Gli atleti no vax non possono più giocare» Lo dice a Radio Punto Nuovo, nel corso di Punto Nuovo Sport Show, Andrea Costa, sottosegretario al Ministero della Salute, che sulla capienza degli stadi al 50% aggiunge: «si vedevano troppi tifosi senza mascherina. Stiamo chiedendo un ulteriore sacrificio a tutti. Altri Paesi europei hanno preso provvedimenti più severi ma noi riteniamo che la riduzione al 50% possa bastare. Allo stadio si va solo se vaccinati o guariti, con il semplice tampone non si può già dal precedente provvedimento. Rivedere il protocollo nel calcio? Sicuramente, ci sono le condizioni per farlo».

L’Aic (Associazione Italiana Calciatori) conta solo il 2% dei giocatori non vaccinati ma per ragioni di privacy non sono stati resi noti i loro nomi.

Porte socchiuse, e la serie A corre ai ripari. Perfino a ritroso. C’è infatti anche il ritorno a una capienza ridotta negli stadi – dall’attuale 75 al 50% – nelle misure anti-Covid di fine anno varate dal Governo. E la particolarità, nel caso, è che a differenza di altri provvedimenti validi dal 10 gennaio, questa norma avrà efficacia immediata, a partire dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Immediato l’effetto: mezza serie A ha bloccato la vendita dei biglietti per le prossime partite, «in attesa di capire meglio» e di rimodulare la disposizione dei posti. E la Lega di serie A ha stoppato la vendita dei posti per Inter-Juve, la Supercoppa in programma il 12 a San Siro. Con casi limite come quello di Roma-Juve, big match in programma all’Olimpico il 9 gennaio, e per il quale sono stati già venduti 12 mila biglietti in più della nuova capienza.

Nelle settimana scorse, quando si era ventilata l’ipotesi di tamponi necessari per l’ingresso dei tifosi, Vezzali aveva lavorato all’interno dell’esecutivo per allontanare l’ipotesi di una stretta sul numero degli spettatori. Ma l’aumento esponenziale dei contagi sotto Natale ha reso inevitabile la scelta.

«In altri paesi europei gli stadi sono chiusi: noi abbiamo scelto la gradualità per contenere l’epidemia senza fermare il Paese – ha spiegato a SkySport Andrea Costa, sottosegretario alla Salute – Altre restrizioni in vista? Non credo». Ma subito la Juve ha annunciato lo stop alla vendita dei tagliandi per la partita col Napoli del 6 gennaio, primo big match della ripresa del campionato, e delle due successive. Stessa decisione per il Napoli, con effetto anche sulla sfida al Barcellona in Europa League, del Bologna in vista dell’Inter, dell’Atalanta per la sfida casalinga al Torino, del club interista per le prossime interne. Caso limite quello della Roma: per la sfida alla Juve del 9 gennaio erano già stati staccati oltre 42 mila tagliandi, tra i quali 20 mila abbonati, ovvero 12 mila in più della nuova capienza prevista. Ora il club giallorosso dovrà capire come scegliere quali tifosi ‘escludere’ e come rimborsarli: la Curva Sud, tutta esaurita in abbonamenti, dovrà per di più essere ridistribuita nei posti. In attesa di chiarimenti su come disporre il pubblico anche il Milan, in vista della sfida alla Roma del 6 gennaio.

Diverso il capitolo atleti. Il decreto introduce l’obbligo di green pass rafforzato per entrare in palestre, spogliatoi, impianti sportivi per tutti gli atleti, anche di sport di squadra, anche di sport di contatto (questa l’unica novità rispetto al previsto).

L’Aic, il sindacato calciatori, vanta una cifra record di vaccinati, il 98%, e tre settimane fa, in tempi non sospetti, aveva inviato una lettera a tutti i calciatori invitandoli al booster. Resta una percentuale minima, ma con un alto rischio ricorsi. Senza l’introduzione dell’obbligo vaccinale per gli atleti professionisti ex lege 91, il divieto di accesso sui posti di lavoro può essere impugnato legalmente, sostengono alcuni esperti del mondo del calcio. Ammesso che la minoranza di no vax del pallone preferisca intanto rinunciare ad allenamenti e partite.