Politica agricola comune: la riforma della PAC Europea

La PAC (politica agricola comune) è una delle politiche comunitarie di maggiore importanza, impegnando circa il 39% del bilancio dell'Unione europea

Le proposte della Commissione europea per il futuro della PAC hanno come obiettivo quello di permettere alla politica agricola dell’UE di affrontare più efficacemente le sfide attuali e future, continuando a sostenere le esigenze degli agricoltori europei. Con una politica più intuitiva e innovativa, la Commissione intende promuovere un settore agricolo sostenibile e competitivo che possa prosperare dopo il 2020.

Politica agricola comune: la riforma della PAC Europea

Agroecologia, benessere animale, agro forestazione e agricoltura di precisione sono le principali pratiche che la Commissione europea, impegnata a far passare la riforma della Pac (Politica agricola comune), ha inserito nella lista delle attività finanziabili tramite gli ecoschemi.

Questi ultimi sono uno dei pilastri della nuova politica agricola comune, e sono pari al 30% dei pagamenti diretti, che sono vincolati a pratiche agricole ecologiche. La qualità della riforma della Pac dipende quindi, in gran parte, da quali pratiche vengono inserite in questa lista e da quali vengano finanziate da Bruxelles.

In cima alla lista fornita dall’esecutivo europeo ci sono agricoltura biologica e pratiche sostenibili per l’uso dei pesticidi, che sono già regolate da leggi e direttive specifiche. Alcuni esempi di pratiche inserite in lista includono la rotazione delle colture con l’alternanza di piante leguminose, la coltivazione mista, l’allevamento non intensivo e basato su mangimi naturali, l’uso di piante o coltivazioni con maggiore resilienza ( per far fronte ai cambiamenti climatici).

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Che cos’è la PAC

È poi altrettanto dettagliata la parte dedicata al benessere animale, perché accanto alle misure per prevenire il rischio di infezioni e la possibilità di pascolare liberamente, figurano anche delle misure più controverse. È infatti in lista anche l’idea di ampliare le metrature disponibili per singolo capo, misura che spaventa particolarmente alcuni rappresentanti delle Ong animaliste e ambientaliste, in quanto potrebbe nascondere in realtà dei sussidi all’industria dell’allevamento intensivo altamente inquinante.

Altre pratiche inserite in lista dalla Commissione puntano in generale a tutelare la biodiversità, favorire il ripristino del suolo, limitare le emissioni di metano, aumentare la capacità di assorbimento del carbonio e promuovere un uso più sostenibile delle risorse, a partire dall’acqua.

La lista indicata da Bruxelles non è definitiva, in quanto la riforma della Pac deve ancora passare un round di contrattazioni tra ministri UE ed europarlamento. Ovviamente però l’esecutivo UE è deciso a conciliare i pilastri che sorreggono la PAC con le ambizioni del Green Deal Europeo e con gli obiettivi climatici del 2030-2050. Soffermarsi sulle funzionalità e sulle specificità della PAC è infatti fondamentale, poiché questa pesa quasi 400 miliardi di euro, circa un terzo dell’intero bilancio europeo, che dovranno essere spesi nei prossimi 7 anni.

Articolo di Alessia Pasotto

dottoressa in Economia dell’Ambiente e dello Sviluppo

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