Alla Asl Roma 3 la Regione Lazio ha inviato il numero più basso di dosi di vaccino antinfluenzale: colpa di una scarsa adesione di medici di famiglia e pediatri?
Spetta alla Asl Roma 3, quella che assicura la sanità sul litorale e sul quadrante ovest della città, il poco rassicurante primato della più bassa fornitura di dosi di vaccino antinfluenzale per quest’anno. La Regione Lazio ha sbagliato i suoi calcoli oppure è colpa di una scarsa adesione di medici di famiglia e pediatri?
E’ una domanda legittima quella che i pazienti si stanno facendo in queste ore dopo aver appreso dalla stessa Regione Lazio la quantità di dosi di vaccino antinfluenzale distribuite tra medici e di famiglia e pediatri. Dall’assessorato regionale alla Sanità, infatti fanno sapere che su un quantitativo complessivo di 427mila dosi consegnate, la ripartizione per aziende sanitare è stata la seguente:
Alla Asl Roma 3, quindi, sono andate appena 9.320 dosi. Un quantitativo bassissimo (il minore tra le asl regionali) di vaccini antinfluenzale se si considera che nell’area di competenza risiedono circa 600mila persone.
Cosa è successo dunque? Errori logistici e di valutazione da parte della Regione Lazio oppure bassa adesione da parte di medici di famiglia e pediatri ovvero delle figure professionali coinvolte nella campagna di questa specifica vaccinazione?
Difficile dare una risposta. Alla luce anche del fatto che da sabato 9 ottobre la Asl Roma 3 non ha un direttore generale. La Regione Lazio, infatti, non ha rinnovato l’incarico a Marta Branca e, al tempo stesso, non ha nominato un sostituto. Daniela Sgroi, che della asl è il direttore sanitario generale, ne svolge le funzioni ma è evidente che l’incarico è più che oneroso stante la complessità della macchina sanitaria in un’area che conta non solo un considerevole numero di residenti ma anche l’aeroporto intercontinentale di Fiumicino, l’ospedale Grassi e funzioni specifiche come quelle si supervisione veterinaria tra allevamenti delle campagne di Maccarese e il canile comunale di Roma.
Ancora più grave sarebbe l’altra ipotesi, ovvero che siano stati medici di famiglia e pediatri a limitare la loro partecipazione alla campagna vaccinale. Da sempre Ostia e dintorni sono roccaforti del sindacato di categoria che ad ogni ulteriore impegno professionale fa pesare la richiesta di una contropartita.
Dalla Regione Lazio al momento non arrivano spiegazioni riguardo a questa defaillance. L’augurio non è tanto che arrivi una risposta in tempi brevi ma che le forniture necessarie in dosi di vaccino siano presto riviste e aggiornate rispetto alle esigenze del territorio di competenza della Asl Roma 3.