Record di interventi chirurgici a Oculistica: siamo a oltre 3mila nell’anno in corso. Però La Regione Lazio sta valutando di trasformare il Grassi in covid hospital
Oltre tremila interventi di chirurgia oculistica all’ospedale di Ostia. Un record assoluto destinato a battere, per la fine dell’anno, il primato del 2019 se non fosse che la Regione Lazio sta pensando di riportare il Grassi a covid hospital con conseguente blocco della maggior parte delle attività.
Il record di interventi chirurgici ottenuto dall’equipe di Oculistica guidata dal dottor Andrea Niutta è stato raggiunto il 19 novembre. Il numero di 3.000 operazioni, soprattutto di rimozione della cataratta con posizionamento di cristallino artificiale, è stato celebrato con grande sobrietà ma con altrettanto intensa soddisfazione.
“E’ un risultato di tutta la squadra – ha sottolineato con i suoi collaboratori il dottor Niutta – ancor più prezioso se si considerano impegno e senso di appartenenza dimostrato da voi tutti in un periodo così difficile. E’ un risultato raggiunto soprattutto nell’interesse dei pazienti che a noi si rivolgono in un periodo di grave difficoltà di erogazione delle prestazioni vista l’emergenza legata al Covid 19 in ambito regionale”.
Il team di Oculistica vanta anche un altro primato nel suo settore: in ambito regionale è quello che osserva i più brevi tempi d’attesa per un intervento di cataratta che, in condizioni di operabilità del paziente, viene effettuato entro due mesi dalla prenotazione (leggi qui).
L’esplosione della quarta ondata, però, rischia di sottrarre nuovamente l’ospedale Grassi alle attività routinarie e d’elezione. Dalla Regione Lazio è stata rappresentata ai vertici della Asl Roma 3 di riattivare il percorso covid che comporterebbe, inevitabilmente, il blocco degli ambulatori, del Centro prelievi e di molte necessità dell’area chirurgica, com’era stato già a marzo scorso (leggi qui).
Peraltro, si osserva tra i dirigenti della sanità locale, stante la ristrutturazione in corso nel reparto di Subintensiva al pianterreno, sarebbe necessario riservare 30 dei 50 posti di Medicina all’area covd. In una condizione di carenza di personale impressionante e con medici e infermieri già provati dalla precedente esperienza.
Si calcola che al Pronto soccorso manchino nell’organico almeno dieci medici e di altri quattro sia la carenza per Medicina. Con questi numeri sarebbe impossibile garantire tutti i turni di guardia per le linee covid e non-covid. La scelta della Regione, di conseguenza, dovrebbe essere drastica: destinare il Grassi a pazienti solo covid o lasciarlo covid free per garantire tutti i servizi alla cittadinanza.
A tal proposito, ci si interroga su che fine abbiano fatto le 153 assunzioni autorizzate a settembre scorso per la Medicina d’Urgenza dalla Regione Lazio (leggi qui) delle quali, solo per Ostia, sono 16 previste per il Pronto soccorso e 19 per la Rianimazione.