Nel luogo simbolo della generazione dei giovani anni Sessanta e Settanta sorgerà una struttura commerciale. I cittadini lanciano una raccolta firme
Lo storico Metro Drive-In di Casal Palocco viene smantellato. Del primo cinema all’aperto d’Italia, costruito nel 1957 dalla Metro Goldwin Mayer, tra pochi giorni non rimarrà più nulla.
I lavori di riqualificazione dell’area, che per decenni ha attratto intere generazioni di giovani, sono iniziati pochi giorni fa.
Al posto dello storico cinema, dislocato tra via Pindaro, via Eschilo, via Alceo e via Senofane, sorgerà un complesso edilizio con un grande negozio. Il permesso a costruire, rilasciato dal Comune di Roma il 5 settembre 2018, autorizza la “demolizione di manufatti esistenti e nuova edificazione di un edificio con destinazione commerciale“. La proprietà è la “Ostro s.r.l.” e la progettazione è dell’architetto Massimo Paolucci.
Sparisce dunque un simbolo della cultura statunitense, ma anche dell’approccio di massa al mondo del cinema, in un periodo storico in cui si affermavano le istanze libertarie di emancipazione dei giovani.
In occasione delle proiezioni ragazzi e ragazze accorrevano dalla Capitale e dal Litorale per assistere alla proiezione dei film, dall’interno della propria auto: un modo innovativo e rivoluzionario di approcciarsi alla cultura.
Un’icona degli anni Sessanta e Settanta dunque, rimasta per sempre nei ricordi di chi in quegli anni ha vissuto la sua gioventù.
Ora l’intera struttura, abbandonata da anni e sprofondata nel degrado, subirà una trasformazione: gli operai hanno già raso al suolo gli edifici un tempo adibiti a bar e ristorante del drive-in.
Per i cittadini della zona si tratta dell’ennesimo tentativo di cementificazione di un’area storica. Area che invece, se sottoposta a recupero e riqualificazione, potrebbe costituire un nuovo Polo culturale, occasione di rinascita per il quartiere.
Proprio per questo è stata lanciata una campagna di raccolta di firme sulla nota piattaforma Change.org, con un appello al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini.
“Fa dispiacere vedere smembrato un poco alla volta un vero e proprio monumento della Storia del Cinema contemporaneo”, si legge nell’appello lanciato su Change.org.
“Sarebbe grandioso se il Drive-in potesse essere recuperato, principalmente con attività connesse al mondo del cinema e dell’arte”, è la richiesta rivolta al ministro Franceschini (clicca qui per partecipare alla raccolta firme).
“Si potrebbero creare ed allestire eventi programmati con proiezioni sul megaschermo, sulla scia del Festival del Cinema Europeo Indipendente, del Festival del Cortometraggio, riadattando l’area a nuovo Polo Cinematografico di Roma Sud dove poter far respirare nuovamente cultura ai cittadini, aumentando anche il prestigio del Lido di Roma”, prosegue l’appello.
“Nei locali originari presenti, si potrebbe stabilire una scuola di formazione per il cinema (doppiaggio, recitazione, scrittura di lungometraggi, fiction, cine-operatori) e magari di scenografia con laboratori per la costruzione di set da esterni da poter usare in vere produzioni (Drive In Studios).
Il cinema all’aperto potrebbe nel frattempo continuare a riprendere anche la sua funzione originaria nel periodo più caldo (aprile-ottobre) con prenotazioni online (nel settembre 2015 per due serate venne riaperto grazie all’organizzazione del “Cinema America Occupato” permettendo la visione a circa 300 auto a sera). In questo spazio enorme potrebbero essere organizzati anche altri tipi di eventi connessi all’arte (musica, letteratura, esposizioni), avendo il potenziale per diventare una vera e propria Cittadella o Parco della Cultura di Roma Litorale da sfruttare in ogni stagione“, conclude l’appello.
“Non è vero che al posto del Drive in sorgerà un centro commerciale” è la replica della proprietà dell’area. “Verrà realizzato un unico edificio a destinazione commerciale su un solo livello e di meno di duemila metri quadrati di superficie” viene specificato. Inoltre, aggiungono dalla proprietà, “non abbiamo demolito nulla: i fabbricati sono stati abbattuti da chi ci ha preceduto e operiamo nel rispetto della legge. E, in ogni caso, lo schermo, essendo tutelato dalla Soprintendenza, non verrà rimosso“. I costruttori, garantendo che “non ci saranno villini o palazzine“, invitano a consultare il rendering del progetto che è posizionato all’ingresso del cantiere.
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