Oltre 262 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero dell'Ambiente per mitigare il rischio idrogeologico
Il Ministero dell’Ambiente ha reso disponibili oltre 262 milioni di euro per 119 interventi in 19 Regioni, con progetti immediatamente esecutivi e cantierabili, che fanno parte del Piano Nazionale 2020-2021 per la mitigazione del rischio idrogeologico. Spesso però quando si discute dei fondi destinati a questo tipo di interventi e della loro effettiva necessità ci si dimentica che, assieme al rischio sismico e a quello vulcanico, il rischio idrogeologico costituisce uno delle maggiori problematiche ambientali con significativi impatti sulla vita e le attività umane.
Esso infatti può dipendere dall’instabilità dei versanti, dovuta a particolari aspetti geologici e geomorfologici, o dalla pericolosità di corsi fluviali a causa di particolari condizioni ambientali, condizioni atmosferiche meteorologiche e climatiche che interessano le acque piovane e il loro ciclo idrologico. Ovviamente il tutto è legato alle possibili conseguenze sull’incolumità della popolazione e sulla sicurezza di servizi e attività su un dato territorio.
Il Ministro dell’Ambiente S. Costa aveva già comunicato, con il decreto interministeriale del 31 Agosto 2020, che fosse stata resa disponibile per i Comuni e per le Regioni la società in house “Sogesid”, per aiutare le amministrazioni nella progettazione per far fronte alla problematica idrogeologica. Questa S.p.a., nata nel 1994 come “Società per la Gestione degli Impianti Idrici”, è stata inizialmente impegnata nel Mezzogiorno d’Italia e ad oggi opera nella consapevolezza che le sue funzioni siano strategiche e coerenti con la visione di un nuovo sviluppo sostenibile, in cui il Capitale Naturale sia elemento centrale di una vera crescita territoriale.
Con la stessa legge del 31 Agosto poi, è stato dato ai presidenti di Regione il titolo di commissari straordinari del dissesto idrogeologico, incaricandoli di poteri straordinari che riducono del 40% i tempi di attuazione di programmi e progetti. E’ stato poi previsto di anticipare ai Comuni il 30% della spesa di realizzazione di questi ultimi, in modo da permettere l’attivazione di tutta la procedura per la messa in opera del cantiere necessario. E’ chiaro poi che la lotta al rischio idraulico per la difesa del suolo verrà ulteriormente perfezionata con un apposito decreto legge, di prossima emanazione, che semplificherà procedure e tempi e rafforzerà le strutture territoriali.
Resta comunque il problema che negli ultimi vent’anni l’Italia ha speso circa il quadruplo per riparare i danni del dissesto idrogeologico rispetto a quanto investito per prevenirli. L’ultimo rapporto “Dissesto idrogeologico in Italia”, realizzato dall’Ispra, mostra che 7.275 Comuni (il 91% del totale) sono a rischio per frane e/o alluvioni, e che il 16,6% del territorio nazionale è classificato a maggiore pericolosità.
Infine ad oggi, oltre 6 milioni di abitanti vivono già oggi in zone a pericolosità idraulica nello scenario medio (ovvero a rischio alluvione, per eventi che si verificano in media ogni 100-200 anni), e l’avanzata dei cambiamenti climatici porta con sé un aumento degli eventi meteorologici estremi coi quali stiamo solo iniziando a fare i conti e che si prospettano sempre più drammatici.
Alessia Pasotto
Dottoressa in Economia dell’Ambiente e dello Sviluppo,
su Instagram @natur_ale_
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