Venne omaggiato come un eroe nazionale quando nel 1981 si calò a testa in giù all'interno di un pozzo profondo 60 metri per salvare la vita di Alfredo, 6 anni
La città di Nettuno listata a lutto piange la morte di Angelo Licheri – 77 anni – nel giorno del suo funerale, celebrato quest’oggi a partire dalle ore 15 presso la parrocchia San Paolo Apostolo, in zona Tre Cancelli.
Licheri divenne una sorta di eroe nazionale nel 1981, quando, ormai quarant’anni fa, assieme ad altri uomini, cercò, senza riuscirvi, di salvare Alfredino Rampi, il bambino di sei anni caduto e poi deceduto all’interno di un pozzo artesiano profondo 60 metri e largo 28 centimetri in via Sant’Ireneo a Vermicino, zona Selvotta, vicino Frascati.
L’uomo, sardo originario di Gavoi (Nuoro), era da tempo malato e si trovava da otto anni ricoverato presso una casa di cura a Roma. All’epoca dei fatti di Vermicino, Licheri, autista per una tipografia romana, rimase impresso nell’immaginario collettivo grazie a questo episodio di cronaca che ai tempi destò grande scalpore, tanto da essere ripreso in diretta per 18 ore dalla Rai.
Licheri, che nel 1981 aveva 37 anni, assistendo in tv all’evento, decise di intervenire con grande coraggio andando sul posto per tentare il salvataggio del bambino. 45 minuti pieni di pathos, in cui, calato a testa in giù nel pozzo, tra il 12 ed il 13 giugno di quell’anno, si attivò in prima persona per salvare la vita ad Alfredino, precipitato là dentro la sera del 10 giugno.
Giunto dunque 54 ore dopo la caduta di Alfredino nel pozzo, si mosse sapendo che le autorità cercavano volontari dalla corporatura abbastanza esile per entrare in quel cunicolo e rimase dentro ben oltre i 20 minuti stimati dagli esperti, tentando l’impresa fino all’ultimo secondo, provando per sette volte a tirarlo fuori. Rimase nella storia perché fu l’unico a toccare il volto del bambino e a pulirlo dal fango, unico anche a spingersi così a fondo, usando il suo corpo come un ariete, provandole davvero tutte prima di arrendersi. Fu molto legato alla famiglia del bimbo e partecipò a tutte le iniziative per ricordare Alfredino, morto poi il 13 giugno di quell’anno, e fu sempre molto severo con sé stesso, non considerandosi mai un eroe, tanto da rifiutare 27 medaglie d’oro: “Ho fallito – disse Licheri – come potevo accettare?”
Proclamato dunque per oggi, giornata dei funerali, il lutto cittadino per Nettuno, dove Angelo Licheri viveva da 20 anni e, divenuto disabile, era ospite della fondazione San Giuseppe. Lo ricorda così il sindaco di Nettuno Alessandro Coppola “Se ne va un uomo coraggioso e dal cuore immenso, non era nato e Nettuno, ma qui ha trovato una seconda casa. La nostra comunità lo accolto a braccia aperte ed oggi piange con profondo dolore la sua scomparsa”.
E nel solco del quarantennale della morte di Alfredino, ecco l’iniziativa sorta per realizzare un murales in sua memoria. Il tutto verrà realizzato grazie ad una raccolta fondi su gofundme a Roma, con l’obiettivo dichiarato di dedicare al bambino di Vermicino un’opera artistica che promuova tutto quello che Alfredino e la sua vicenda toccante hanno rappresentato: legalità, solidarietà, soccorso, competenze.
In una nota che promuove la raccolta fondi in questione si legge: ”La tragedia insegna che i lavori illegali e quindi il pozzo abusivo non protetto determinarono la caduta del bambino che non fu salvato a causa della mancanza delle competenze adeguate sul luogo. Tanta fu la solidarietà, diversi volontari si calarono nel pozzo mettendo a rischio la propria vita per salvare quella del bambino. La tragedia è stato il seme per la nascita delle Protezione Civile, pertanto l’obiettivo dell’opera è anche quello di raccontare alle nuove generazioni la genesi di una istituzione fondamentale per la vita del paese”.
Una vicenda che rimane scolpita nei cuori di tutti gli italiani, con la famiglia di Alfredino che, sempre molto attiva e sensibile sul tema, ha dato vita a una onlus che si occupa di emergenze grande attenzione alle esigenze dei bambini e degli adolescenti. Il ricavato della raccolta sarà in parte donato al centro. La nota, al riguardo, si conclude così, ricordando Alfredino: “Un tributo ad Alfredo è doveroso, e spero con tutto il cuore nella generosità degli italiani che durante le notti di Vermicino assistettero impotenti alla tragedia”.
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