Cisl Scuola: “In questo caos i docenti perchè dovrebbero vaccinarsi con AstraZeneca?”

Ferma presa di posizione della Cisl Scuola riguardo alla minor copertura vaccinale di AstraZeneca. “I docenti hanno bisogno di dati robusti e informazioni verificate”

astrazeneca

Per la Cisl  Scuola, oltre alla disponibilità dei vaccini “i docenti hanno bisogno di dati robusti e informazioni verificate”. Si apre un fronte riguardo al piano di vaccinazione dei docenti e del personale scolastico con le dosi della AstraZeneca.

Ieri è atterrata a Pratica di Mare la prima fornitura dei vaccini covid di AstraZeneca: le prime 249.600 dosi che andranno agli over 55 del mondo della scuola e delle forze dell’ordine.

La Cisl Scuola: “sui vaccini AstraZeneca i docenti hanno bisogno di dati robusti e informazioni verificate”.

Ma non tutti gli interessati a ricevere quel vaccino sono d’accordo. «Molti operatori della scuola si interrogano sui vantaggi di aderire all’ opportunità» di essere sottoposta a vaccinazione, «a causa della dichiarata minore copertura vaccinale di AstraZeneca rispetto ai più efficaci vaccini Pfizer e Moderna. La decisone di inserire il personale della scuola nelle priorità della campagna vaccinale e soprattutto di utilizzare il vaccino AstraZeneca, è stata assunta senza alcun coinvolgimento né del Comitato Tecnico Scientifico né dei Sindacati». Lo sottolinea la Cisl Scuola, la quale chiede una audizione al CTS e la revisione del Protocollo di sicurezza per gli Istituti scolastici.

Il sindacato accoglie «con favore la decisione di riconoscere da subito a chi lavora nella scuola l’opportunità di sottoporsi alla somministrazione del vaccino». Una decisione che tuttavia «lascia aperti alcuni interrogativi e che andrebbe ricondotta più chiaramente all’interno di un programma da sostenere maggiormente anche in termini di informazione, coordinamento e coinvolgimento», prosegue la Cisl scuola. Il sindacato ricorda che nell’incontro tra Governo e Regioni per la rimodulazione del piano vaccinale a seguito dei ritardi delle case farmaceutiche, è emersa l’intenzione di consentire al personale delle forze dell’ordine e al personale scolastico di accedere alla vaccinazione, utilizzando il vaccino AstraZeneca, il cui impiego è rivolto al personale di età inferiore ai 55 anni.

«Alcune Regioni non hanno assunto al momento iniziative, altre invece hanno avviato tempestivamente operazioni di ricognizione, annunciando la predisposizione di una piattaforma per raccogliere le domande di vaccinazione oppure chiedendo alle scuole di farsi tramite per censire la manifestazione di interesse da parte del personale ad essere sottoposto alla vaccinazione. In alcuni territori è stata anche immaginata un’organizzazione capillare per effettuare le vaccinazioni direttamente presso le sedi scolastiche. Tuttavia, mentre altre categorie di lavoratori, come gli addetti al trasporto pubblico, sollecitano un analogo intervento, molti operatori della scuola si interrogano sui vantaggi di aderire a questa opportunità, a causa della dichiarata minore copertura vaccinale di AstraZeneca rispetto ai più efficaci vaccini Pfizer e Moderna. Si tratta infatti di una adesione libera e volontaria, che pone il personale interessato davanti ad una scelta densa di dubbi ed interrogativi», spiega la segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi.

Il sindacato lamenta il fatto che «le decisioni insomma non sono accompagnate, pur nell’urgenza dettata dalla pandemia, dalla diffusione di informazioni scientifiche verificate che consentano alle persone di operare scelte consapevoli circa l’opportunità di aderire alla campagna vaccinale o meno». «L’assenza di chiare indicazioni, e un modo di procedere che appare episodico e casuale da parte delle Regioni, non contribuiscono certo a creare il necessario clima di fiducia e motivazione per un’operazione che meriterebbe di essere ben diversamente sostenuta e governata. Se infatti le informazioni non vengono fornite e non si chiariscono le possibili conseguenze e le motivazioni delle opportunità offerte alla popolazione, si rischia che la disinformazione dilaghi e venga persino alimentata dall’uso spesso superficiale dei social, come per lo più avviene quando si lasciano senza risposta le domande che i cittadini legittimamente si pongono. La pandemia determina così non solo un pesante impatto sanitario ma anche un effetto collaterale di tipo sociale che genera sospetto e sfiducia, divenendo un rilevante ostacolo alla campagna vaccinale. Ciò di cui abbiamo bisogno ora non è solo la disponibilità delle dosi di vaccino necessarie, ma anche la forte capacità delle autorità di comunicare con i cittadini, di diffondere dati robusti ed informazioni verificate che aiutino la popolazione a maturare scelte consapevoli», conclude la Cisl.