Mascherine e camici non certificati: 3 arresti e sequestri per 22 milioni di euro (VIDEO)

Maxi operazione della Guardia Di Finanza di Roma, che ha sequestrato mascherine e camici non certificati destinati alla Protezione Civile. Nei guai tre persone.

La Guardia di Finanza di Roma ha messo a segno un altro importante colpo. I finanzieri hanno smascherato una maxi truffa di mascherine e camici non certificati, che erano destinati alla Protezione Civile del Lazio. Tre arresti e sequestri per quasi 22 milioni di euro.

Guardia di Finanza di Roma: 3 arresti e sequestrate mascherine e camici per un valore di 22 milioni di euro

I militari del Comando Provinciale delle Fiamme Gialle di Roma hanno eseguito l’ordinanza di misura cautelare del Tribunale capitolino che ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di A. A. classe 1980, F. V. del 1955, già attivo nel settore della carta stampata, e R. D. nato nel 1970, indagati, a vario titolo, per frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata. Due di loro sono indagati anche per traffico di influenze illecite.

Inoltre, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo del provento dei reati contestati, per un importo di quasi 22 milioni di euro, a carico dei 3 arrestati e di una società milanese E. N. T. S.r.l., nei cui confronti è stata emessa la misura interdittiva del divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione.

L’indagine

A seguito di una segnalazione dell’Agenzia Regionale della Protezione Civile del Lazio alla Procura della Repubblica di Roma, i Finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno ricostruito le vicende relative alla fornitura di 5 milioni di mascherine FFP2 e 430.000 camici alla Regione Lazio da parte della E. N. T. nella prima fase dell’emergenza sanitaria (tra marzo e aprile 2020), per un prezzo complessivo di circa 22 milioni di euro.

I contratti sottoscritti prevedevano la consegna di dispositivi di protezione individuale marcati e certificati CE, rientranti nella categoria merceologica di prodotti ad uso medicale.

L’impresa milanese facente capo ad A. A., che fino al mese di marzo 2020 era attiva soltanto nel settore dell’editoria però ha, dapprima fornito documenti rilasciati da enti non rientranti tra gli organismi deputati per rilasciare la specifica attestazione e, successivamente, per superare le criticità emerse durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente dalla Cina, ha prodotto falsi certificati di conformità. A produrre i certificati R.D. tramite una società inglese a lui riconducibile.

Ricordiamo ai lettori che essere indagato non significa essere colpevole: un imputato è considerato colpevole solo dopo il terzo grado di giudizio. E affinchè si formi il giudizio, le prove dovranno essere esibite e formate nel corso del processo.

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