Con la pandemia i casi sono aumentati del 30 percento. Abbiamo contattato i medici per capire i campanelli d'allarme a cui fare attenzione
Hanno dai 12 ai 18 anni e durante la pandemia hanno provato a togliersi la vita, tagliandosi polsi e praticando altre forme di autolesionismo. Ci siamo fatti spiegare dai medici del Bambino Gesù cosa sta succedendo a molti, troppi, ragazzi. Il servizio è di Mara Azzarelli
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Suicidi fra i minori. Nei giorni scorsi dal Bambino Gesù è stato lanciato l’allarme. Noi abbiamo contattato i medici per farci indicare i campanelli d’allarme a cui dovrebbero stare attenti i genitori.
Si tagliano soprattutto i polsi, ma praticano anche altre forme di autolesionismo. Chiusi nel loro mondo interiore e fisico, a chi gli chiede cosa abbiano provato dicono: “è come vivere sempre lo stesso giorno”.
Grazie all’aiuto dei medici dell’Unità operativa complessa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù abbiamo approfondito l’allarme lanciato nei giorni scorsi sull’aumento di suicidi tra i minori.
“Sono ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 anni e il dato cui facciamo riferimento è allarmante: nell’ultimo anno, nel periodo successivo all’inizio della pandemia, abbiamo avuto un aumento di ben il 30 per cento di casi di autolesionismo e di tentativo di suicidio in questa fascia d’età”, spiega la dottoressa Maria Pontillo, psicologa e psicoterapeuta della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù.
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