Giovanni Rezza, dirigente dell'ISS: "Variante inglese già presente in un contagiato su cinque. In alcune regioni è diventata ormai dominante"
L’Istituto Superiore di Sanità lancia l’allarme: la variante inglese del covid-19 è ampiamente diffusa in tutto il territorio italiano.
L’infettivologo Giovanni Rezza – dirigente dell’Iss e direttore del Dipartimento Prevenzione del ministero della Salute – afferma: “La mutazione del coronavirus rappresenta circa il 18% dei ceppi virali in circolazione sul territorio italiano”. L’annuncio è stato fatto nel corso della conferenza stampa di oggi, 13 febbraio, per presentare i dati sull’andamento dell’epidemia.
Tradotto in parole povere: un contagiato su cinque è stato colpito dalla variante nata in Gran Bretagna. “In alcune regioni la variante inglese rappresenta meno del 5% dei ceppi in circolazione. In altre, invece, è già oltre il 50%, ed è dunque dominante”, sottolinea Rezza.
L’incidenza della mutazione sarebbe particolarmente alta nelle regioni adriatiche, lascia trapelare l’infettivologo.
La presenza della variante nel 18 per cento dei contagiati è un dato che “potrebbe preludere a un nuovo, rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane”, affermano gli esperti dell’ISS.
Ma se la mutazione si sta poco a poco diffondendo anche a Roma, non c’è da temere l’arrivo di uno tsunami. Scoperta in diverse scuole, dai Parioli a San Lorenzo, passando per il Prenestino, la variante spaventa la Capitale.
A rassicurare in merito, infatti, sono gli stessi scienziati dell’Istituto Superiore di Sanità: “Fino a questo momento le varianti più preoccupanti non sembrano causare sintomi più gravi in nessuna fascia di età”, si legge in una nota diffusa dall’Iss.
“La malattia si presenta con le stesse caratteristiche e i sintomi sono gli stessi di tutte le altre varianti del virus. In termini di trasmissibilità la variante ‘inglese’ manifesta un aumento per tutte le fasce di età, compresi i bambini. Ci sono ancora molti studi in corso, ma al momento non sembra che la variante inglese abbia come target specifico i bambini, non li infetta in maniera particolare rispetto agli altri. Per quanto riguarda le altre varianti i dati non sono ancora sufficienti a formulare ipotesi”, affermano gli scienziati nella nota.
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