Whatsapp, Instagram e Facebook non funzionano: si ipotizza un collegamento tra il blocco e la denuncia della manager Facebook Frances Haugen, all'operato di Mark Zuckerberg
Da una manciata di minuti prima delle 18.00 di oggi, le schermate di Whatsapp, Instagram e Facebook, riferimenti essenziali per ogni forma di social online, sono spente in tutta Europa.
Per una notizia come quella che da oggi pomeriggio sta creando non pochi problemi a livello di business europeo, in un qualsiasi altro momento di regolare e rapida attività di comunicazione, avremmo usato l’espressione “è rimbalzata attraverso i social”. Ma da più di un’ora tutto tace a livello media online, per l’interruzione dei servizi dei tre social network più usati di sempre: Whatsapp, Instagram e Facebook.
Intanto, una nota diffusa quasi in contemporanea all’improvviso blocco, sul caso della ex product manager di Facebook Frances Haugen, entrata nella compagnia nel 2019 per occuparsi di contrastare la disinformazione, collega le sue pesanti dichiarazioni sulla linea aziendale di Mark Zuckerberg, con l’arresto dei tre canali.
La manager, sempre più delusa dall’operato del fondatore, aveva mosso l’accusa a Facebook di essere consapevole del fatto che le sue piattaforme diffondono odio, violenza e disinformazione, ma che ha sempre cercato di nasconderlo per motivi d’interesse:
“Quello che ho visto a Facebook – ha dichiarato la Haugen – è che c’è un conflitto d’interessi fra quello che è bene per il pubblico e quello che è buono per Facebook. E Facebook ha sempre scelto di ottimizzare i suoi interessi, ossia fare più soldi”.
Dopo aver condiviso decine di migliaia di pagine di documenti interni del social con il Wall street Journal, e presentato otto esposti alla Securities and Exchange, l’ente che regola la borsa americana, la Haugen, intervistata alla trasmissione “60 minutes”, ha così spiegato quello che ha scoperto durante la sua attività da dipendente Facebook:
“Zuckerberg non ha mai voluto creare una piattaforma d’odio, ma ha permesso scelte i cui effetti collaterali sono che i contenuti di odio e divisivi sono più distribuiti e raggiungono più persone. Nella sua attuale forma – ha aggiunto – Facebook è una minaccia alla democrazia”.
Sostenendo in pratica, che Facebook ottimizza i contenuti che producono reazioni, ma le ricerche interne di questo social network, dimostrano che sono i contenuti pieni di odio e divisivi, ad ispirarne di più nelle persone, e di tipo rabbioso.
“La compagnia – ha concluso la manager – ha anche riconosciuto che se cambia l’algoritmo perché sia più sicuro, la gente rimarrà meno tempo sui siti, cliccando su meno annunci e riducendo i guadagni”.
Domani Frances Haugen, testimonierà davanti ad una commissione del Senato. E chissà quindi che queste prossime ore rimaste prima della sua udienza, non servano proprio a sistemare alcune impostazioni e rendere la situazione più tranquillizzante prima di un’eventuale analisi del modus operandi della compagnia. La risposta sul web.
«Porgiamo le nostre più sincere scuse a tutte le persone che sono state interessate dall’interruzione dei servizi di Facebook in corso in questo momento. Stiamo riscontrando problemi di rete e i nostri team stanno lavorando il più velocemente possibile per eseguire il debug e ripristinare il più velocemente possibile il servizio». È quanto scrive in un tweet Mike Schroepfer, chief technology officer di Facebook.
Azioni giù di oltre il 5% e perdite per 6,1 miliardi di dollari per Mark Zuckerberg: sono i numeri della giornata nera di Facebook, inaccessibile da ore, insieme agli altri suoi servizi, Instagram e Whatsapp. Una giornata che era iniziata con la ‘talpa’ di Facebook uscita allo scoperto con l’accusa al social di mettere il profitto al di sopra della sicurezza.
Secondo il sito DownDetector, i tre servizi hanno riscontrato problemi in tutto il mondo, con 124mila interruzioni segnalate per Facebook, 97mila su Instagram e quasi 70mila su Whatsapp.
Pochi minuti prima della mezzanotte, le piattaforme social di proprietà di Mark Zuckerberg: Facebook, Whatsapp e Instagram, hanno ripreso a funzionare.
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