La riapertura dei ristoranti prevista per il 26 aprile non convince i ristoratori di Fiumicino. Secondo gli esercenti le norme inserite nel decreto Draghi sono troppo penalizzanti e molti locali stanno valutando di rimanere chiusi.
Ristoranti aperti ma solo all’aperto. A Fiumicino molti ristoratori pensano di rimanere chiusi.
Coprifuoco allungato per chi ha consumato e possibilità di sfruttare il 60 per cento della capienza anche all’interno. Sono le proposte dei ristoratori di Fiumicino che, a pochi giorni dalla riapertura del locali, prevista per lunedì 26 aprile, si dicono preoccupati e pensano alla possibilità di restare chiusi.
L’Associazione Lungomare della Salute, che racchiude la maggior parte delle attività del comune, da tempo denuncia la situazione e chiede di rivedere il decreto (guarda il video)
Associazione Lungomare della Salute: «Lunedì potremmo rimanere chiusi.»
«Riaperture? Stiamo valutando. Lunedì potremmo rimanere chiusi – commenta in una nota l’associazione Lungomare della Salute – c’è voglia di tornare a fare quello che più ci piace, ma le norme inserite nel decreto Draghi sono troppo penalizzanti. È una situazione davvero difficile per noi. Soluzioni? L’abbiamo detto dieci giorni fa, va trovata nel mezzo: il 60 per cento dell’attuale capienza, già decurtata, all’interno e il 40 per cento fuori.»
«Una giusta ipotesi che salvaguarderebbe tutti anche in caso di maltempo e piogge. E in seconda battuta coprifuoco allungato per chi ha consumato e mostra lo scontrino. Per un Comune come Fiumicino che vive essenzialmente con i clienti romani è il minimo. Se le cose non dovessero cambiare nelle prossime ore? I risultati sarebbero certi: zero o pochissimi clienti e ulteriori costi da dover gestire. Se non siamo falliti ancora questo potrebbe essere il modo giusto.»
«Noi vogliamo riaprire, vogliamo lavorare, tornare a fare quello che più ci piace rispettando le regole anti contagio. Ma così è troppo. Andare a tagliare ulteriormente i posti all’interno e ‘spostarli’ fuori allungando di poco il coprifuoco per chi consuma sarebbe l’ennesimo sacrificio ma almeno ci permetterebbe di poter sopravvivere. Non fosse così con molta probabilità noi, a malincuore, potremmo essere costretti a non riaprire. Troppo alto il rischio, troppo alta la possibilità di fallire e lasciare senza stipendio tutti i nostri dipendenti e fornitori.»
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