Civitavecchia, 160 ettari di boschi a rischio: interviene la Lipu (VIDEO)

"Disboscare 160 ettari del Marangone e dell'Infernaccio”: il progetto dell'Università Agraria di Civitavecchia contestato dalla Lipu. Il servizio di Riccardo De Paola

“Disboscare 160 ettari del Marangone e dell’Infernaccio per il ripristino di presunti uliveti e pascoli abbandonati”. E’ quanto sta portando avanti l’Università Agraria di Civitavecchia, ma il progetto non va giù alla Lipu che continua ad opporsi.

L’Università Agraria di Civitavecchia continua a manifestare l’intenzione di disboscare 160 ettari di boschi del Marangone e Infernaccio per il ripristino di presunti uliveti e pascoli abbandonati da decenni. A lanciare l’allarme è la Lipu Lazio, preoccupata per questo piano che rappresenta una grave minaccia anche per la biodiversità del luogo ricco di rapaci e altre specie rare.

Civitavecchia, boschi a rischio: le dichiarazioni della Lipu

Alessia Colle, Lipu Civitavecchia: “L’Università Agraria di Civitavecchia ha programmato dei lavori e li ha effettuati con mezzi pesanti, anche cingolati, per un’opera della valorizzazione di un uliveto che non è prioritario. Qui è prioritaria la conservazione della natura e della biodiversità”.

“Qui ci sono importanti e rari uccelli rapaci che nidificano e purtroppo una parte del progetto riguarda una zona ricchissima di rapaci che rischia di essere disboscata. Noi ci opponiamo al disboscamento della macchia del Semaforo e La Castellina perché questa zona è da conservare”.

“Al limite si possono effettuare tagli meno impattanti di quello proposto dall’università agraria di Civitavecchia. Abbiamo dovuto purtroppo chiedere alla Regione Lazio di fermare i lavori e assoggettarli a nuova valutazione di incidenza perché erano troppo impattanti per  il tipo di ambiente in cui venivano svolti. Noi vogliamo la conservazione dei boschi come polmone verde e produttori di ossigeno”.

La replica dell’Università Agraria

Ecco la replica dell’Università Agraria:

La LIPU parla di “taglio a raso” ben sapendo che sia la legge Regionale Forestale che il Regolamento Regionale forestale vietano di tagliare i boschi con un “taglio a raso” e per questa ragione questa tecnica non è scritta né può essere scritta in nessun punto del Piano di Gestione Forestale mentre strumentalmente e in maniera diffamatoria loro questo sostengono.

“Il Piano, e quindi anche gli interventi di taglio, sono stati approvati dalla Regione Lazio che ha redatto la norma Forestale e quindi dall’Ufficio Area Pianificazione Forestale e dalla Direzione Regionale Capitale Naturale Parchi e Aree Protette, nello specifico dall’Area Valutazione di incidenza.

Lo stesso Piano è stato valutato anche dalla Città Metropolitana Servizio Geologico e difesa del suolo. Inoltre, data la presenza dei vincoli, ha espresso parere favorevole anche la Sovraintendenza per i Beni Archeologici e Paesaggistici.

Nello specifico poi delle sezioni al taglio denominate “La Castellina” e “Macchia del Semaforo”, il progetto prevede un taglio ceduo con rilascio di piante in piedi prevedendo un numero più del doppio di quello di concesso per legge e quindi con una maggiore tutela del territorio”.

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