Arrestato patron di nota catena di alberghi per bancarotta e autoriciclaggio (VIDEO)

La Guardia di Finanza ha sequestrati beni per 3,5 milioni di euro.

La Guardia di Finanza di Roma ha arrestato il patron di un noto gruppo operante nel settore degli alberghi, della ristorazione e del turismo per bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. I militari hanno sequestrato beni per 3,5 milioni di euro.

L’operazione della Guardia di Finanza che ha portato all’arresto del patron della nota catena alberghiera

Maxi operazione delle Fiamme Gialle di Roma, che hanno eseguito l’ordinanza del G.I.P. disponendo gli arresti domiciliari nei confronti di C. G. (classe 1940), patron di un noto gruppo operante nel settore della gestione di alberghi, ristoranti e attività turistiche, e della moglie M. F. (classe 1942). Custodia cautelare in carcere, invece, nei confronti del figlio, C. C. (classe 1970) e del loro consulente fiscale, B. L. (classe 1958).

Sono tutti indagati per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio.

Nei guai anche 7 prestanome. L’Autorità Giudiziaria ha disposto la misura interdittiva del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese per la durata di 12 mesi nei confronti di 7 compiacenti prestanome, fittiziamente al vertice di alcune imprese per dissimularne la riconducibilità agli arrestati.

Il totale dei beni sequestrati preventivamente dalla Guardia di Finanza alla famiglia di “albergatori”, tra somme in denaro, immobili e mobili, si attesta intorno ai 3,5 milioni di euro.

L’indagine delle Fiamme Gialle

Il provvedimento nasce dalle indagini delegate al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria a seguito della dichiarazione di fallimento di due società del gruppo. Gli accertamenti hanno consentito di acclarare come il sodalizio composto dai membri della famiglia C., avvalendosi dell’aiuto del consulente fiscale, avesse effettuato numerose operazioni con l’obiettivo del depauperamento delle società in difficoltà, a favore di altre neo-costituite.

In questo modo potevano continuare, senza debiti accumulati nei confronti dei lavoratori, dei fornitori e dell’Erario, nella gestione delle strutture ricettive e degli esercizi di ristorazione nella Capitale e in provincia di Bologna.

Nel corso delle investigazioni sono stati ricostruiti pagamenti disposti dai conti di una delle due società fallite a favore di altre imprese riconducibili allo stesso dominus, in assenza di alcuna giustificazione economica, per quasi 3 milioni di euro, che costituiscono le somme oggetto del reato di autoriciclaggio.

Inoltre, è stato accertato l’omesso versamento della tassa di soggiorno per oltre 500.000 euro al Comune di Roma, per cui i coniugi C. sono indagati anche per peculato.

Ricordiamo ai lettori che essere indagato non significa essere colpevole: un imputato è considerato colpevole solo dopo il terzo grado di giudizio. E affinchè si formi il giudizio, le prove dovranno essere esibite e formate nel corso del processo. 

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