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Covid, la pandemia innescata dal riscaldamento globale: la scoperta

Lo studio degli scienziati di Cambridge ha individuato l'innesco della pandemia: l'aumento delle temperature ha favorito la proliferazione dei pipistrelli nella Cina meridionale

Due milioni e 300mila morti, 105 milioni di persone malate: il bilancio aggiornato del covid-19 presenta il tragico volto della catastrofe planetaria che ha trasformato la vita di tutti gli esseri umani. Ora gli scienziati hanno trovato il responsabile: a innescare il passaggio del virus all’uomo e l’esplosione della pandemia in tutto il mondo è stato il riscaldamento globale, frutto dell’inquinamento atmosferico e dell’aumento della CO2 nell’atmosfera.

Riscaldamento globale e covid-19: la pandemia innescata dai cambiamenti climatici

 

A certificarlo l’ultima scoperta dei ricercatori dell’università di Cambridge. Gli esperti hanno pubblicato i risultati dell’ultimo studio sulla rivista scientifica internazionale Science of the total environment: per la prima volta viene stabilito e provato il collegamento diretto fra l’aumento delle temperature provocato dall’inquinamento, le condizioni climatiche delle foreste nel Sud della Cina e la comparsa del nuovo coronavirus, trasmesso all’uomo dai pipistrelli.

L’aumento delle temperature ha modificato l’habitat delle foreste del sud della Cina, permettendo alla popolazione di pipistrelli di crescere esponenzialmente e invadere aree prima inaccessibili. Tra questi mammiferi volanti sono state individuate oltre cento varianti di coronavirus, fino al Sars-Cov-2, che è riuscito a compiere il salto di specie e a passare all’uomo.

La ricerca ha studiato i cambiamenti su larga scala avvenuti nelle foreste della provincia meridionale cinese dello Yunnan, nel Myanmar e in Laos. Con l’aumento delle temperature, della luce solare e dell’anidride carbonica nell’atmosfera, il cambiamento climatico ha modificato gli habitat naturali, dalla savana tropicale alle foreste decidue, che sono così diventati gli ambienti adatti per molte specie di pipistrelli che vivono nelle foreste.

Le foreste della Cina meridionale

I ricercatori hanno infatti appurato un aumento del 40% delle specie di pipistrelli che a causa del caldo si sono spostate nel Sud della Cina, dove sono stati isolati più di 100 tipi di coronavirus che hanno origine nei pipistrelli. Questa zona è inoltre quella in cui i dati genetici suggeriscono che possa essere nato il coronavirus SarsCoV2.

Il cambiamento climatico ha reso la provincia dello Yunnan l’habitat ideale per più specie di pipistrelli“, commenta Robert Beyer, primo autore dello studio. Poiché il clima ha modificato gli habitat, le specie hanno lasciato delle aree spostandosi in altre, portandosi i virus con sé. “Sono cambiate così le regioni dove erano presenti i virus e – osserva . sono diventate possibili nuove interazioni tra gli animali e i patogeni, facendo evolvere alcuni virus in modo da rendendoli più dannosi nel trasmettersi”.

Nel mondo ci sono circa 3.000 i tipi di coronavirus veicolati dai pipistrelli finora noti e ogni specie di questi mammiferi ne ospita in media 2,7, senza quasi mai mostrare sintomi. Il cambiamento climatico ha inoltre aumentato il numero di specie di pipistrelli in Africa Centrale, Centro e Sud America. “Servono limiti all’espansione delle aree urbane e agricole – dicono i ricercatori – e bisogna cercare spazi negli habitat naturali per ridurre il contatto tra umani e animali che veicolano malattie”.

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