Serie A, top e flop: torna a volare la Lazio, la Roma travolta sotto lo sguardo di Totti

Contro la Samp i biancocelesti al top ritrovano la vittoria (1-3). Sabato il tracollo della Roma (0-3): all’Olimpico di Special c’è solo l’Inter

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Immagine di repertorio dello stadio

La Lazio fa tutto nel primo tempo: super Zaccagni e doppietta di Immobile. Il capitano però si ferma dopo 45 minuti per un fastidio al ginocchio: allarme in vista della sfida contro il Galatasaray. Sarri punta su forze fresche e ritrova i tre punti dopo un mese. Nel big match di sabato una Roma passiva si arrende all’Inter: tre gol subiti in trenta minuti. Ovazione dell’Olimpico per Totti che torna in tribuna dopo due anni. In gol anche Dzeko che non esulta, fischi e applausi per il bosniaco.

Contro la Samp i biancocelesti al top ritrovano la vittoria (1-3). Sabato il tracollo della Roma (0-3): all’Olimpico di Special c’è solo l’Inter

La Lazio ritrova la vittoria contro la Sampdoria (1-3). Crolla la Roma nel big match del sabato: all’Olimpico di Special c’è solo l’Inter

La sedicesima giornata di Serie A si completerà oggi con Empoli – Udinese (18:30) e Cagliari – Torino (20:45), ma ha già regalato spettacolo nelle otto gare del weekend. Tra rimonte negli ultimi minuti e sfide d’alta classifica sono già stati segnati 32 gol. Il passo falso casalingo del Napoli contro l’Atalanta (2-3) è costato agli uomini di Spalletti due posizioni in classifica: Milan e Inter sono rispettivamente prima e seconda. Le prime quattro squadre sono racchiuse in quattro punti, poi Juve e Fiorentina. Le squadre della Capitale si dividono la settima posizione.

 Sampdoria – Lazio

Dopo più di tre mesi la Lazio torna a vincere in trasferta in Serie A e prova a lasciarsi alle spalle le ultime delicate settimane. I tre punti conquistati a Marassi servono a muovere la classifica (agganciata la Roma a quota 25) e soprattutto a dare un po’ di respiro alla squadra in vista dei prossimi impegni.

Le tante partite ravvicinate e la sfida contro il Galatasaray di giovedì prossimo portano Sarri ad un mini-turnover, dettato in parte anche da esigenze tattiche e dal momento di forma non proprio esaltante di qualche singolo. Rispetto al match contro l’Udinese il tecnico biancoceleste applica cinque correttivi: Strakosha, richiesto a gran voce da una buona parte dei tifosi, torna a difendere i pali in campionato al posto di un deludente Reina; in difesa rientrano Luiz Felipe e Marusic; il dinamismo di Basic per far rifiatare Luis Alberto e la brillantezza di Zaccagni in sostituzione di un Felipe Anderson recentemente involuto. Escludendo il difensore, già titolare di questa squadra, le interessanti risposte fornite dagli altri giocatori potrebbero far riflettere seriamente Sarri in vista del prossimo futuro.

Per evitare passi falsi e consapevole dell’importanza della partita la Lazio parte subito a mille all’ora. Passano appena sette minuti e l’equilibrio si spezza: Immobile vince un contrasto aereo e appoggia per Zaccagni, l’ex Verona finge di calciare verso la porta ma premia l’inserimento di Milinkovic: mancino di prima intenzione alle spalle di Audero. Continua a spingere la Lazio e a distanza di dieci minuti trova il raddoppio. Dopo un’ottima serpentina a ridosso dell’area di rigore, Zaccagni, in caduta, riesce a servire Immobile che corregge verso la porta senza pensarci troppo e trova il 2-0. La Samp prova ad accorciare le distanze ma la Lazio sta bene in campo e al 37esimo trova il terzo gol dopo una serie di giocate in verticale. Zaccagni, Marusic e Milinkovic a confezionare l’azione, conclusa, ancora una volta alla perfezione, dalla doppietta personale di Immobile.

Nella ripresa il capitano biancoceleste resta fuori a scopo precauzionale dopo aver avvertito un fastidio al ginocchio e Sarri, confortato dal vantaggio, punta su Muriqi. Per conoscere qualcosa di più sulle condizioni di Immobile sarà fondamentale la giornata di oggi, il problema potrebbe tenerlo fuori per qualche giorno e costringerlo a saltare la sfida dell’Olimpico contro il Galatasaray. Nel secondo tempo la Lazio prova a gestire il risultato giocando con il cronometro ma di fatto esce dalla partita non riuscendo più ad essere pericolosa. Sale in cattedra Strakosha con un paio di ottimi interventi prima su Thorsby e poi su Gabbiadini. Al 66esimo l’episodio che rischia di compromettere la gara: Milinkovic prima si lamenta con l’arbitro Fabbri per un fallo subito non giudicato tale dal direttore di gara, poi, sulla stessa azione, rimedia un giallo dopo aver sgambettato un avversario. Le proteste reiterate nei confronti del direttore di gara gli costano il secondo cartellino nel giro di dieci secondi e lasciano la Lazio con un uomo in meno nella mezz’ora finale. Sale la pressione della Samp che non riesce però a sbloccare la gara prima dell’89esimo quando Gabbiadini trova il gol della bandiera. Missione superata per la Lazio: tre punti, buona prestazione e fiducia incamerata per la decisiva sfida di giovedì contro il Galatasaray.

L’ascesa di Zaccagni

Nel momento di maggiore difficoltà dell’attacco biancoceleste Maurizio Sarri ha trovato in Zaccagni l’uomo in più, quello in grado di fornire alla manovra offensiva elettricità e tanta qualità. Due assist a Genova e una prestazione da assoluto protagonista per il numero 20 biancoceleste che arrivano a compimento di un percorso di crescita atletica importante che stava già lasciando intravedere i primi risultati nelle ultime apparizioni. Non appena è calato il rendimento di Felipe Anderson, Zaccagni ha risposto presente e si è preso la Lazio. “Sono pronto, mi sento bene e sono contento di questo. Non pensavo di trovarmi così bene qui. Sono felice della scelta” il commento del giocatore a fine partita.

Nelle ultime due stagioni in Serie A con la maglia del Verona Zaccagni ha collezionato 70 presenze mettendo a referto 7 gol e 17 assist. Quest’anno ha già trovato la via della rete in due occasioni ad inizio campionato con l’Hellas ed è ancora alla ricerca del primo timbro con la sua nuova maglia. La prestazione di ieri e i due assist indicano che la strada è quella giusta.

Il Tabellino

SAMPDORIA (4-4-2): Audero; Bereszynski (12′ st Yoshida), Ferrari (1′ st Dragusin), Chabot, Augello; Candreva (40′ st Ciervo), Ekdal, Thorsby, Verre (1′ st Silva); Gabbiadini, Quagliarella (1′ st Caputo).

A disposizione: Falcone, Ravaglia, Depaoli, Murru, Askildsen, Trimboli, Yepes. Allenatore: D’Aversa

LAZIO (4-3-3): Strakosha; Hysaj, Luiz Felipe, Acerbi, Marusic; Milinkovic, Cataldi (19′ st Leiva), Basic; Pedro (19′ st Felipe Anderson), Immobile (1′ st Muriqi), Zaccagni (33′ st Lazzari).

A disposizione: Reina, Adamonis, Radu, Vavro, Akpa Akpro, Escalante, Luis Alberto, Moro. Allenatore: Sarri

ARBITRO: Fabbri di Ravenna

MARCATORI: 7′ pt Milinkovic, 17′ pt e 37′ pt Immobile, 44′ st Gabbiadini

NOTE: Espulsi: Al 22′ st Milinkovic (L) per doppia ammonizione. Ammoniti: Candreva, Bereszynski, Quagliarella, Silva (S), Milinkovic, Muriqi (L). Recupero: 1′ pt, 4′ st.

Top & Flop

Top: Strakosha. Escludendo Zaccagni, menzionato a parte, e Immobile, che meriterebbe questo riconoscimento ad honorem, Strakosha nel secondo tempo è stato nettamente il migliore in campo dei suoi. Il portiere albanese, che sta vivendo un’annata non semplice per questioni extra-campo, ha compiuto almeno quattro ottimi interventi che hanno evitato alla Samp di riaprire la gara.

Flop: le alternative. Che la Lazio abbia bisogno di rinforzi sul mercato ormai lo hanno capito tutti: gli interventi da fare sono tanti e sono urgenti. Il cambio preventivo Immobile – Muriqi all’intervallo è arrivato con alle spalle il risultato acquisito di 3-0, sarebbe stato difficile immaginarlo a gara aperta. Sarri ha poche alternative ed è spesso costretto a far giocare gli stessi, aumentando quindi il rischio di infortuni.

Roma – Inter

Arrendevole. Basterebbe una sola parola per raccontare la pessima figura della Roma: difficile aggiungere altro, impossibile trovare appigli o spunti positivi. La gara andata in scena all’Olimpico sabato pomeriggio era la più attesa per José Mourinho, che tornava a sfidare il suo passato, ma soprattutto una delle più sentite in assoluto dai tifosi giallorossi che in 51mila hanno riempito lo stadio, facendo registrare l’ennesimo sold-out stagionale.

Sotto gli occhi di Francesco Totti, tornato a vedere la Roma dal vivo per la seconda volta da quando ha detto addio al club, i giallorossi sono stati travolti dalla marea nerazzurra senza riuscire in alcun modo a contrastare la corrente. Ricordare le assenze è un atto tanto doveroso quanto elegante: Pellegrini, Abraham, El Shaarawy, Karsdorp, Carles Perez e Spinazzola. Cinque titolari a cui Mourinho è stato costretto a rinunciare. Alibi peraltro a cui è ricorso il tecnico nelle pochissime parole, senza contraddittorio, concesse nel post-gara. Nonostante gli indisponibili però, la prova offerta dai calciatori in campo e dal tecnico è stata assolutamente insoddisfacente, a larghi tratti irritante. Che l’Inter partisse nettamente favorita era chiaro a tutti, tifosi compresi, ma a sorprendere e deludere è stata l’assoluta incapacità di opporre un minimo di resistenza ai campioni d’Italia e l’atteggiamento rinunciatario per tutto il corso della gara.

Il piano gara della Roma è stato chiaro fin dalla lettura delle formazioni: 5-3-2 con cinque difensori in campo. Chiudersi e ripartire, questo il concetto chiave. Per portare a compimento un’impresa del genere, e strappare punti pesanti in una partita preparata in questo modo, sarebbero serviti però concentrazione massima, una difesa blindata e un attacco cinico. Tre ingredienti che alla Roma invece sono mancati del tutto. Il regalo che ha aperto la gara è di quelli che si vedono raramente sui campi di calcio, specie a questo livello ed in partite così importanti. Difficile trovare giustificazioni, inutile provare a ripartire le colpe tra i protagonisti: lo schieramento su palla inattiva, il movimento a vuoto di Zaniolo e Cristante che, oltre a non prendere il pallone, inganna un pessimo Rui Patricio che si fa passare il pallone, calciato dalla bandierina da Calhanoglu, sotto le gambe. A rimarcare la non casualità dell’errore, qualche istante dopo, un calcio d’angolo identico per traiettoria e intenzioni che per poco non si tramuta nella seconda drammatica beffa per i giallorossi.

Dopo il gol subito il dominio dell’Inter si fa manifesto. La Roma alza la testa in due sole occasioni, venendo punita entrambe le volte. Prima con un tiro non preciso di Mkhitaryan dopo un’azione insistita di Zaniolo, a cui risponde la rete dell’ex più atteso: Edin Dzeko. Azione splendida dell’Inter, fitta trama di passaggi e colpo decisivo del bosniaco al 24esimo. Dieci minuti più tardi, Viña calcia a botta sicura dall’interno dell’area di rigore trovando però un provvidenziale Dumfries che si lancia verso il pallone murandolo. Ancora una volta: ripartenza Inter e gol. Bastoni sfrutta il campo libero a sua disposizione e dalla trequarti mette una palla a giro sul secondo palo, il duello Viña – Dumfries lo vince di nuovo l’olandese che gli sfila alle spalle e di testa fa 3-0.

Il primo e il terzo gol sono ridicoli” sentenzia Mourinho. Da quel momento, salvo qualche ripartenza sporadica e conclusioni poco pericolose, l’Inter amministra e la Roma ringrazia mettendosi a difendere la sconfitta per non farla tramutare in umiliazione.

Il Mourinho Giallorosso

L’ottima chiusura di novembre, con tre vittorie consecutive, si è trasformata immediatamente in un incubo nelle prime due uscite di dicembre, tra sconfitte e infortuni: zero punti, zero gol fatti e quattro subiti.

Con sette sconfitte nelle prime sedici partite di campionato la Roma ha eguagliato il record negativo della stagione 2008/09, aprendo scenari di discussione. Inevitabile, ad esempio, il confronto con l’andamento della squadra nella scorsa stagione. Alla 16ma giornata della Serie A 2020/21 la Roma era quarta a 33 punti (+8 rispetto all’attuale), a quattro lunghezze dal primo posto, che ora invece ne dista tredici. L’Atalanta quarta è a +9 dai giallorossi.

Con questi ragazzi non riesco ad avere sensazioni negative. Chi dà tutto quello che ha non è obbligato a fare di più”, Mourinho si è espresso così nel post-partita di sabato, certificando la distanza tra il livello di qualità che il tecnico vorrebbe e quella che realmente ha a sua disposizione. È inevitabile che da questa rosa non ci si possa attendere una competitività ai massimi livelli, ma è altrettanto vero che da un tecnico come Mourinho sia lecito aspettarsi qualcosa in più. Nessun miracolo, certo, ma la capacità di ridurre parzialmente, con la sua esperienza e il suo lavoro, il gap con le prime del nostro campionato.

Il Tabellino

ROMA (5-3-2): Rui Patricio; Ibanez, Mancini, Smalling, Kumbulla (16′ st Bove), Viña; Veretout (46′ st Volpato), Cristante, Mkhitaryan; Zaniolo, Shomurodov.

A disposizione: Fuzato, Boer, Reynolds, Calafiori, Diawara, Villar, Darboe, Borja Mayoral. Allenatore: Mourinho.

INTER (3-5-2): Handanovic; D’Ambrosio, Skriniar, Bastoni (31′ st Dimarco); Dumfries, Calhanoglu (38′ st Sensi), Brozovic, Barella (14′ st Vidal), Perisic; Dzeko (31′ st Vecino), Correa (14′ st Sanchez).

A disposizione: Radu, Cordaz, Cortinovis, Zanotti, Gagliardini, Carboni, Lautaro Martinez. Allenatore: Inzaghi.

ARBITRO: Di Bello di Brindisi.

MARCATORI: 15′ pt Calhanoglu, 24′ pt Dzeko, 39′ pt Dumfries

NOTE: Ammoniti: Ibanez, Mancini, Zaniolo (R), Barella (I). Recupero: 1′ pt, 3′ st.

Top & Flop

Top: Curva Sud. Gli unici ad essere usciti vincenti dallo Stadio Olimpico sabato sera sono stati i tifosi della Roma. Cori e ovazioni prima della gara per Francesco Totti, inno da brividi e sostegno incessante alla squadra nei novanta minuti. Mentre i giallorossi arrancavano in campo verso il triplice fischio, la dimostrazione d’amore sugli spalti è stata toccante: “alé alé Roma alé” cantato incessantemente per venticinque minuti.

Flop: Tiago Pinto. Dopo mesi di silenzi e pochissime apparizioni davanti ai microfoni, da settimane il GM giallorosso non perde occasione per parlare prima e dopo le gare. Poche notizie e poche risposte ai tifosi. Tante frasi di circostanza, ripetute ad ogni intervista, tra cui il supporto della proprietà all’allenatore. “Faremo una squadra degna di Mourinho”, così Pinto si espresse quest’estate, promessa disattesa dalla realtà e dai gesti (oltreché dalle parole) del tecnico stesso.

Michele Gioia