Harnste, il ritorno del guerriero etrusco: il suo nome emerge sull’elmo dopo 2400 anni

Incredibile scoperta al Museo Etrusco di Villa Giulia. Rinvenuta un'iscrizione in lingua etrusca all'interno di un elmo etrusco di bronzo proveniente da Vulci.

Nel 1930 la Tomba 55 della Necropoli dell’Osteria di Vulci ha restituito uno splendido elmo etrusco di bronzo, risalente al IV secolo a.C. Il reperto è stato fin da subito esposto, insieme al resto del corredo funerario, nelle sale del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Roma), ammirato da esperti e visitatori per circa un secolo.

Ma l’elmo custodiva gelosamente un segreto che offre nuovi e importanti dettagli nella ricostruzione dell’arte della guerra nel mondo etrusco-italico della metà del IV secolo a.C.

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Una breve iscrizione in lingua etrusca, realizzata all’interno del manufatto, era infatti sfuggita all’attenzione di esperti ed archeologi. I materiali di scavo furono trattati con tutte le attenzioni da Ugo Ferraguti e Raniero Mengarelli, artefici della scoperta nel 1928. Si trattava delle primissime indagini archeologiche condotte con metodo scientifico. La scomparsa prematura di entrambi gli scavatori ha impedito la pubblicazione di studi specifici al riguardo seppur gli oggetti rinvenuti, per la loro importanza e bellezza, furono dal 1935 destinati alla fruizione pubblica.

Un intervento di digitalizzazione e di verifica dello stato di conservazione di alcune armi custodite dal Museo, iniziato nel 2019, ha portato all’inattesa scoperta. L’epigrafe è stata incisa all’interno del paranuca dopo la manifattura. La lettura non comporta particolari difficoltà e consente di ricostruire una sequenza completa di sette lettere disposte ai lati di un ribattino: si compone pertanto la scritta “HARN STE“. Essa dovrebbe essere letta come un’unica parola.

Si tratta probabilmente di un gentilizio, un termine che indica correntemente il nome di una famiglia o di una stirpe. Tuttavia, a fronte di migliaia di iscrizioni note, il suddetto gentilizio appare privo di riscontri puntuali nell’onomastica etrusca. Questo rende l’elmo e la sua iscrizione, in grado di offrire informazioni fondamentali per la ricostruzione dell’organizzazione militare e dell’evoluzione dell’arte della guerra nell’Italia preromana.

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La datazione dell’Elmo di Vulci può essere stabilita intorno alla metà del IV secolo a.C. in un periodo di forte conflittualità tra i popoli che si contendevano il predominio della penisola italica. Non c’è certezza che il gentilizio “HARN STE” coincida con quello dell’ultimo proprietario dell’oggetto. Molti indizi, infatti, allontanano l’origine del nome da Vulci, collocandola in un’altra gloriosa città, al confine tra Umbri ed Etruschi: Perugia.

Pertanto. contrariamente a quanto si è pensato finora, l’elmo non dovrebbe essere stato prodotto a Vulci ma proprio a Perugia, dove è documentato il maggior numero di esemplari simili; un tipo di elmo che può essere definito “una via di mezzo” tra i più antichi elmi “Negau” di tradizione etrusca e quelli cosiddetti “Montefortini“, di tradizione celtica ma piuttosto diffusi nel mondo italico e romano-repubblicano.

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Tale provenienza sembrerebbe confermata proprio dal gentilizio restituito dall’iscrizione, molto simile a quello documentato in un’epigrafe latina rinvenuta nei pressi dell’Ipogeo dei Volumni di Perugia e appartenuta a una donna di origine etrusca, vissuta nel’I secolo a.C.: una tale Harnustia. Abbiamo anche i gentilizi “Havrna“, “Havrenies/Harenies” (III secolo a.C.) attestati nella zona di Bolsena, a metà strada tra Vulci e Perugia.

Il suddetto nome potrebbe essere correlato con il toponimo “Aharnam“, menzionato da Tito Livio come sede di un accampamento romano, alla viglia della Battaglia delle Nazioni presso Sentino nel 295 a.C. Il celebre scontro, avvenuto durante la terza guerra sannitica, vide l’esercito romano contrapposto a un’alleanza avversa di popolazioni. Etruschi, Sanniti, Galli Senoni ed Umbri tentarono di opporsi alle legioni capitoline. La sconfitta delle “nazioni” aprì a Roma la strada del dominio dell’Italia centrale. Siamo ancora in territorio perugino, nei pressi di un piccolo centro etrusco-umbro citato da Livio ed identificato con la moderna Civitella d’Arna, vicinissima a Perugia.

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Il gentilizio del guerriero etrusco, proprietario del nostro elmo, potrebbe essersi formato traendo origine dal nome della sua città di provenienza. Dobbiamo considerare la mobilità dei militari del tempo, (molti dei quali mercenari al servizio del migliore offerente), e la loro propensione ad essere identificati con il nome del luogo di origine. Questo è un dato di fatto testimoniato da diverse iscrizioni su armi e oggettistica.

Riguardo questa sorprendente iscrizione, non è più possibile stabilire se “HARN STE” fosse il gentilizio del proprietario, quello di un rivale ucciso, o forse il nome di chi donò il manufatto a un invincibile guerriero dell’antichità. Rimane la consapevolezza nello studioso e nell’appassionato di oggi di ammirare non solo un elmo, ma un oggetto in grado di raccontare qualcosa di più intimo e personale dell’esistenza di uomo di 2400 anni fa.

Fonti bibliografiche e fotografie.

  • Comunicato ufficiale Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia – www.museoetru.it
  • Fotografie pubblicate per gentile concessione del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia – tutti i diritti riservati.

Approfondimenti.

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