Per spostarsi in Italia e negli stati europei e forse anche per entrare nei locali pubblici, servirà esibire il green pass o certificazione verde
Sta per partire la stagione delle riaperture e uno dei punti di forza per limitare la trasmissione del coronavirus per le istituzioni governative oltre che per quelle scientifiche, sarà l’assegnazione del green pass o della cosiddetta certificazione verde.
Alla vigilia delle riaperture nei diversi settori della vita sociale ed economica (leggi qui) prende sostanza la nascita del green pass, come viene denominato a livello internazionale la certificazione verde. Si tratta di un attestato, che potrà essere presentato in formato cartaceo o digitale, attraverso il quale ciascuno di noi potrà documentare di essere guarito dal covid, di essere vaccinato oppure di essere in possesso di un esame (tampone orofaringeo o del sangue) risultato negativo.
Il green pass, la cui utilità è condivisa anche dal Comitato tecnico scientifico nazionale, avrà una validità di 6 mesi per guariti e vaccinati oppure solo 48 ore per chi si è sottoposto a un test molecolare o antigenico rapido. Sarà impiegabile in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea.
Oltre ad esser richiesto in caso di spostamenti tra regioni rosse ed arancioni, sarà necessario per viaggiare da uno stato all’altro dell’UE. L’orientamento di alcuni è di poterlo richiedere anche per l’accesso a locali pubblici come palestre, cinema, teatri e ristoranti al chiuso.
Sono previste sanzioni pesanti per chi falsifica il green pass. Per i ‘furbetti’, tra le sanzioni è prevista addirittura la reclusione. «Se alcuno dei fatti previsti dagli articoli 476, 477, 479, 480, 481, 482, 489, anche se relativi ai documenti informatici di cui all’articolo 491- bis, del codice penale, ha ad oggetto le certificazioni verdi Covid-19 di cui all’articolo 10, comma 2, si applicano le pene stabilite nei detti articoli, aumentate di un terzo – si legge infatti nella bozza del decreto – Se la certificazione verdi Covid-19 contraffatta o alterata è utilizzata per svolgere attività o compiere spostamenti vietati ai sensi del presente decreto, si applicano anche le relative sanzioni amministrative previste dall’articolo 4 del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19».
«Può avere il certificato verde chi ha completato il ciclo di vaccinazione (dura sei mesi dal termine del ciclo prescritto), chi si è ammalato di covid ed è guarito (dura sei mesi dal certificato di guarigione), chi ha effettuato test molecolare o test rapido con esito negativo (dura 48 ore dalla data del test). Le certificazioni verdi rilasciate dagli Stati membri dell’Unione sono riconosciute valide in Italia. Quelle di uno Stato terzo se la vaccinazione è riconosciuta come equivalente a quella valida sul territorio nazionale». È quanto rendono noto fonti di Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto Riaperture.
La Regione Lazio è stata la prima ad aver compreso l’importanza di mettere a disposizione degli utenti il rispettivo certificato vaccinale. Già dalla fine del mese di marzo scorso, così, sono disponibili e aggiornati i certificati di coloro che si sono vaccinati. Per sapere come funziona basta aprire questo link.
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