Ostia, confermata la confisca del “tesoro” degli Spada (VIDEO)

La Corte d’Appello respinge quasi in toto i ricorsi contro la confisca dei beni di Ottavio, Carmine e Roberto Spada e di 11 parti terze

La Corte d’Appello di Roma respinge i ricorsi degli Spada coinvolti nell’operazione “Eclisse” di tre anni fa riguardo alla confisca dei loro beni. Immobili, auto e depositi bancari di Ottavio, Carmine e Roberto Spada e di altri soggetti ritenuti vicini al clan restano in confisca.

La Corte d’Appello respinge quasi in toto i ricorsi contro la confisca dei beni di Ottavio, Carmine e Roberto Spada e di 11 parti terze

A stabilirlo è il decreto emesso dai giudici della Sezione Quarta Penale Misure di Prevenzione della Corte d’Appello, corte composta dalla presidente Giuseppina D’Antonio e dai consiglieri Francesco Neri e Gabriella Bonavolontà. Il decreto impugnato dai ricorrenti è quello del 20 gennaio 2020 emesso dal Tribunale di Roma  su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura. In quell’atto di 216 pagine si disponeva la “confisca di una non indifferente quantità di beni immobili, quote societarie ed aziende, di cui si farà menzione più avanti, in gran parte intestati ai terzi interessati odierni appellanti” riassumono i giudici.

Il ricorso di Ottavio “Maciste” Spada, tramite l’avv. Dario Proietti, era contro la confisca di una Volkswagen Tiguan, di una somma di 30.354,63 euro su conto corrente Monte dei Paschi di Siena e di 103.184,13 euro sul deposito a risparmio postale.

Il ricorso di Carmine “Romoletto” Spada e del nipote Simone Spada (avv. Mario Francesco Giraldi) era contro la confisca “della lussuosa villa ubicata in Roma, alla località “Lido di Ostia”, alla via della Santabarbara… originariamente appartenente a Fasciani Carmine… acquistata in data 4 novembre 1994 per la somma di 110 milioni di vecchie lire”.

Zanchelli Roberto e la consorte Maggini Elisa hanno chiesto (avv. Giovanna Cantoni) la revoca della confisca del 50% delle quote di due società: la STA (Sport, Trade & Amusement) e la Videomatic di Zampelli Roberto con le attività di sale giochi (rispettivamente in via Capo Palinuro e via Alessandro Piola Caselli) e i beni aziendali, un’auto Mercedes e due furgoni Ford Transit.

Salzano Simone ha presentato ricorso contro la confisca del 40% delle quote della società Noi che gestiva una sala scommesse di via Casana.

Claudio Fiore ha richiesto la restituzione (avv. Dario Proietti) della sua ditta individuale, impegnata nei panifici di via Pietro Rosa e di via Falzarego a Fiumicino, e delle auto Bmw X5, furgone Iveco 35 e furgone Peugeot Boxer. I due furgoni, venduti prima del decreto di confisca, sono stati sequestrati sotto forma dei ricavi ottenuti dalla compravendita.

La cittadina cinese Qiu Yongzhou ha presentato ricorso (avv. Simone Faiella poi avv Domenico Stamato) contro la confisca del 59% delle quote di sua proprietà della società “MGiochi” subentrata alla “Noi” di Salzano Simone nella gestione della sala giochi di via Casana.

Roberto “Robertino” Spada ha proposto ricorso (avv Angelo Staniscia) contro il sequestro dei suoi beni personali e, come parte interessata, contro il sequestro della villa di via Santabarbara intestata a Simone Spada.

Galatioto Claudio, non avendo la proprietà di alcuno dei beni confiscati, ha presentato ricorso (avv. Mario Francesco Giraldi), ha presentato ricorso contro la misura della sorveglianza speciale per la durata di due anni con obbligo di soggiorno nel comune di Roma.

Lamponi Luciana, moglie in seconde nozze di Galatioto Claudio, ha chiesto (avv Mario Francesco Giraldi) la revoca della confisca dei beni riconducibili al consorte: appartamento di 16 vani in via Piombino (Ardea), il 49% delle quote della “Full Car” e somme di deposito postale pari a complessivi 35mila euro. Questi rapporti postali sono stati rivendicati anche dai familiari da Lamponi Luigi Pietro, Galizi Iole e Lamponi Franco che (avv. Mario Francesco Giraldi) ne hanno richiesto la revoca di confisca.

Galatioto Filippo, figlio di Galatioto Claudio e di Lamponi Luciana, ha chiesto la restituzione del 49% delle quote della “Seven Giochi” società di gestione di una sala giochi con annesso bar in via Carlo Del Greco.

Nello stesso decreto si è affrontato anche il ricorso dei titolari della Gamma Auto, vittime di un clamoroso errore investigativo (leggi qui) e infatti quello è stato l’unico ricorso che è stato accolto con la restituzione dell’azienda e dell’autosalone ai legittimi proprietari. Pressochè tutti i ricorsi sopra descritti invece non sono stati accolti.

La Corte in 77 pagine spiega i motivi del respingimento degli altri ricorsi contro la confisca. Al primo posto tra gli elementi comuni, tutti tesi a dimostrare l’esistenza di un clan criminale dedito ad attività di stampo mafioso, nella motivazione dei giudici c’è il seguente: le cinque inchieste condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma “hanno portato all’emersione, in sintesi, di due dati: il primo, costituito dal fatto che, pur non essendo gli Spada muniti di specifiche competenze professionali o di particolari abilità artigianali o comunque di specifiche conoscenze da offrire al mondo del lavoro, si sono impadroniti di fatto di attività economiche di altri imprenditori, poiché, anziché ‘limitarsi’ a chiedere una tangente mensile (il cosiddetto ‘pizzo’) agli imprenditori onesti (come pure già facevano, dapprima in esecuzione degli ordini del clan Fasciani e poi in proprio, dopo la disarticolazione di quest’ultimo), in alcuni casi hanno deciso di appropriarsi defacto delle loro attività, ma al contempo di non figurare come interlocutori economici, perché difficilmente gli altri operatori economici avrebbero voluto avere a che fare con loro, posto che hanno dimostrato di essere altamente pericolosi”.

Per la cittadina cinese Qiu Yongzhou il ricorso in appello è stato giudicato inammissibile non nella sostanza ma nella forma: “in quanto proposto nell’interesse di una persona giuridica”. I giudici hanno revocato la confisca con restituzione dei depositi postali di Lamponi Luciana. La corte, infine, ha dichiarato “la nullità dei rogiti di acquisto di tutti gli immobili attinti da confisca intestati a soggetti diversi da Spada Ottavio, inteso ‘Maciste’, Spada Carmine, inteso ‘Romoletto’, Spada Roberto, inteso ‘Robertino’ e Galatioto Claudio”.

Annunciati ricorsi in Cassazione.

In attesa del terzo grado di giudizio e, quindi della confisca definitiva, il X Municipio ha già chiesto all’Agenzia nazionale di gestione dei beni confiscati di poter destinare gli immobili ai servizi socio-sanitari. Intervista video di Siria Guerrieri.

Ostia, “Nessun rapporto con gli Spada”: la Corte d’Appello restituisce la Gamma Auto ai concessionari, estranei al clan