Amedeo, 78 anni: “Ricoverato per una slogatura, ho preso il covid”

E’ ricoverato da oltre 80 giorni Amedeo che era stato portato in ospedale per la slogatura di una caviglia. “Dopo una settimana ho iniziato ad accusare febbre alta e fame d’aria”. E’ ancora ricoverato

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In reparto lo considerano un highlander: portato in ospedale per una slogatura, nonostante i 78 anni d’età, cinque stent e il pacemaker è sopravvissuto al covid. Che, sostiene, ha contratto in ospedale.

Amedeo dopo quasi 80 giorni di ospedale è in via di guarigione dal covid. I medici stanno aspettando che negativizzi il controllo al tampone per rimandarlo a casa. Eppure in ospedale lui ci è finito per tutt’altra ragione. “E’ una storia allucinante – racconta dal letto dell’ospedale IsraeliticoE’ successo che, alla fine di ottobre scorso, andando dal mio medico curante, a Ostia, sono inciampato sul marciapiedi e ho subito una dolorosissima slogatura. Dal dolore sono svenuto e quando mi sono risvegliato mi sono trovato in un letto dell’ospedale Israelitico di Roma”.

Dopo essere stato medicato per la slogatura mediante l’applicazione di uno stivaletto ingessato, Amedeo ha razionalizzato. “Ho capito solo allora che tutto l’ospedale era per pazienti covid – riferisce – Non mi hanno saputo dire perché mi abbiano portato lì. So solo che gli infermieri mi hanno avvertito che ero positivo seppure asintomatico. Mi sono allarmato e non poco: con i miei cinque stent e il pacemaker, data la mia età, mi sono detto che se avessi preso il covid non ci sarebbe stato scampo per me”.

Dopo una settimana di ricovero ecco comparire i sintomi. “Mi è esplosa la febbre fino a 39 gradi, spossatezza ovunque, fame d’aria – dice Amedeo – Mi hanno messo l’ossigeno e riuscivo a respirare a fatica nonostante la cannula nella narice. Sono stati momenti duri, non sempre ero lucido, ho temuti di non farcela”. Invece, giorno dopo giorno, lentamente, il corpo di Amedeo non solo ha resistito ma è riuscito a reagire e a vincere la sfida con il covid.

Adesso sto meglio – rassicura Amedeo – Aspetto che i medici mi facciano uscire e mi rimandino a casa. Gli infermieri mi considerano un highlander, un sopravvissuto. Per me adesso il fastidio è questo stivaletto alla caviglia che mi impedisce di camminare”.

Non un lieto fine, invece, la vicenda avvenuta a un 87enne. Portato in ospedale “per una cosa da nulla” e poi morto dopo “aver preso il Covid“. È la denuncia di donna che vive in provincia di Latina in un lungo post su Facebook in cui ripercorre l’ultimo mese e mezzo di vita trascorso dal suocero 87enne in ospedale. “Mio suocero è entrato in ospedale per una cosa da nulla e non lo abbiamo rivisto più. Ce lo hanno riportato sigillato in una bara, per il funerale, dopo un mese e mezzo di follia in cui non abbiamo visto né angeli né madonne né eroi né eccellenza sanitaria né nessuna delle belle cose che si sentono in TV – scrive – Tre o quattro infermieri molto carini e disponibili, come lo sono alcuni esseri umani random, e per il resto solo tanta, tanta brutta distopia”. “In ospedale ha preso il Covid. E quindi non è uscito dopo due giorni come previsto – aggiunge –Asintomatico al 100%, gli è stato somministrato uno psicofarmaco così, tanto per gradire”.

La donna prosegue: “la notte di Natale, viene trasferito in tutta fretta a centocinquanta chilometri di distanza, senza che si avvisino i familiari, senza le sue cose, senza telefonino, come un pacco regalo che nessuno vuole. Motivazione ufficiale: nessuna”. Nel lungo post la nuora ripercorre le ultime settimane di ricovero fino alla telefonata in cui gli è stato comunicato che era deceduto.

Siamo molto addolorati, amareggiati e basiti per questa storia che probabilmente ci accomuna a tante persone. Soprattutto ci pentiamo per quella sera di Natale, quando è stato portato via senza motivo e senza consenso – conclude – Ci siamo affidati, abbiamo sbagliato. Non commettete lo stesso errore. Controllate tutto e riportatevi a casa gli asintomatici a qualunque costo. Ci mancherà tantissimo e non meritava una fine così, nessuno la merita”.

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