Giornata al top: gli uomini di Mourinho surclassano l'Atalanta battuta 4-1, i biancocelesti archiviano la pratica Genoa (3-1)
Nel momento di difficoltà massima e in una delle trasferte più complesse del campionato esce per la prima volta una Roma al 100% targata Mourinho. Partita perfetta dei giallorossi: grinta, corsa, intelligenza e cinismo. Nella “missione impossibile” di Bergamo si esalta Tammy Abraham con una doppietta. Brilla Zaniolo che torna al gol in Serie A. Fa festa anche la Lazio che si impone su un Genoa mai realmente competitivo. Risposta importante dei biancocelesti che trovano tre gol senza Ciro Immobile. Pedro sempre più leader di questo progetto.
Siamo esattamente a metà della diciottesima giornata di Serie A. Il weekend lungo si è aperto venerdì nel tardo pomeriggio con la vittoria dei biancocelesti all’Olimpico e ha visto in serata l’Inter legittimare il primo posto in solitaria grazie alla perentoria vittoria a Salerno per 5-0. Nelle gare di ieri la Roma si è presa con convinzione la luce dei riflettori grazie al successo esterno ottenuto a Bergamo. A seguire la vittoria della Juventus in trasferta a Bologna e quella dell’Udinese a Cagliari.
Oggi si completerà il turno con le cinque partite restanti. Si parte alle 12:30 con Fiorentina – Sassuolo e si prosegue con: Spezia – Empoli (15:00); Sampdoria – Venezia (18:00); Torino – Hellas Verona (18:00); Milan – Napoli (20:45).
“Se tu mi chiedessi di firmare per un pareggio e rimanere a casa ti direi di no. Non voglio. Voglio andare, voglio giocare, voglio misurare la mia squadra contro un’altra di grande qualità. Andiamo lì per vincere”. Il copyright delle parole è di José Mourinho, per le tempistiche dobbiamo tornare alla conferenza stampa pre-partita di venerdì: l’esatto momento in cui è nata la vittoria della Roma a Bergamo. Che non fosse il solito Mourinho si è capito subito: la tranquillità mista a consapevolezza nelle sue parole, il rispetto per il lavoro di Gasperini ma soprattutto la fiducia assoluta nel lavoro dei suoi ragazzi, un sorriso accennato che lasciava presagire qualcosa.
Quel “qualcosa” è arrivato e si è sentito anche discretamente forte. A Bergamo la Roma ha giocato una partita perfetta per tattica, qualità, ferocia e tempismo, consapevole che solo così avrebbe potuto ritagliarsi qualche reale chance di successo. La vittoria, per modalità e proporzioni, vale sicuramente più dei tre punti in classifica e su questo pilastro Mourinho dovrà continuare a costruire la mentalità vincente della Roma del futuro.
La partita al Gewiss Stadium è bellissima, grazie anche alla direzione gara di Irrati che lascia spesso correre limitando gli eccessi di protagonismo che caratterizzano molti suoi colleghi. Ritmi alti, contrasti duri e squadre aggressive. Una manciata di secondi dopo il fischio d’inizio Tammy Abraham rompe l’equilibrio. L’inglese vince una serie di contrasti e con caparbietà si presenta all’interno dell’area di rigore: il suo destro deviato supera Musso in uscita e termina in rete. Prova a rispondere subito la Dea ma Ilicic non è in giornata e Zapata viene costantemente annullato da Smalling. Il possesso dei nerazzurri non trova sbocchi e i giallorossi in ripartenza fanno paura. Al minuto 25 la Roma recupera palla e va in verticale: Zaniolo accomoda con il tacco per Veretout che conduce il 2contro1, il francese torna dal 22 giallorosso che resiste all’attacco del difensore e trafigge con lucidità Musso sul primo palo. Dopo 514 giorni di astinenza torna a festeggiare in Serie A Nicolò Zaniolo. Gasperini è una furia e si gioca subito la carta Muriel al posto di Djimsiti. Qualche istante prima della fine del primo tempo è uno squillo del colombiano ad accorciare le distanze: il suo destro è destinato a spegnersi sul fondo ma trova una deviazione decisiva di Cristante, per la Lega è autogol.
Brividi per i giallorossi che ad inizio ripresa subiscono la pressione dell’Atalanta. Al 66esimo l’episodio che fa scaldare Gasperini. Zapata incorna da calcio d’angolo trovando la sfortunata deviazione ancora una volta di Cristante. Il pallone termina in porta ma dopo un controllo del VAR la rete viene annullata per una posizione giudicata attiva di Palomino in pressione su Cristante. È questa la sliding door del match. La Roma torna a proporsi in avanti e su palla inattiva Smalling trova la zampata che vale il 3-1. Secondo gol consecutivo per l’inglese. Con il passare dei minuti si spegne la fiducia dell’Atalanta e i giallorossi ne approfittano per sentenziare. Gioco a tre Shomurodov, Veretout, Abraham, con l’inglese che raccoglie il pallone in area e firma di destro la sua doppietta personale. Match chiuso e squadra ad esultare sotto al settore ospiti.
Serviva una partita perfetta ai giallorossi e così è stato. Il tempismo dei gol, arrivati nel momento di massima pressione degli avversari, l’attenzione in difesa e la concentrazione tattica si sono rivelati elementi decisivi. L’Atalanta non perdeva in casa 4-1 da più di sei anni, un ulteriore dato a conferma dell’impresa compiuta dai giallorossi. Impresa che porta un nome preciso, quello di José Mourinho.
Nick & Tammy. Abraham non segna nei big match? Zaniolo non trova più la porta? Novanta minuti (o poco meno) per rispondere in un colpo solo a qualche critica eccessiva mossa in settimana. Feeling ottimo, sacrificio in fase di non possesso, strappi e una lotta costante su ogni pallone conteso. Poi, solo poi, i tre gol realizzati dalla coppia giallorossa.
Difesa. Ci potrebbe essere tranquillamente il nome di Chris Smalling in questo top, ma la presenza in campo dell’inglese a guida della retroguardia giallorossa si conferma elemento essenziale per la resa di Mancini e Ibanez. Prestazione perfetta dei tre: aggressivi e precisi. In più, prosegue il buon periodo in zona gol del pacchetto difensivo giallorosso: questa volta è toccato a Smalling.
Panchina corta. D’accordo le assenze di Spinazzola, Pellegrini ed El Shaarawy, ma a Bergamo è emerso ancora uno dei limiti principali della Roma: la rosa. Con Karsdorp e Ibanez doloranti già dal primo tempo Mourinho è stato costretto a chiedere nuovamente un sacrificio ai suoi per mancanza di alternative di livello. Questa volta è andata bene, ma la stagione è lunga.
Gasperini. All’interno di un ambiente particolarmente ostile (insulti e cori costanti contro Zaniolo, reo di aver segnato per la sua squadra) anche il tecnico dell’Atalanta ci mette del suo. Prima la lite con i collaboratori di Mourinho, poi lo show contro l’arbitro nel post-partita stravolgendo o, nella migliore delle ipotesi, mal interpretando il regolamento.
Il Tabellino
ATALANTA (3-4-2-1): Musso; Toloi, Palomino, Djimsiti (34′ pt Muriel); Hateboer (35′ st Zappacosta), De Roon, Freuler, Pezzella (34′ st Maehle); Pasalic (19′ st Miranchuk), Ilicic (46′ pt Malinovskyi); Zapata.
A disposizione: Rossi, Sportiello, Koopmeiners, Demiral, Pessina, Lovato, Piccoli. Allenatore: Gasperini
ROMA (3-5-2): Rui Patricio; Mancini, Smalling, Ibanez; Karsdorp, Veretout (47′ st Kumbulla), Cristante, Mkhitaryan (44′ st Calafiori), Viña; Zaniolo (25′ st Shomurodov), Abraham (47′ st Bove).
A disposizione: Boer, Fuzato, Villar, Pérez, Mayoral, Diawara, Darboe, Zalewski. Allenatore: Mourinho
ARBITRO: Irrati
MARCATORI: 1′ pt Abraham, 27′ pt Zaniolo, 46′ pt aut. Cristante, 27′ st Smalling, 37′ st Abraham.
NOTE: Ammoniti: De Roon; Zaniolo, Ibanez, Mancini. Recupero: 3′ pt, 3′ st.
Ad aprire la penultima giornata del girone di andata è stata la Lazio che nel tardo pomeriggio di venerdì ha superato un Genoa in profonda crisi. Partita sulla carta semplice quella dell’Olimpico che conservava però un minimo rischio di spiacevoli sorprese, una classica trappola che i biancocelesti hanno superato agevolmente facendo il loro dovere. Per la prima volta in stagione l’undici di Sarri è riuscito a vincere senza Immobile e il successo ottenuto potrebbe aiutare a responsabilizzare l’intero gruppo.
Senza il suo capitano Sarri sceglie il tridente leggero con l’inserimento di Felipe Anderson come riferimento centrale. La partita è abbastanza bloccata finché non sale in cattedra Pedro, lo spagnolo si rende pericoloso con un paio di conclusioni che danno uno scossone ai suoi. Al minuto 36 Felipe Anderson è rapido e furbo ad intercettare un retropassaggio sbagliato, il brasiliano punta la porta e premia il supporto di Pedro che fa 1-0. Sesto centro in Serie A per lo spagnolo e timide tracce di sarrismo: il recupero palla nasce infatti da una pressione molto alta e decisa dei biancocelesti.
Il secondo tempo riprende con gli stessi presupposti del primo. Zaccagni manca in spaccata l’appuntamento col pallone su un cross tagliato di Milinkovic. Al 63esimo Sarri guarda in panchina e punta sulla qualità di Luis Alberto. Il numero dieci prima confeziona un assist da calcio d’angolo per Acerbi che vale il 2-0; poi si rende protagonista di un’apertura splendida a premiare la corsa di Zaccagni che chiude definitivamente i conti. La crescita dell’ex Verona è certificata dai numeri, nelle ultime tre gare giocate in Serie A ha messo a referto due gol e due assist risultando determinante nella manovra offensiva biancoceleste. Poco prima del triplice fischio arriva il gol della bandiera per gli ospiti, la firma è di Melegoni, che sancisce il 3-1 finale.
Serviva una risposta soprattutto caratteriale dopo una settimana particolarmente turbolenta e l’atteggiamento dei biancocelesti è stato senza dubbio corretto e positivo. I tre punti ottenuti rimettono la Lazio in carreggiata anche se la classifica è ancora deludente. In attesa di conoscere il risultato dell’Empoli questo pomeriggio i biancocelesti sono al momento in ottava posizione, fuori dalla zona europea. L’obiettivo a breve termine deve essere la trasferta in laguna di mercoledì: una vittoria contro il Venezia potrebbe aiutare a vivere la sosta con un pizzico di ottimismo in più.
Pedro. Il suo acquisto ha fatto scalpore più per la provenienza che per le sue effettive qualità, ma sono bastate poche partite per far ricordare a tutti la classe infinita dello spagnolo. Fin qui è sceso in campo sempre e ha fatturato spesso: 7 gol e 4 assist in stagione. È l’espressione in campo dell’idea di gioco di Sarri e al tempo stesso il motore della Lazio.
Luis Alberto. Ritorna in campo dopo l’assenza contro il Sassuolo e in appena trenta minuti fa capire perché questa Lazio non può fare a meno di lui. Prima l’assist da corner per Acerbi, poi la magia assoluta a premiare Zaccagni. L’ultimo calciatore biancoceleste a collezionare due assist partendo dalla panchina era stato Zarate nel 2011. Determinante il Mago.
Cataldi. Difficile trovare delle prestazioni insufficienti tra i biancocelesti, quella del regista però è stata fin troppo scolastica. Per quelle che sono le sue qualità è lecito attendersi di più sotto il profilo delle giocate e della fluidità di manovra. La crescita deve passare anche da partite come quella di venerdì.
Acerbi. Promosso per prestazione e gol, rimandato per tutto il resto. Prima esulta dopo il 2-0 con il dito davanti alla bocca per zittire qualche critica di troppo ricevuta, poi si lascia andare ad una battuta sulla scarsa affluenza all’Olimpico dei tifosi biancocelesti: “ci sono meno tifosi adesso che durante il Covid”. Nel post-gara sono arrivate le scuse.
Il Tabellino
LAZIO (4-3-3): Strakosha; Hysaj (18′ st Radu), Luiz Felipe (39′ st Patric), Acerbi, Marusic; Milinkovic, Cataldi (29′ st Leiva), Basic (18′ st Luis Alberto); Pedro, Felipe Anderson (39′ st Muriqi), Zaccagni.
A disposizione: Reina, Adamonis, Lazzari, Escalante, Akpa Akpro, Moro. Allenatore: Sarri.
GENOA (3-5-2): Sirigu; Vanheusden (1′ st Biraschi), Vazquez, Criscito; Ghiglione (15′ st Sabelli), Sturaro (1′ st Hernani), Badelj, Portanova (37′ st Melegoni), Cambiaso; Pandev (15′ st Ekuban), Destro.
A disposizione: Semper, Andrenacci, Masiello, Bani, Toure, Galdames, Kallon. Allenatore: Shevchenko.
ARBITRO: Pairetto
MARCATORI: 36′ pt Pedro, 30′ st Acerbi, 36′ st Zaccagni, 41′ st Melegoni.
NOTE: Ammoniti: Ghiglione, Vazquez, Portanova. Recupero: 2′ pt, 3′ st.
Michele Gioia