La Soprintendenza boccia la pista ciclabile sulla banchina del Tevere

Arrivato il fermo della Soprintendenza Speciale Roma, ai lavori di manutenzione della pista ciclabile sulle banchine del Tevere. Contrarietà dell'Associazione Italia Nostra Roma e l'esposto di Labur

Roma: arriva il fermo ai lavori della Soprintendenza Speciale di Roma, al progetto di manutenzione della pista ciclabile sulle banchine del Tevere.

Arrivato il fermo della Soprintendenza Speciale di Roma, ai lavori della pista ciclabile sulle banchine del Tevere

La notizia di questo intervento scellerato, considerato addirittura una fake news inizialmente, aveva provocato nell’Associazione Italia Nostra Roma, già dal 30 aprile scorso, una ferma e contrariata posizione, sulla brutalità dell’intervento e la sua incompatibilità nelle aree tutelate, descrivendola senza mezzi termini, e quasi per dar voce al popolo romano, come: “una grande pecionata”.

Attraverso un comunicato, è sempre Italia Nostra Roma, ad esprimere “profondo rammarico per constatare che un intervento pubblico, evidentemente sbagliato, con procedure sbagliate, contestato ampiamente dai cittadini ed ora bocciato senza appello dalla Soprintendenza, non è stato messo minimamente in discussione dall’Assessore Linda Meleo. Nemmeno un cenno di ripensamento o dubbio, nonostante il clamore mediatico.”

“Ora bisogna rimediare a questo intervento sbagliato – conclude Italia Nostra Roma – e a questo grande spreco di denaro pubblico, ricominciare da capo con un progetto rispettoso questa volta dei parere e dei vincoli, dell’aspetto paesaggistico utilizzando materiali non inquinanti, come il bitume appoggiato semplicemente sui sampietrini e rispettoso dei materiali costitutivi dei muraglioni e delle banchine.”

La Soprintendenza boccia la pista ciclabile sulla banchina del Tevere 1

Sulla pista ciclabile del Tevere, presentato anche da Labur un esposto al Ministero dell’Ambiente, l’Agenzia del Demanio e alla Regione Lazio

Ed anche Labur Laboratorio Urbanistico, aveva presentato un esposto sulla legittimità della colata di asfalto sulla banchina del Tevere al Ministero dell’Ambiente, all’Agenzia del Demanio e alla Regione Lazio sulla pista ciclabile del Tevere, banchine di magra sponda destra.

“E’ in corso un improprio dibattito politico – segnalano da Labur – circa la manutenzione della pista ciclabile sulla banchina del fiume Tevere in sponda destra, mediante stesura di nuovo asfalto per circa 5km (da ponte Risorgimento a ponte Marconi). L’intervento ricade in area golenale interessando le banchine che, pavimentate con sampietrini e ricorsi di travertino, servono per consentire una migliore regimentazione dei deflussi che transitano nel tratto urbano in condizioni di magra. Tali banchine di magra – prosegue Labur – parte integrante del corpo idraulico del Tevere, sono anche un’opera di particolare pregio architettonico e storico. L’area di intervento, è del Demanio dello Stato settore idrico e su di essa insistono le competenze in ordine idraulico della Regione Lazio. L’Autorità di Bacino fiume Tevere ha con chiarezza normato in data giugno 2008 le linee guida per l’assetto delle aree golenali del Tevere (PS5, NTA, All. E, sub All. 3, parte I).”

In tale documento l’ABT scrive: “un elemento di criticità delle previsioni urbanistiche è dovuto alla presenza di aree senza destinazione di Piano (c.d. “aree bianche”) che sono localizzate all’interno delle golene e comprese tra ponte Nenni e ponte Palatino. Tali aree coincidono sostanzialmente con le aree banchinate e la mancanza di una chiara destinazione urbanistica probabilmente può portare ad utilizzi non congrui per quelle aree” (pag.99).

“Questo dispositivo  – spiegano – è successivo (e dunque non è stato, colpevolmente, applicato dall’amministrazione attuale), all’originaria istituzione della pista ciclabile in questione e oggi in manutenzione, avvenuta con Deliberazione della Giunta Comunale di Roma n. 1055 del 22 settembre 2000, cioè per il Giubileo, e istituita da Veltroni senza alcun richiamo giuridico e alcun controllo da parte degli organi preposti. Dunque  – conclude Labur – l’attuale amministrazione capitolina, non ha rispettato la normativa vigente, violando anche gli elementari principi di tutela ambientale, rendendo, ad esempio, non permeabile con la stesura dell’asfalto l’area soggetta all’intervento, ignorando dunque per incompetenza la necessaria valutazione delle norme e indirizzi del Piano di Assetto delle Aree Golenali sopra richiamato. Non è accettabile che si continui in modo disinvolto a fare un uso improprio dei fondi di manutenzione stradale a Roma, dirottandoli, come in questo caso, su una pista ciclabile che non è su strada ma in area golenale, cioè a tutela assoluta, che dunque non è di competenza della Polizia Municipale di Roma Capitale. Per altro, si tratta di un’area mai data in concessione al Comune da parte della Regione Lazio e dove non si è nemmeno operata una manutenzione, ma addirittura impiegato i fondi per realizzare anche dei pezzi di tracciato nuovi. Per altro, questa operazione avviene ad un mese dall’apertura del Tevere Expo’. E’ evidente che le cose sono due: o la pista apre a maggio per poi essere chiusa a giugno o le bancarelle saranno spostate su sponda sinistra, ma non c’è traccia di alcun atto amministrativo in tal senso. Per questa ragione LabUr-Laboratorio di Urbanistica, ha chiesto un intervento urgente a tutela di un interesse pubblico che non può essere mercificato con lo scontro politico e la propaganda di bassissimo profilo già in atto in vista delle prossime elezioni amministrative di Roma Capitale d’Italia.”

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