Violenza sessuale a scuola: nella videosorveglianza l’identità del bruto

E’ fissata nelle immagini del sistema di videosorveglianza l’identità del bruto che ha violentato e rapinato la cuoca della scuola Santa Chiara al Torrino

scuola Santa Chiara

E’ in alcuni frame del sistema di videosorveglianza perimetrale l’identità del bruto che ieri mattina, martedì 11 maggio, ha rapinato e violentato una cuoca della scuola Santa Chiara al Torrino.

E’ fissata nelle immagini del sistema di videosorveglianza l’identità del bruto che ha violentato e rapinato la cuoca della scuola Santa Chiara al Torrino

La Squadra Mobile dà la caccia all’uomo che si è introdotto nell’istituto cattolico “Santa Chiara” di via Caterina Troiani, al Torrino. Gli investigatori si dichiarano ottimisti nella soluzione del caso ma non vanno oltre, impegnati come sono a dare un nome al responsabile della brutale incursione.

Erano le 10,00, le lezioni nella scuola erano in corso con gli alunni nelle classi quando la donna, intenta al suo lavoro all’interno delle cucine della mensa dell’istituto, uno sconosciuto è entrato e l’ha aggredita. Secondo il racconto della donna, l’uomo ha colto la dipendente dell’istituto di sorpresa. L’ha minacciata con un coltello, presumibilmente preso dalla cucina, l’ha derubata del denaro contenuto nella sua borsa e poi l’ha stuprata.

Lo sconosciuto ha poi rinchiuso la vittima in un ripostiglio ed è fuggito da dove era entrato, ovvero da un ingresso secondario del grande complesso scolastico. Per questo motivo nessuno lo avrebbe notato e ha potuto agire indisturbato. La donna, una volta accertatasi che l’aggressore non era più nei paraggi e benchè sotto shock, ha allertato la dirigente scolastica chiamandola col suo cellulare: la preside è arrivata e l’ha liberata.

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Il complesso cattolico Santa Chiara del Torrino

Appena appresa la notizia, i genitori degli studenti che frequentano l’istituto sono arrivati nella scuola per riportare a casa i loro figli, allarmati da quanto appreso nelle chat delle classi.

La scuola si trova al centro di un vasto parco privato, appartenente all’istituto religioso gestito fin dal 1970 dalle suore Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria. Tutto intorno, tra edifici residenziali e uffici, sono presenti diversi sistemi di videosorveglianza che avrebbero impresso il passaggio del violentatore.

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