Per la Confcommercio la metà delle imprese ha chiesto aiuto alle banche ma “a settembre-ottobre, dopo l’estate, il fenomeno potrebbe esplodere”
L’estate potrà rappresentare una boccata d’ossigeno ma l’esplosione del fenomeno dell’usura è dietro l’angolo: il 47% delle imprese del litorale ha chiesto aiuto alle banche e solo il 20% ha ottenuto un fido fino a 25mila euro.
A lanciare l’allarme è, attraverso l’Agenzia Nova, Valeria Strappini, presidente della Confcommercio Roma litorale. E i dati sono quelli relativi all’indagine condotta da Swg per Confcommercio sui rischi dell’usura in occasione dell’ottava edizione di «Legalità, ci piace!».
Sul litorale di Roma, a seguito della crisi economica generata dalle restrizioni anti contagio, «il 47 per cento delle aziende del territorio ha chiesto aiuto alle banche e il 20 per cento ha chiesto dei fidi che sono stati accolti, fino a un massimo di 25 mila euro. La richiesta è stata fatta tra maggio e giugno dello scorso anno, però, e la somma però non è bastata» e ora «siccome siamo in un territorio complicato, in cui ci sono ancora infiltrazioni criminali, c’è la preoccupazione che l’usura possa prevalere nelle imprese locali».
“La Confcommercio – prosegue Strappini – ha uno sportello antiusura, spesso gli imprenditori si rivolgono a noi ancor prima di andare dalle forze dell’ordine, siamo la prima frontiera sul territorio. Il litorale è ancora sotto anestesia rispetto all’evolversi della crisi. Riteniamo che il fenomeno dell’usura possa esplodere tra settembre e ottobre, considerato che l’estate sul litorale porta una boccata d’ossigeno. Le banche e le istituzioni devono darsi una svegliata: l’usura sarà una piaga che ci porteremo appresso. La Confcommercio – sottolinea la presidente – è pronta a collaborare, possiamo creare legami tra banche e imprese, a partire da quelle aziende che nel 2019, prima della pandemia, erano in salute”.
Per quanto riguarda il supporto degli enti locali «bisogna sostenere chi ha un’idea innovativa per rilanciarsi – sottolinea Strappini – Non bisogna soltanto tamponare la disperazione del momento ma anche favorire il ripensamento delle imprese che saranno certamente differenti dopo la pandemia». Infine, in particolare su Ostia, «il Comune di Roma dovrebbe ripensare alle modalità di concessione delle aree pubbliche per gli stabilimenti balneari, agevolando coloro che si sono sempre comportati bene e che hanno fatto investimenti importanti per il territorio» conclude.
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