Con i fuochi d’artificio la criminalità mostra i muscoli a Ostia, in un contesto di riorganizzazione degli assetti criminali dopo le ultime inchieste
I fuochi d’artificio come segnale con cui le bande mostrano i muscoli e i nuovi assetti criminali di Ostia. Mara Azzarelli ha intervistato su questi argomenti Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la sicurezza, la legalità e la lotta alla corruzione della Regione Lazio.
Un mese fa mandammo in onda un servizio in cui raccontammo della “singolare” sequenza di fuochi d’artificio a Ostia.
Dopo il servizio – per il quale non riuscimmo a registrare altro che interviste anonime – abbiamo provato a vederci chiaro.
Dopo un primo muro di gomma, di silenzio e omertà, uno spiraglio si è aperto grazie alle segnalazioni – sempre anonime – di alcuni cittadini, che hanno voluto così confermare che qui i fuochi sono tutt’altro che un’invenzione giornalistica.
Abbiamo dunque incontrato Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio tecnico scientifico per la sicurezza e la legalità della Regione Lazio. Cercando di capire, con il suo aiuto, quale potrebbe essere il significato di questa spavalda esibizione di fuochi pirotecnici che a Ostia non si è fermata nemmeno quando le restrizioni per la pandemia erano più rigorose.
Cosa significano i fuochi d’artificio nel linguaggio criminale?
“I fuochi rappresentano l’arrivo di un carico di droga“, spiega Cioffredi. “Possono rappresentare il festeggiamento per la scarcerazione di un affiliato a un clan, o possono anche rappresentare l’avvertimento di un attentato che ci sarà di lì a breve. Se non ci sono feste padronali, i fuochi pirotecnici rappresentano una grammatica della criminalità organizzata”, afferma il presidente dell’Osservatorio per la Legalità.
“I fuochi ci sono perché ci sono tante organizzazioni della criminalità. Ostia in questi decenni ha sempre anticipato in qualche maniera gli scenari criminali romani. Consideriamo che la prima batteria che dette vita alla Banda della Magliana è di Ostia, quella del Sardo. Precedentemente Ostia era anche la base della banda dei Marsigliesi. In questi anni Ostia ha rappresentato uno scenario criminale molto importante”, prosegue Cioffredi.
“Ostia è un ponte tra Roma e la zona di Ardea e Pomezia, fino ad Aprilia, dove è molto forte la presenza di Cosa Nostra, con il Clan Fragalà”, dichiara il presidente dell’Osservatorio per la Legalità.
Forse dunque una prova muscolare, in un contesto di riorganizzazione degli equilibri criminali e del controllo delle piazze di spaccio.
Quello in cui si troverebbe ora Ostia, dopo le ultime inchieste giudiziarie e gli arresti che hanno decapitato le bande criminali che si spartiscono traffico di stupefacenti e usura sul territorio.
L’intervista integrale a Gianpiero Cioffredi, con tanto di analisi delle nuove dinamiche criminali, condizionate nella capitale anche dalla pandemia, andrà in onda in uno speciale sempre qui su Canale Dieci.
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