Ostia: pesca di telline e cannolicchi messa a rischio dai lavori di difesa della costa (VIDEO)

Ostia, appello dei pescatori contro i lavori di difesa della costa: biodiversita’ e tremila posti di lavoro a rischio

Ostia: la pesca di telline e cannolicchi è di nuovo messa a rischio dall’intervento in corso di difesa della costa che prevede il radicamento di “tre pennelli” nel tratto antistante il complesso balneare Nuova Pineta Pinetina e lo Stabilimento Venezia. A denunciarlo la CO.GE.MO. il Consorzio di gestione e tutela dei molluschi e la Società Cooperativa “Il Cavalluccio Marino”.

Ostia, appello dei pescatori contro i lavori di difesa della costa: biodiversita’ e tremila posti di lavoro a rischio

A fine ottobre hanno preso il via i lavori di riqualificazione del tratto del litorale di Ostia Levante compreso tra Canale dei Pescatori e lo stabilimento Nuova Pineta, per cui la Regione ha investito 828mila euro e previsto opere necessarie alla rifioritura della scogliera esistente, oltre all’esecuzione del ripascimento di circa 10.000 mc di sabbie da dragare su barra sabbiosa sommersa.

Un progetto che ha messo in fibrillazione sin dal principio, consorzi e società cooperative di pescatori del litorale romano, che hanno usato per il cantiere parole dure, descrivendolo come una “scempio” mascherato da un decreto emergenza datato 2018 e messo in campo nel 2021, e che sta devastando il litorale romano.

Il timore delle società cooperative e consorzi del settore pesca sceso in campo anche nelle ultime ore, è che con questo cantiere già avviato, la Regione Lazio stia cercando di rilanciare un progetto più imponente, quello cioè degli “otto pennelli” scongiurato fin dal 2014, dopo una dura battaglia che ci ha visto protagonisti accanto a balneari, associazioni ambientaliste e sportive. “Una battaglia corale – ricordano – che il 27 novembre del 2014 è stata espressa in un convegno dal titolo “Roma: il litorale di Ostia, erosione, assetto e natura”.

Intervenuti ad esprimere contrarietà e alternative al progetto furono l’allora senatrice Fabiola Anitori che ha presieduto i lavori accanto al senatore Luigi Zanda con il supporto scientifico di professori universitari come Piero Bellotti, Carlo Blasi, Giuseppe Nascetti. Duro e chiaro anche l’intervento di allora di Legambiente con la presenza di Roberto Scacchi.

“Oggi come allora, i lavori in corso vanno ad intaccare l’equilibrio biologico di acque e fondali – spiegano nella nota congiunta CO.GE.MO e Il Cavalluccio Marino soc coop -. Le opere in cantiere stanno già provocando erosione su erosione, il paventato prelievo alla prima secca di oltre 40mila metri cubi di sabbia è un attentato alla biodiversità inevitabile, e documenta l’erosione sottoflutto portata da ogni “pennello” gettato nel mare”.

Il comparto della pesca professionale: “Ancora una volta non siamo stati ascoltati”

La denuncia che muove dal comparto di pesca professionale locale, è come al solito quella di non essere stati interpellati in qualità di soggetti “interessati” ad un progetto di difesa della costa che va ad incidere strettamente e negativamente sul lavoro.

Una notizia giunta a cantieri aperti, senza nessuna convocazione dagli enti preposti prima dell’approvazione del progetto, che metterà in crisi proprio gli operatori ittici, i primi a dover pagare nell’immediato il prezzo più alto di questa vandalizzazione delle acque e dei fondali, e a seguire – nella peggior previsione fatta dalla categoria stessa – sarà tutta la città a veder scomparire “la tellina romana”, i bivalvi, i cannolicchi così come le ultime spiagge di Levante comprese quelle di Castel Porziano e Capocotta, con le loro dune protette.

“Stanno mettendo in ginocchio un intero comparto, quello della piccola pesca. Persone, famiglie e lavoratori, che sono ben tremila tra occupati diretti e indotto. E nessuno ne parla – spiegano -. Quindi chiediamo l’immediato stop ai cantieri e un confronto pubblico urgente con il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e tutti gli enti coinvolti per discutere di valide alternative in grado di difendere gli arenili senza compromettere gli stock ittici e l’attività di pesca. Ostia ha nel suo patrimonio culturale e produttivo anche la piccola pesca, una tradizione riconosciuta e valorizzata anche fuori dai confini regionali. Tanto che altre regioni in passato si sono rivolte a noi pescatori del litorale romano per avere assistenza nel recupero del ciclo della biodiversità nelle loro acque – concludono“.

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