Tra le ipotesi quella di estendere la validità del tampone rapido da 48 a 72 ore. Le proteste dei ristoratori
Green pass no. Green pass sì. Green pass sì ma non così. Non accennano a diminuire le polemiche relative all’estensione e validità del certificato verde. Da più parti si chiede di rielaborare e ripensare nella forma ma anche nella sostanza questa misura governativa per la lotta al contagio da Covid-19.
Il Green pass è stato oggetto delle dichiarazioni del sottosegretario alla Salute Andrea Costa che ha detto, in tal senso: “Sarà possibile rivedere ed eventualmente ridurre l’attuale applicazione del green pass con l’inizio del nuovo anno se i dati dell’epidemia di Covid-19 continueranno a mostrare un trend di miglioramento, ma una valutazione più precisa sarà fatta a dicembre in concomitanza con la scadenza dello stato di emergenza che auspichiamo possa avere termine”.
Sul tema si è anche espresso Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova che al riguardo ha spiegato come “Qualunque decisione venga presa di allungamento del tampone è una decisione politica, non è una decisione scientifica”. Bassetti si è espresso in merito all’ipotesi di allungare la validità del tampone rapido da 48 a 72 ore: “Il tampone già a 48 ore rischia di avere una finestra in cui uno potenzialmente se già infettato potrebbe essere diventato positivo, figuriamoci a 72 ore”.
L’infettivologo ha poi ribadito: “Non dimentichiamoci che il green pass non è stato introdotto per diventare un tamponificio in Italia ma perché la gente si andasse a vaccinare, se oggi avere il green pass vuol dire continuare a fare il tampone finisce per non avere più senso il green pass allora ripensiamolo, forse vale la pena anche pensare di eliminarlo”.
Anche alle nostre latitudini una larga rappresentanza dei ristoratori di Fiumicino parla del Green Pass e nella fattispecie chiede la capienza dei locali al cento per cento senza limitazioni.
Massimiliano Mazzuca, presidente associazione Lungomare della Salute di Fiumicino , a nome dei ristoratori di zona e non solo, commenta così: “Da oggi, per fortuna, viene abolito il famoso distanziamento, il metro di distanza per intenderci, all’interno di diverse attività economiche”. “Un risultato – prosegue Mazzuca – di cui siamo molto felici perché significa che l’Italia lentamente sta uscendo dall’incubo Covid. Dispiace però notare che questo limite rimanga tabù all’interno di ristoranti e bar”. In conclusione, esponendo il pensiero di molti ristoratori, Mazzuca spiega “Mentre per tutti il metro non vale più e si va al 100 per cento della capienza, per attività come le nostre rimangono le limitazioni di sempre”.
Parlando a nome della categoria, Mazzuca chiede di rivedere le misure anti contagio in quanto “Qui nessuno vuole cadere nel tranello della guerra tra poveri perché tutte le attività che oggi riaprono sono state colpite in maniera durissima dalla pandemia. Siamo tutti sulla stessa barca, nessuno escluso”. “Al contrario – rammenta – proprio alla luce di questi limiti che cadono e all’aumento delle bollette di luce e gas al quale andiamo incontro, più costi, uguali ricavi, più perdite, chiediamo al Governo di studiare, in accordo con le attività di ristorazione, allentamenti delle restrizioni mantenendo inalterata l’attenzione verso i nostri clienti”, conclude Mazzuca.
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