Arte & Cultura

“Ho incontrato il fantasma di Messalina, la donna più lussuriosa di Roma”

Viaggio nelle leggende romane sulle tracce del famigerato fantasma di Messalina, la matrona romana consorte dell'imperatore Claudio, famosa per la sua irrefrenabile bramosia.

Il signor Lino è un romano “doc”, uno di quelli che si vanta di esserlo da “sette generazioni”. Classe 1938, ha vissuto gli anni della guerra con gli occhi di un bambino per ritrovarsi protagonista del miracolo economico italiano tra gli anni cinquanta e sessanta del XX secolo.

Lino è sicuro di essersi imbattuto nel fantasma di Messalina, una notte di tanti anni fa nei pressi del Colosseo.

Il suo racconto affonda nei ricordi di una vita… Nel rivivere quell’istante con lucidità, la voce trema rivelando un’emozione ancora viva, evidentemente “immortale” nel tempo.

Vivevo con i miei in un palazzone nei pressi di Via degli Annibaldi. Ho sempre lavorato dopo la leva. Nulla di che, sia chiaro, almeno fino al concorso. Avevo vent’anni, forse ventuno e ogni tanto, le sere di sabato e domenica, davo una mano come garzone in una taverna vicino al Colosseo. Era estate, un caldo bestiale. Era notte fonda, credo verso le due e mezza, perché quel giorno diversi clienti si erano attardati. In più dovevamo sistemare le casse con la farina, la pasta… Insomma per fartela breve, mi incamminai verso casa che a malapena stavo in piedi per la stanchezza

In pratica io giravo intorno al Colosseo e poi tiravo su per via del Cardello. Non c’era anima viva. Vedo in lontananza che si muoveva davanti a me una ragazza vestita con una lunga veste bianca. Ricordo che aveva i capelli raccolti perché non erano lunghi. E mi sembra che portasse qualcosa intorno al collo, qualcosa di scuro. Tra qualche lampione e la luna piena, non dico che sembrava giorno ma vedevo bene! Non stavo sognando. Allora io penso a qualche gruppetto di ragazzi che si era attardato in strada. Pertanto mentre mi avvicinavo a questa donna, mi guardavo intorno. Ritorno su di lei che stava ferma rivolta verso il Colosseo. La continuo a fissare mentre le passo dietro. Questa mi da le spalle. Poi si gira quasi di scatto. Hai presente quando qualcuno ti becca che lo osservi?! Ho abbassato subito lo sguardo con imbarazzo…”

Ti parlo di un solo istante in cui percepisco questa donna che mi osserva. Rialzo gli occhi e non c’era più… Sparita! Mi sono talmente spaventato che ho iniziato a correre. Tempo dopo ne parlai a bottega. E il padrone ridendo mi disse che ero stato fortunato perché la bella Messalina mi aveva degnato della sua attenzione! Ma de che, pensai io, per poco me pijava un coccolone!

Valeria Messalina nel dipinto di Peder Severin Krøyer (1881).

Il colorito racconto del signor Lino riprende una delle tante leggende romane, quella del fantasma di Messalina, la bellissima, dissoluta e sfortunata matrona uccisa a soli ventitré  anni. Il suo spirito irrequieto si aggirerebbe tra Colle Oppio, il Colosseo e il Foro Romano per notti intere, scomparendo solamente alle prime luci dell’alba. Facendo ricerche riguardo questo spettro, leggo che i primi ad averlo visto sarebbero stati alcuni senzatetto del posto di un’epoca non troppo lontana dalla nostra. Poi la storia si sarebbe tramandata di bocca in bocca percorrendo i secoli con vari avvistamenti. Tra chi l’avrebbe vista con i capelli neri sciolti sulle spalle e chi con una treccia raccolta, sempre vestita di bianco, c’è persino qualcuno che asserisce che se ne vada in giro con i seni scoperti.

Il fantasma di Messalina sarebbe comparso anche nella zona del Pincio tra Trinità dei Monti e Villa Medici, lì dove sorgevano un tempo gli Horti Luculliani, luogo dove la donna fu trucidata dal suo assassino. Le malelingue ritengono che Messalina vaghi ancora tra i vivi alla ricerca di un nuovo baldo amante in grado di soddisfare i suoi bramosi appetiti. Forse rimpiange semplicemente il suo avverso destino

Ma chi era Messalina?

Meravigliosamente bella, seducente e sensuale. Questa era Valeria Messalina, figlia di Marco Messalla Barbato e di Domizia Lepida, entrambi imparentati con Ottavia, sorella di Augusto. Nel 39, quattordicenne, l’avvenente Messalina andò sposa a Claudio, di trent’anni più anziano di lei, fratello del grande Germanico e zio dell’imperatore Caligola.

Un matrimonio male assortito tra una ragazza piena di vita e nel fiore degli anni e un uomo pavido, noto a corte per la sua “presunta” scarsa intelligenza, inoltre claudicante e balbuziente. Nel 41, morto Caligola per mano dei pretoriani, un tremante Claudio, scoperto nascosto dietro una tenda, venne acclamato imperatore dai soldati. In un giorno, la vita di Messalina cambiò; divenne la donna più adulata e libera dell’Impero.

“La proclamazione di Claudio a imperatore”, dipinto di Lawrence Alma-Tadema (1867).

Claudio non fu un pessimo imperatore, anzi brillò per le capacità amministrative. La sua colpa (o merito secondo alcuni) fu quella di circondarsi di liberti. In breve tempo, figuri quali Narciso, Callisto, Pallante e Polibio divennero delle vere e proprie potenze di corte: uomini ricchi, scaltri e pericolosi. E come tali videro in Messalina la migliore delle alleate.

L’imperatore mancava di grinta, attratto dal cibo, dagli spettacoli gladiatori e soprattutto dalle donne. Adorava Messalina, così bella e florida, e le permise di tutto. Tacito, Dione Cassio, Svetonio e il pettegolo Giovenale la descrivono come un mostro di lussuria. Capricciosa ed egocentrica lo fu di sicuro, anche crudele, ma per quanto riguarda le sue irrefrenabili smanie sessuali forse bisognerebbe andarci con i piedi di piombo.

Messalina, evidentemente sobillata dai liberti, temeva di perdere i suoi privilegi. Riuscì a liberarsi di Giulia Livilla, nipote di Claudio e sorella di Caligola, facendola accusare di adulterio con Seneca. Fece uccidere Appio Silano, reo di averla rifiutata, un uomo che Claudio aveva fatto sposare con sua madre Lepida, tenendolo in grande considerazione. Costrinse al suicidio la bella Poppea Sabina perché era stata amante di un certo Mnestere, un istrione entrato nelle sue grazie.

Tralasciando le leggende che raccontano di una Messalina “impegnata” nei lupanari col nome di Licisca, dobbiamo però considerare che l’imperatrice compì diversi adulteri (e uguale fece Claudio), trasformando la corte in una sorta di perenne baccanale. Tutto perdurò fino al 47, quando la giovane si innamorò perdutamente di Gaio Silio.

Descritto da Tacito come “il più bel giovane di Roma“, Silio, figlio dell’omonimo e fidato luogotenente di Germanico, era un politico in piena ascesa. Cadde tra le braccia di Messalina e per lei ripudiò la moglie. Nel 48, da console designato per il 49, si trovò in una situazione delicata. Tutti sapevano della sua relazione “imperiale” tranne l’imperatore. Temeva l’ira di Messalina qualora si fosse sottratto a lei, dunque tentò la carta della congiura per divenire egli stesso imperatore.

Si spiega in quest’ottica il faraonico matrimonio celebrato agli Horti Luculliani tra Messalina e Silio con tanto di promessa di adottare il principe Britannico, figlio di lei e futuro successore al trono. Le nozze con probabile congiura misero alle corde anche i liberti di corte. Pallante, Narciso e Callisto temerono la loro fine. Tutta la loro ricca esistenza dipendeva dall’indolenza di Claudio lo zoppo. Agirono rinnegando Messalina, la loro vecchia alleata.

Claudio stava ad Ostia. Fu avvisato e tornò di corsa a Roma. Gaio Silio ed altri furono arrestati e condotti alla sua presenza. Con dignità accettarono la morte. Narciso sapeva che sarebbe bastata una sola notte di Messalina con Claudio per far cambiare idea al debole imperatore. Rischiò tutto ordinando l’uccisione della donna.

La morte di Messalina Nel dipinto di Victor Francois Eloi Biennoury (1823-1893).

Nel dipinto di Victor Francois Eloi Biennoury, gli ultimi istanti di vita di Messalina. Raggiunta agli Horti Luculliani dagli uomini di Narciso, è ingiuriata dal liberto Evodo mentre un tribuno sguaina la spada. La madre di lei, Domizia Lepida, tenta invano una mediazione. Messalina, disperata, estrae un coltello per uccidersi ma non fa in tempo. Il tribuno la trafigge, urlando trionfo: «Se la tua morte sarà pianta da tutti i tuoi amanti, allora piangerà mezza Roma!»…. Su Messalina cadde la “damnatio memoriae”.

Note e bibliografia.
  • “Storia Romana”, G. Geraci e A. Marcone. Le Monnier Università.
  • “Fonti per la Storia Romana”, G. Geraci e A. Marcone. Le Monnier Università.
  • “Le grandi donne di Roma Antica” di Furio Sampoli. Newton Compton (2007).
  • Immagini e fotografie tratte da Wikimedia e Pixabay.com in regime di pubblico dominio.
  • Si ringrazia sentitamente il Sign. Angelino F. per l’intervista.

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