Ostia Antica, usuraio in manette: la vittima voleva suicidarsi

Le indagini sono partite dopo oltre un anno di debiti e di minacce, quando il commerciante vittima dell'usuraio ha tentato per due volte di uccidersi

Ha tentato per due volte di uccidersi e alla fine ha spiegato alla Polizia le ragioni del gesto: doveva dei soldi ad un usuraio che lo minacciava. Il suo incubo ha avuto finalmente fine, con l’arresto dello strozzino. A finire in manette è stato Stefano Lattanzi, 59 anni, imprenditore agricolo di Ostia Antica

Le indagini sono partite dopo oltre un anno di debiti e di minacce, quando il commerciante vittima dell’usuraio ha tentato per due volte di uccidersi

Nella mattinata di oggi è stata data esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Roma nei confronti di Stefano Lattanzi, 59 anni, già recidivo per reati specifici e gravemente indiziato dei delitti di usura e tentata estorsione, con le aggravanti di aver commesso il fatto ai danni di persona in stato di bisogno, che svolge attività imprenditoriale. Con lui, accusato di concorso nel reato di usura, è stato denunciato anche un ristoratore dell’Infernetto, A.D. di 62 anni: avrebbe presentato la vittima all’arrestato. A coordinare le indagini, condotte dal dirigente del Decimo Distretto, Antonino Mendolia, è stato il procuratore aggiunto del Pool antiusura di Roma, Giovanni Conzo.

La storia

Tutto è iniziato con il primo lockdown quando, a marzo del 2020, il proprietario di un negozio di alimentari a conduzione familiare si è trovato nell’impossibilità di pagare i fornitori. Dopo aver ricevuto il rifiuto di un fido da parte degli istituti di credito e delle finanziarie, il commerciante si è rivolto all’amico di un amico. Stefano Lattanzi, appunto, imprenditore del settore macchine agricole, con attività a Ostia Antica.

Secondo l’accusa, Lattanzi avrebbe prestato 40mila euro al negoziante pattuendo la restituzione attraverso il pagamento di 2000 euro ogni settimana per 25 settimane. Il totale, dunque, avrebbe fatto 50mila euro, con l’applicazione di un tasso d’interesse del 25%, pari al 50% annuo.

Lo sconfinamento dei pagamenti oltre le 25 settimane, nelle quali il negoziante avrebbe restituito “solo” 18mila euro, avrebbe attivato, secondo le indagini, minacce e persino una sorta di “spesa proletaria” nel negozio della vittima. Sarebbe successo, infatti, che un giorno si sono presentate più persone nell’alimentari portando via confezioni e prodotti senza pagare.

Ad agosto scorso, dunque, due tentativi consecutivi di suicidio da parte dell’alimentarista. E la denuncia presentata dopo che la polizia ha scoperto la vera ragione delle forme di autolesionismo. Da quel momento, d’intesa con il pool Antiusura, l’uomo è stato messo sotto osservazione, sono state posizionate varie telecamere e microspie e sono state intercettate tutte le telefonate minatorie ricevute. In un caso, Lattanzi sarebbe arrivato a schiaffeggiare e minacciare la sua vittima in presenza di un poliziotto che nel negozio si era finto tecnico dei frigoriferi.

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L’arrestato, Stefano Lattanzi, accusato di usura e tentata estorsione

Nel corso dell’aggressione l’usurato riportava lesioni personali, in particolare un trauma facciale e un trauma cranico, dopo essere stato minacciato di morte, per costringerlo all’immediata restituzione degli interessi maturati con il debito.

Un ristoratore dell’Infernetto, A.D. di 62 anni, è stato denunciato per concorso in usura. E’ ritenuto l’uomo che avrebbe presentato la vittima a Lattanzi, verosimilmente già vittima di usura e divenuto procacciatore di “clienti” per i prestiti.

Le indagini costituiscono la conferma alla diffusione del fenomeno usurario nel circondario di Roma, ancor più aumentato con rapidità a seguito della pandemia da Covid 19 e della conseguente crisi economica di diversi operatori commerciali e della necessità della denuncia della vittima per potere identificare gli strozzini. Un invito in tal senso arriva da parte delle forze dell’ordine e della magistratura a denunciare, a non farsi intimidire, a rispondere con la legge quelle che possono sembrare leggerezze compiute, spesso, per un sistema finanziario rigido e non comprensivo.

Va ricordato al lettore che un indagato è da ritenersi innocente fino al terzo grado di giudizio e che le eventuali prove a suo carico si formano durante il processo. Le accuse restano tali se non sono supportate da prove in fase dibattimentale.

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